Pentagono contro la barba: congedo per i militari che non si radono. E in Italia? Regole diverse e più elastiche
Il diktat di Hegseth: “La barba mina l’ethos del guerriero”
Il Pentagono ha deciso: la barba non avrà lunga vita tra i militari. Il segretario alla Difesa statunitense, Pete Hegseth, ha firmato una direttiva che stabilisce un limite massimo di 12 mesi di esenzione dal radersi. Chi supera questo periodo, anche per motivi medici, sarà congedato d’ufficio.
La linea dura rientra in una più ampia stretta sull’aspetto esteriore dei militari. “Il dipartimento della guerra deve rimanere vigile nel mantenere gli standard di cura che sono alla base dell’ethos del guerriero”, ha dichiarato Hegseth in una nota ufficiale.
Il nodo medico e il rischio discriminazione
Gran parte delle esenzioni riguarda la pseudofolliculitis barbae, una condizione dermatologica che colpisce in misura sproporzionata gli uomini neri. Finora questa era una delle principali motivazioni per concedere deroghe alla rasatura quotidiana.
Con le nuove regole, i comandanti potranno continuare a concedere esenzioni, ma solo presentando un piano di cure mediche. Dopo un anno, però, chi non avrà risolto il problema sarà comunque escluso dalle forze armate.
La direttiva lascia però molti interrogativi:
- Quali cure saranno coperte?
- Chi ne sosterrà i costi?
- Che ne sarà delle unità speciali o di quelle schierate in climi artici, dove radersi può rappresentare un rischio concreto?
Lo standard di cura personale: “Ben rasati e in ordine”
“Lo standard di cura personale stabilito dall’esercito statunitense è quello di essere ben rasati e in ordine per un aspetto militare appropriato”, ha affermato Hegseth, citato dal portavoce capo del Pentagono, Sean Parnell.
“I comandanti devono applicare criteri coerenti e considerare adeguatamente gli interessi del dipartimento in termini di sicurezza e uniformità quando autorizzano singole eccezioni”, ha aggiunto Parnell.
Il promemoria non chiarisce se alle truppe sarà ancora consentito portare i baffi, come avviene da decenni. L’ufficio di Hegseth non ha risposto alle richieste di chiarimento in tempo per la pubblicazione, e nemmeno ha affrontato il tema delle agevolazioni religiose.
Su questo fronte, il dibattito non è nuovo. Nel 2017, l’esercito ha iniziato a concedere esenzioni per la barba su base religiosa, spinto dalle richieste dei soldati sikh, per i quali la barba non tagliata è un requisito imprescindibile di fede. Da allora, non sono mancati casi controversi: nel 2018, un militare ha ottenuto il via libera dichiarandosi aderente alla fede pagana norrena; l’anno dopo, il soldato John Hoskins tentò la stessa strada, chiedendo un’esenzione come seguace della Chiesa del Mostro degli Spaghetti Volante (il cosiddetto “Pastafarianesimo”). La sua richiesta fu respinta.
Nel frattempo, il Pentagono ha annunciato un aggiornamento complessivo sugli standard di cura personale, che riguarda anche capelli, unghie e gioielli. Le nuove regole introducono limiti stringenti: dai tagli di capelli corti e naturali per gli uomini, alla possibilità per le soldatesse di portare code di cavallo non oltre i 15 cm, fino all’uso consentito del solo smalto trasparente.
Il sergente maggiore dell’esercito americano Michael Weimer ha sintetizzato così la filosofia della stretta: “Ciò che distingue l’esercito americano è la nostra professionalità, e questa è un riflesso diretto dei soldati che aderiscono e fanno rispettare gli standard”.
La direttiva, in fase transitoria, entrerà in vigore tra 30 giorni e si applicherà all’esercito regolare, alla Guardia nazionale e alla riserva.
Esercito italiano: barba e baffi sì, ma con stile (e decoro)
Sul fronte italiano, la posizione è molto diversa. Barba e baffi non sono vietati a prescindere. L’Esercito impone semplicemente regole di decoro, ordine e funzionalità.
Fino a qualche anno fa, la barba era vietata perché considerata incompatibile con l’uso della maschera anti-NBC (Nucleare, Biologica, Chimica). Ma dal 2011, una direttiva dello Stato Maggiore ha ammorbidito il divieto: le verifiche sul campo hanno dimostrato che una barba di 2-3 centimetri non compromette la tenuta della maschera.
Le nuove disposizioni stabiliscono che:
- barba e baffi devono essere ben tagliati, ordinati e proporzionati;
- non devono essere stilizzati o eccessivamente lunghi;
- se tinti, devono essere di colore naturale;
- la barba non può impedire l’uso corretto della maschera anti-NBC.
La realtà nei reparti: pressioni e punizioni
Nonostante le regole siano chiare, diverse segnalazioni raccontano di superiori che impongono la rasatura totale, anche in presenza di barbe curate e compatibili con le norme. Una prassi che spesso si accompagna a minacce disciplinari e che non trova supporto nelle disposizioni ufficiali.
Il rischio, quindi, è che la gestione della barba diventi una questione soggettiva, più legata all’interpretazione dei comandanti che alle regole scritte.
Due modelli opposti: rigidità USA vs. flessibilità italiana
Da un lato, gli Stati Uniti puntano sulla disciplina assoluta, arrivando a sacrificare la carriera di chi non si adegua. Dall’altro, l’Italia concede margini di libertà, purché si rispettino decoro, efficienza e funzionalità.
Il contrasto tra i due modelli apre un dibattito più ampio: la barba è davvero incompatibile con l’essere soldato? O è piuttosto una questione di immagine e tradizione?
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