Sala-Abedini: Il Teatro degli Scambi Diplomatici
Dietro il sipario della “diplomazia raffinata”
Mentre i media celebrano il trionfo della “sofisticata diplomazia italiana” e l’efficienza dei servizi segreti nel caso Sala-Abedini, la realtà appare molto più prosaica: un classico scambio di prigionieri mascherato da vittoria diplomatica. Un copione già visto, solo con attori diversi.
La farsa delle tempistiche “casuali”
Tre giorni tra l’arresto di Abedini e quello di Sala. Pochi giorni tra la liberazione di Sala e quella di Abedini. Coincidenze? La matematica del caso suggerisce altro. Il balletto delle dichiarazioni ufficiali – “nessuna connessione tra i casi” – suona come una sceneggiatura già scritta per salvare le apparenze.
L’elefante nella stanza
L’Italia doveva scegliere: o accontentare gli USA consegnando loro l’iraniano accusato di terrorismo, o riavere la sua giornalista. Una scelta binaria, senza fronzoli diplomatici. La realpolitik ha prevalso sulla retorica delle “alleanze incrollabili”.
Il prezzo delle relazioni internazionali
Washington chiede l’estradizione di un iraniano per terrorismo, Tehran risponde arrestando una giornalista italiana. Un messaggio chiarissimo: volete giocare? Giochiamo. La diplomazia diventa il velo pudico per coprire una trattativa più diretta e brutale.
La narrativa del “successo diplomatico”
Mentre AISE e Farnesina si fregiano di medaglie per il “successo diplomatico”, la verità emerge nella sua semplicità: uno scambio vecchio stile, come ai tempi della Guerra Fredda. Solo che oggi lo chiamiamo “diplomazia multilaterale”.
Epilogo senza sorprese
La rapidità con cui Abedini è volato verso Tehran, appena concluso il caso Sala, svela la vera natura dell’operazione. Un finale prevedibile per chi sa leggere oltre la cortina fumogena della propaganda diplomatica.
La morale? In geopolitica, la complessità è spesso una facciata. Dietro le quinte, le dinamiche rimangono quelle di sempre: do ut des. Tutto il resto è teatro per il pubblico pagante.
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