“Questione che spetta al Parlamento”: Crosetto blocca le indiscrezioni sui 40.000 soldati in più
Il Ministero della Difesa italiano si trova al centro di un dibattito sulla possibile revisione degli organici delle Forze Armate, in seguito alla diffusione di notizie relative a uno studio che ipotizzerebbe l’incremento di circa 40.000 unità. La questione ha rapidamente acceso il confronto politico, portando il Ministro Guido Crosetto a intervenire personalmente per fare chiarezza sulla reale posizione del governo.
Crosetto: “Modello inadeguato, ma nessuna corsa alle armi”
Attraverso un intervento sul social network X, il Ministro ha voluto precisare che “la consistenza delle Forze Armate è fissata da una legge” e che l’attuale modello “ormai è inadeguato e va cambiato”. Crosetto ha sottolineato che qualsiasi modifica dovrà essere discussa e approvata in Parlamento, all’interno di “un provvedimento molto più ampio che un semplice aumento di organici”, affrontando in modo completo tutti i temi connessi alla difesa e sicurezza nazionale.
Il Ministro ha poi criticato la rappresentazione mediatica della vicenda, evidenziando come si sia rapidamente passati dalla notizia di “un fantomatico studio dello Stato Maggiore della Difesa su diversi possibili scenari futuri” a definirlo erroneamente come un “piano del ministro”.
Minardo: prudenza e buonsenso contro le interpretazioni forzate
Alle dichiarazioni del Ministro Crosetto hanno fatto eco le parole di Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa della Camera, che ha ribadito come “nel nostro Paese non c’è alcuna corsa alle armi o alla mobilitazione”. Minardo ha sottolineato l’esistenza di “necessità oggettive delle nostre Forze Armate che devono essere affrontate in Parlamento, ossia il solo luogo dove si discute e si sceglie in materia di Difesa”. Il presidente della Commissione ha inoltre ricordato di aver personalmente presentato “una proposta di legge per ampliare l’organico della nostra Marina Militare“, evidenziando come si tratti di “fabbisogni abbastanza noti e sui quali sono già previste diverse ipotesi di lavoro”.
Minardo ha poi concluso richiamando all’importanza di “prudenza e buonsenso”, gli stessi valori a cui ha opportunamente fatto riferimento il Presidente Mattarella durante la sua recente visita in Giappone, suggerendo che “all’Italia e all’Europa non servono né fretta e né mancanza di lucidità” nell’affrontare tematiche di tale rilevanza strategica.
Difesa miope: più uomini, stessi mezzi e miliardi bruciati
Mentre la politica si perde in rassicurazioni e dichiarazioni contrastanti, il vero problema resta sul campo: aumentare gli organici senza adeguare i mezzi non è solo una scelta miope, è una condanna all’inefficienza. Schierare uomini su mezzi antiquati, già obsoleti al momento della consegna decenni fa, non è difesa, è una farsa.
Abbiamo già perso troppo tempo in passato, quando almeno c’era il lusso di riflettere. Ora, invece, corriamo alla cieca, rincorrendo una guerra che sembra annunciata alle porte — ma le porte di chi? La frenesia di dimostrarsi pronti a ogni costo rischia di farci commettere errori ancora più gravi.
E mentre in Europa si profila una pioggia di miliardi — 800, per l’esattezza — da bruciare in nome della corsa agli armamenti, le uniche a sorridere saranno le grandi industrie, le solite note, che ingrasseranno i profitti sulla pelle della sicurezza collettiva. L’Italia non può permettersi di farsi trascinare in questa corsa folle senza una visione strategica solida e coerente. Oggi più che mai, serve lucidità e coraggio per scegliere davvero cosa significa difendere il Paese.
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