Carabinieri

Perugia, scomparsi 35mila litri di carburante: Carabiniere condannato, ma la Corte bacchetta anche l’Arma

PERUGIA: GESTIONE IRREGOLARE DEI BUONI CARBURANTE, CARABINIERE CONDANNATO A RISARCIRE 42MILA EURO

Un carabiniere in servizio presso il Comando di Perugia dovrà restituire 42.197,88 euro al Ministero della Difesa per irregolarità nella gestione del deposito carburanti e lubrificanti. La sentenza, emessa dalla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti dell’Umbria, riguarda un periodo di gestione che va dal 2006 al 2020.

AMMANCHI E IRREGOLARITÀ

Le indagini hanno rivelato significative discrepanze nella contabilità dei buoni carburante tra il 2010 e il 2020. Gli ammanchi documentati ammontano a oltre 35.000 litri tra gasolio e benzina, per un valore superiore a 51.000 euro. È importante notare che le irregolarità riguardano esclusivamente i buoni carburante e non il carburante fisicamente presente nei depositi e nei serbatoi dei mezzi.

PROCEDIMENTO PENALE E AMMINISTRATIVO

La vicenda ha generato un duplice procedimento: uno penale presso la Procura militare della Repubblica, archiviato per insufficienza di prove, e uno contabile. Le indagini, avviate dal Comando della Legione Umbria, hanno coinvolto anche una commissione d’inchiesta amministrativa dell’Arma, che ha confermato le irregolarità nella gestione contabile.

LA DIFESA DEL MILITARE

Il carabiniere ha ammesso attraverso la sua difesa una gestione negligente della contabilità, spiegando che gli ammanchi erano dovuti a buoni e cedole scaduti restituiti dai comandi. Invece di registrarne correttamente l’eliminazione, il militare li aveva conservati in cassaforte per poi distruggerli, temendo eventuali richiami disciplinari.

LA DECISIONE DELLA CORTE

La Corte ha riconosciuto una “colpa grave” nella condotta del militare, evidenziando una “inescusabile e gravemente negligente trasgressione di obblighi di servizio”. La Procura contabile aveva inizialmente richiesto un risarcimento di quasi 202.000 euro, comprensivo di danni da disservizio e violazione del contratto di lavoro, ma la Corte ha ridimensionato l’importo considerando fattori attenuanti come la mancata formazione professionale specifica e il contemporaneo servizio del militare presso il radiomobile.

OMBRE SUL SISTEMA

La sentenza della Corte dei conti solleva il velo su un sistema dalle evidenti fragilità organizzative. Nel ridimensionare significativamente la richiesta risarcitoria, i giudici contabili hanno infatti puntato i riflettori su due nodi critici: un militare lasciato a gestire un deposito carburanti senza adeguata formazione professionale – circostanza su cui i vertici dell’Arma avrebbero mostrato una “scarsa attenzione” – e il simultaneo impiego dello stesso nelle delicate operazioni del radiomobile. Una gestione delle risorse umane quanto meno discutibile, che ha visto lo stesso operatore dividersi tra la minuziosa contabilità dei carburanti e i pressanti turni di pattuglia. Un cocktail di circostanze che, pur non giustificando le irregolarità riscontrate, getta nuove ombre sulla catena di comando e sulla sua capacità di garantire un’efficiente organizzazione dei servizi.

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