PARLA IL GENERALE: “ABBIAMO UN ESERCITO DI ANZIANI, IL SOLDATO DEVE ESSERE UN ATLETA COL FUCILE”
(di Beppe Boni per il Quotidiano.net) – Libano, Somalia, Bosnia, Kosovo, Macedonia, Afghanistan. È la carta geografica che riassume la carriera di missioni all’estero del generale Marco Bertolini (nella foto), 64 anni, incursore paracadutista, già comandante della Folgore con 1.500 lanci all’attivo. Ha chiuso la carriera nel 2016 come numero uno del Comando operativo interforze, l’organismo che pianifica le operazioni militari comprese quelle internazionali.
Abbiamo un esercito di anziani?
“Certo, e se non si cambia direzione è destinato a diventare ancora più vecchio con possibili conseguenze sulla funzionalità”.
Come siamo arrivati fin qui?
“Con la fine della leva si è puntato troppo sui volontari in servizio permanente. Pochi volevano fare il soldato allora ed è stata giocata la carta della professionalizzazione. Sono arrivati molti giovani anche perché fare il soldato oggi con le missioni all’estero è più attraente. Poi il sostanziale blocco degli arruolamenti ha alzato l’età. E si invecchia con la divisa”.
Chi soffre di più nelle forze armate questa situazione?
“L’esercito. Marina e aeronautica hanno profili più tecnici. Nell’esercito il soldato ha un ruolo molto sbilanciato nel campo fisico. Ci sono le tecnologie sofisticate è vero, ma il gesto classico del fante è in combattimento quindi servono un fisico sano, aggressività e fiducia in se stessi. Il soldato deve essere un atleta col fucile”.
Qual è l’età media ideale?
“La fascia perfetta, che contempla esperienza e fisico integro, è fra i 25 e 35 anni per le unità di manovra. Poi ci sono altri ruoli dove l’età può essere più alta”.
Che fanno altri Paesi?
“La Francia, per esempio, mantiene i militari in servizio 12 anni poi escono con possibilità di altri impieghi”.
La fine del servizio di leva?
“È stato commesso un errore, buttando via il bambino e l’acqua sporca per imitare il servizio permanente come in polizia. Serviva professionalità, è vero, ma il soldato deve essere giovane. Il poliziotto può andare in pattuglia con l’auto, il soldato, in condizioni operative, deve correre con uno zaino di 30 chili sulle spalle”.
L’impiego delle donne?
“Altro errore per come è concepito l’ingresso. Si usano standard più bassi rispetto ai maschi. Così l’esercito ha una eccessiva presenza femminile. È sbagliato. Il problema è stato affrontato ideologicamente”.
Come si ringiovaniscono le forze armate?
“Bisogna ricollocare gli anziani in altre istituzioni dello Stato facendo uscire ogni anno numeri precisi e sostituendole con dei giovani. È uno degli aspetti del Libro bianco della Difesa che comunque prevede una contrazione delle unità. Tutti vogliono questa soluzione, ma i tempi sono lunghi e non possiamo aspettare perché il mondo sta cambiando in peggio”.
Il sistema ideale di reclutamento?
“Se parliamo di truppa penso a un nucleo limitato di uomini in servizio permanente. I migliori. Poi tanti ragazzi che prestino servizio 4, 8, massimo 12 anni. Aggiungerei un numero limitato di giovani di leva”.
Il livello di addestramento delle nostre forze armate?
“Per alcune unità ottimo, per altre buono o scarso. L’addestramento costa in movimenti, carburante, munizioni. È ridotto all’osso. Troppi tagli”.