Polizia

Picchiano un poliziotto fuori dalla discoteca: arrestati i figli del boss Nazzareno Calaiò

Il primo agosto 2022 a Milano un poliziotto in libera uscita è stato picchiato da quattro uomini con calci e pugni. Nella giornata di ieri, venerdì 30 giugno, tre dei presunti autori sono stati arrestati dai carabinieri del Ros e dalla compagnia di Corsico. Il quarto era già stato fermato la notte dell’aggressione.

La vittima era stata scelta in discoteca

La vittima era stata scelta tra i tavolini dell’Old Fashion: i quattro infatti non avrebbero avuto alcun diverbio con il poliziotto che quella sera si trovava lì con alcuni amici. Lo avrebbero puntato solo perché, in qualche modo, avevano capito che apparteneva alle forze dell’ordine.

Una volta che l’agente è uscito dal locale, è stato aggredito nel parcheggio della Triennale dove stava cercando di salire sulla sua automobile. Gli avrebbero urlato: “Infame con la maglietta bianca!” e ancora “Carabiniere di mer…, pezzo di mer…, ti faccio vedere io!”.

Il ragazzo ha riportato un trauma cranico, ferite al naso e alla spalla, lividi su braccia e gambe. Dopo essere stato portato in ospedale, è stato dimesso con una prognosi di un mese e mezzo.

Due dei quattro fermati sono figli del boss della Barona

La pubblico ministero Ilaria Perinu, che ha coordinato gli investigatori della squadra mobile guidati dal dirigente Marco Calì, è riuscita a identificare gli autori del reato. Si tratterebbe di Andrea e Alessandro Calaiò, figli di Nazareno Calaiò, ritenuto il boss della Barona, in carcere da due mesi. Con loro sono stati arrestati Matteo Cuccurullo, 23 anni e nipote di Calaiò, e il 26enne Massimiliano Matteo Cistone che era stato fermato sul posto da un buttafuori dell’Old Fashion proprio la notte del pestaggio.

I volti dei fratelli Calaiò e di Cuccurullo sono stati individuati attraverso i filmati delle telecamere installate fuori e dentro la discoteca. Dai video sono stati estrapolati i momenti precedenti la spedizione: attraverso questi hanno capito che non c’era stata alcuna discussione prima dell’aggressione.

Per il giudice per le indagini preliminari quindi la vittima sarebbe stata scelta perché riconosciuta “come appartenente alle forze dell’ordine e perciò meritevole di essere percosso”.

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