Poliziotto della questura di Palermo si suicida lanciandosi da un viadotto. “Continua la scia luttuosa che ha trascinato tantissimi colleghi nel baratro”
Si è lanciato da un viadotto sulla Palermo-Catania. Ha deciso di andarsene in solitudine, in un giorno che doveva essere di festa. Un poliziotto di 37 anni, in servizio all’ufficio prevenzione generale della questura di Palermo, si è suicidato questa mattina lungo l’A19, all’altezza di Villabate. La notizia ha scosso profondamente tutto il personale. Un gesto maturato – a detta dei sindacati – probabilmente a causa di una situazione di tensione che ultimamente coinvolgeva proprio il luogo di lavoro.
“Continua la scia luttuosa che ad oggi ha trascinato tantissimi colleghi nel baratro del suicidio, ponendo così fine a situazioni da loro giudicate insopportabili – spiegano dal Siulp Palermo (il Sindacato italiano unitario lavoratori polizia) -. Pare che il collega negli ultimi tempi stesse vivendo una difficile situazione, a seguito della quale l’amministrazione ha applicato l’art. 48 del D.P.R. n. 782 del 1985 (ovvero il ritiro del tesserino e dell’arma connesso a problemi di salute, ndr). Sappiamo tutti che il solo ritiro dell’arma e del tesserino ai colleghi in difficoltà non può bastare perché toglie loro la possibilità di avere una valvola di sfogo che in questo caso è rappresentata dall’unica cosa che amano: il loro lavoro. E allora va trovata subito una soluzione, occorre accompagnare queste persone in un percorso agevolato che non li faccia sentire soli ed abbandonati da tutti. Vanno sentiti, vanno aiutati anche economicamente se è il caso”.
“E anche se dal punto di vista normativo non è previsto – proseguono dal sindacato – l’amministrazione, anziché organizzare eventi socioculturali a beneficio del nulla assoluto e sperperare denaro in spettacoli e autoincensazioni della “casta”, dovrebbe seguire più da vicino questi colleghi che vivono situazioni difficili. Lo sappiamo già che tireranno fuori “le carte”, affermando con candore di aver fatto tutto ciò che era nelle loro possibilità. Non ci interessa. E scusateci per lo sfogo ma siamo molto amareggiati. Il Siulp di Palermo, nell’esprimere tutto il proprio dispiacere per la perdita di un caro collega, partecipa sentitamente al dolore dei familiari. Riposa in pace”.
Così un sindacalista: “Il collega andava aiutato. Purtroppo non esiste alcun appiglio normativo per un supporto psicologico serio, un vero e proprio programma di reinserimento. Se ne era parlato tempo fa in una commissione ma ancora attendiamo risposte e questa amministrazione a Palermo non è in grado di seguire i poliziotti, limitandosi a seguire solo le direttive correnti. Al di là delle nude e crude pratiche correnti, con un pizzico di umanità, si potrebbero seguire meglio questi casi ove è necessario più che altro un contatto umano, una parola di conforto per far rendere conto al tuo interlocutore che tutto si può sistemare o che c’è una soluzione”.