POLIZIOTTO A DIGIUNO, IL CASO IN PARLAMENTO
(di Silvia Mancinelli) – Invece di guardare la luna ci si concentra sul dito che la indica. E’ quanto espressamente sottolineato dal capogruppo in commissione Difesa Elio Vito e dal presidente del gruppo Forza Italia, Renato Brunetta che martedì scorso hanno presentato un’interpellanza chiedendo al Ministro Alfano se le misure disciplinari adottate nei confronti del segretario generale del Sap Gianni Tonelli e dell’assistente capo F.R., ad oggi sospeso, limitino le libertà sindacali delle donne e degli uomini in divisa.
Al primo si contesta una maglietta della Polizia di Stato indossata in una trasmissione televisiva, al secondo la denuncia di mezzi “obsoleti” in uso agli operatori. «Le libertà sindacali, come la libertà in genere, non possono essere un vuoto esercizio – ha ribadito ieri alla Camera Vito – ma è proprio nei casi critici che vanno esercitate e tutelate senza che siano oggetto di azioni disciplinari».
La discussione ieri a Montecitorio è secondo Tonelli «la certificazione che quanto accaduto e per cui ho denunciato il Capo della Polizia Alessandro Pansa e il Questore di Roma Nicolò D’Angelo ha avuto l’imput del Governo». Il segretario generale del Sap, oggi al sedicesimo giorno di sciopero della fame, è stato sottoposto a procedimento disciplinare dalla Questura di Bologna per «l’uso promiscuo di capi della divisa con capi non altri pertinenti alla stessa». Eppure la polo indossata in televisione, e comprata dallo stesso Tonelli, aveva la scritta ben visibile sulle spalle «I love Polizia» con un cuore rosso sgargiante, gli alamari del Sap e un colore e un materiale diversi da quelli della divisa. «Per confonderla con l’uniforme bisogna esser cretini o in malafede», ribatte Tonelli.
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A Vito ha risposto Domenico Manzione, Sottosegretario di Stato per l’Interno, che
ha ricordato la memoria difensiva presentata da Tonelli il 25gennaio scorso,
ribadendo la tesi del dipartimento di Polizia sul caso dell’assistente capo
sospeso dal servizio dopo la partecipazione al programma “Ballarò”.
«È stato possibile appurare che il dipendente aveva prelevato materiale di
vecchio tipo per poi esibirlo durante l’intervista. In considerazione della
grave condotta posta in essere, l’assistente capo è stato altresì denunciato
alla procura della Repubblica per i reati di peculato, abuso d’ufficio e
diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine
pubblico nonché per l’abbandono del posto di servizio». Si fissa il dito, ha
più volte detto Elio Vito, senza considerare la luna. «Il timore è che si
voglia punire chi denuncia che il materiale in dotazione possa non essere
corrispondente alle norme – ha concluso ieri Vito -. Cercare di dare la
sensazione che se si va in tv a denunciare qualcosa che non va si rischia di
essere soggetti a un procedimento disciplinare, rende vano il riferimento al
pieno esercizio delle libertà sindacali».