«RE DELLE AUDI» MORÌ DURANTE LA FUGA INDAGATI I DUE CARABINIERI PIÙ VICINI
Riportiamo un articolo di Federico Berni per il Corriere nel quale si sottolinea come la Procura abbia iscritto due carabinieri nel registro degli indagati come atto dovuto per chiudere l’inchiesta.
Ha rischiato per due volte di essere investito dall’auto della polizia che lo inseguiva, e ha sparato ad altezza uomo contro due carabinieri che gli stavano piombando addosso, prima di inciampare l’ultima volta. Sono gli ultimi istanti della vita violenta di Tafaj Besnik, l’albanese di 27 anni latitante morto al termine di un drammatico inseguimento avvenuto a Peschiera Borromeo alle prime ore di sabato scorso, ricostruiti dall’inchiesta condotta dal pm Bianca Maria Baj Macario.
Come atto di garanzia, per permettere di compiere tutti gli accertamenti del caso, balistici e medico legali (i cui esiti definitivi verranno depositati nelle prossime settimane), la Procura ha iscritto nel registro degli indagati i due militari dell’Arma più vicini al fuggiasco al momento della morte di quest’ultimo, ucciso da un colpo esploso dalla sua stessa pistola nel momento della caduta. Per Besnik, dopo che il proiettile gli ha attraversato la mandibola, andando a conficcarsi nel cranio, non c’era più nulla da fare. Morto sul colpo davanti al Bar «Pit Stop» di via XXV Aprile, nella frazione Mezzate.
Erano passate da poco le sei del mattino. Alcuni equipaggi in borghese dei carabinieri e della polizia stradale lo stavano pedinando dalla provincia di Brescia, da dove il giovane, pregiudicato per vari reati, era partito a bordo di una Audi A8 blu scura rubata durante un colpo in casa in provincia di Cremona. Dopo aver parcheggiato l’A8 in via Canzo, a Peschiera, si è poi diretto a piedi verso corso Italia dove, parcheggiata sotto gli alberi, c’era la vettura «di ricambio»: ancora un’Audi, ma una A6 nera rubata nel corso di un altro furto in casa a Caravaggio, nella Bergamasca. Quello era il momento buono per catturarlo, ma il malvivente ha provato una fuga disperata a piedi. Da quel momento ha cominciato a correre all’impazzata, a zig zag, per qualche centinaio di metri. È stato quasi travolto da un camion dei servizi ambientali. Poi, pistola alla mano (una Beretta M84 risulta rubata in casa ad un agente della polizia locale milanese), ha provato inutilmente a impossessarsi di un furgone di passaggio.
Le indagini, in questi giorni, hanno ulteriormente chiarito che la Volkswagen grigia utilizzata dalla Stradale di Brescia per le operazioni in borghese, lo ha toccato due volte mentre scappava. Un ematoma alla gamba riscontrato durante l’autopsia lo confermerebbe, mentre la vettura non riportava alcun segno. Besnik correva cambiando continuamente traiettoria. La prima volta è riuscito a mantenere l’equilibrio, la seconda è caduto, ma si è rialzato senza arrendersi. Anzi, ha sparato contro due brigadieri che lo stavano per acciuffare, e che, nonostante la pericolosità della situazione, hanno avuto la freddezza di non rispondere al fuoco. Alla fine, saltando dal marciapiede di fronte al bar, senza fiato, è rovinato a terra facendo partire il quinto e ultimo colpo. Una vita all’insegna del crimine quella dell’albanese Besnik, sul quale pesava una condanna a più di otto anni, per un cumulo di pene. Nel 2011, i carabinieri lo avevano fermato in viale Monza, al volante ancora di un Audi rubata. Invece di consegnarsi, aveva aggredito a pugni 3 militari.