«Poliziotto assente 540 giorni in 4 anni per malattia, ma era alle gare di nuoto», condannato per truffa allo Stato
Negli ultimi quattro anni di lavoro è stato assente ben 540 giorni. Ufficialmente dichiarava di essere in malattia, ma il poliziotto assenteista è stato pizzicato addirittura alle gare di nuoto, dimostrando di non essere proprio indisposto.
Adesso l’agente è stato condannato per truffa aggravata allo Stato e dovrà scontare una pena di due anni di reclusione, oltre a dover restituire quanto guadagnato in maniera indebita: una vera e propria maxi multa.
Assenze record
Nel periodo di quattro anni al vaglio dei magistrati, il 56enne avrebbe accumulato, “con artifizi e raggiri”, quasi un anno e mezzo di congedi, con una progressione così distribuita: 68 giorni nel 2014, 126 nel 2015, 138 nel 2016 e 208 nel 2017. In questo lasso di tempo si era assentato dal lavoro grazie a periodi di congedo o aspettativa sempre giustificati da motivi di salute ma che in realtà sfruttava per poter partecipare a gare di nuoto livello Master e a corsi di aggiornamento della Federazione Italiana Shiatsu dedicati a insegnanti e operatori.
L’agente è stato condannato a due anni di carcere perché accusato di truffa aggravata.
Il 57enne, che ormai è fuori servizio da diverso tempo, lavorava come ispettore tecnico capo nel servizio tecnico-logistico e patrimoniale Lombardia-Emilia Romagna, un ufficio che si occupa di panificare e programmare il fabbisogno di beni e servizi degli organi territoriali di polizia.
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La maxi multa
Durante il processo è stato calcolato che l’uomo ha percepito in maniera indebita 73.720,01 euro. Poi ha abbassato la cifra a 46.520,01 accogliendo così la posizione della difesa. Sembrerebbe che l’ex ispettore avesse già preso accordi con il Ministero dell’Interno per rateizzare la cifra. I magistrati hanno però contestato anche il danno di immagine per un totale di 93.040,02 euro.
L’ex ispettore aveva già cominciato a risarcire e ha avuto accesso al rito abbreviato. Così ha pagato in modo agevolato 27.912 euro, meno di un terzo della somma contestata, più le spese processuali di alcune centinaia di euro.
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