Cronaca

Pietre prezioso, argenteria, scatole vuote: cosa c'era nel bunker di Matteo Messina Denaro

Dopo il primo appartamento, gli inquirenti hanno passato al setaccio anche il covo nascosto dietro il fondo scorrevole di un armadio in un immobile poco distante da quello dove il boss mafioso avrebbe vissuto negli ultimi mesi della sua latitanza. Nessuna traccia del presunto archivio di Totò Riina, che l’ex superlatitante avrebbe ereditato.

Continuano a emergere dettagli sulla latitanza di Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra arrestato lunedì dopo una latitanza di 30 anni . Mercoledì gli inquirenti hanno individuato un secondo covo , un vero e proprio bunker nascosto dietro il fondo scorrevole di un armadio in un immobile poco distante da quello usato come appartamento, e nelle ultime ore è stato perquisito. Al suo interno sono stati trovati gioielli e pietre preziose , quadri ma anche custodie e scatole vuote: aspetto che ha instillato negli investigatori il dubbio sul fatto che qualcuno possa aver portato via le cose più importanti dopo l’arresto.

Nessuna traccia dell’archivio di Riina

Come si riferisce Palermo Today , i sospetti sono basati anche sul fatto che l’appartamento è rimasto nella disponibilità del proprietario per circa 48 ore prima della perquisizione. Gli inquirenti hanno scoperto che la casa appartiene ad Errico Risalvato, ex consigliere comunale di Castelvetrano indagato ma finora sempre scagionato dalle accuse di mafia, contrariamente al fratello: un imprenditore edile condannato a 14 anni.

Come sottolinea Il Corriere della Sera , nel covo non è stata trovata traccia nemmeno del cosiddetto archivio di Totò Riina, che Messina Denaro avrebbe ereditato: un insieme di carte che, per i pentiti, potrebbero causare il ” finimondo”.

Sigilli alla casa dalla mamma di Andrea Bonafede

Posta sotto sequestro la casa della madre di Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato la sua identità a Matteo Messina Denaro e che è il proprietario dell’abitazione di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, dove il padrino ha passato gli ultimi sei mesi della sua latitanza. L’immobile. sito in via Marsala, da tempo non è utilizzato dalla donn a. Gli inquirenti sono a caccia di tracce e documenti dell’ex latitante.

Il comandante del Ros: “Nessuna trattativa”

In un’intervista al Corriere della Sera , il generale e comandante del Ros Pasquale Angelosanto ha anche respinto le indiscrezioni sulla possibilità che l’arresto del boss sia stato frutto di una trattativa : un’ipotesi nata per via di alcune affermazioni di Salvatore Baiardo, ex prestanome dei fratelli Graviano. “Chi pensa a trattative segrete o addirittura a una consegna concordata umilia gli investigatori ei magistrati che per anni hanno lavorato giorno e notte per catturare Matteo Messina Denaro”, ha detto Angelosanto. “Sono pronto a ripetere ovunque, anche in un’aula di giustizia, quello che sto dicendo. Lo devo ai miei uomini e tutti lo dobbiamo alle vittime delle cosche”

Il processo dopo la fine della latitanza

Il nome di Matteo Messina Denaro è stato fatto più volte nei palazzi di giustizia, ma finora il boss non era mai comparso proprio per via della sua latitanza. Già da oggi le cose potrebbero cambiare: nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta è fissata da settimane un’udienza a carico di Messina Denaro, accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio, e per la prima volta il boss potrebbe comparire. In questo processo, il boss viene giudicato in secondo grado dopo la condanna all’ergastolo decisa in primo grado. Il procuratore generale Antonino Patti, che ai giudici ha chiesto di confermare la pena, ha spiegato che non vi è nessun impedimento alla sua partecipazione e proprio per questo è stata predisposta la videoconferenza. I legali di ufficio assegnati al boss sono arrivati ​​nel carcere e hanno fatto sapere che al momento, salvo cambi all’ultimo minuto, saranno loro a difendere Messina Denaro.

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