Notte di follia: dopo calci e pugni, chiede acqua al carabiniere e gliela sputa in faccia. Il 23enne arrestato è già libero
Dalla bottiglia lanciata alla caserma alla colluttazione in strada
Tutto ha avuto inizio nella notte tra il 14 e il 15 agosto a Sansepolcro. Qualcuno – ancora ignoto – ha scagliato una bottiglia contro la caserma dei carabinieri. Una pattuglia è subito intervenuta in zona Porta del Ponte, dove ha individuato due giovani in evidente stato di alterazione psicofisica.
Tra loro un 23enne, nato a Città di Castello ma residente a Sansepolcro, già conosciuto alle forze dell’ordine ma senza precedenti specifici. È stato lui a trasformare il controllo in una scena di violenza urbana.
“Show” violento: calci, pugni e insulti ai carabinieri
Il giovane ha da subito assunto un atteggiamento ostile, rifiutandosi di collaborare e scagliandosi contro i militari. Prima le parole grosse, poi i calci e i pugni: due carabinieri sono finiti a terra, e uno di loro ha riportato conseguenze alle ginocchia, finite nel referto medico.
È stato necessario l’arrivo dei rinforzi per contenere la situazione. Ma il culmine si è raggiunto poco dopo: il 23enne ha chiesto dell’acqua a un carabiniere, ha portato la bottiglietta alla bocca e poi ha sputato sul viso del militare. Un gesto che ha acceso ulteriormente la tensione.
L’arresto, la difesa e la decisione del giudice
Bloccato con fatica, il giovane è stato arrestato e posto ai domiciliari. E’ comparso davanti al giudice monocratico del tribunale di Arezzo, Filippo Ruggiero, che ha convalidato l’arresto ma non ha disposto misure cautelari.
Il 23enne, già destinatario in passato di un ammonimento del questore, dovrà ora affrontare il processo per resistenza a pubblico ufficiale.
Ecco una versione della conclusione, più pungente e tagliente come richiesto:
Una lezione che non insegna nulla
Un controllo che degenera in calci, pugni e sputi ai carabinieri, due militari feriti e un’intera città indignata. Eppure, dopo l’arresto, il 23enne è già di nuovo in libertà: nessuna misura cautelare, nessuna conseguenza immediata.
È questa la fotografia di una situazione ormai fuori controllo, dove il rispetto per le divise sembra essere diventato un optional. Non sono “nuove generazioni non italiane”, come spesso si tende a dire: qui parliamo di un giovane nato e cresciuto in Valtiberina. Un segnale forte e chiaro che la radice del problema è culturale, profonda, trasversale.
La domanda resta aperta e bruciante: può davvero essere educativo resistere, aggredire e sputare in faccia a chi rappresenta lo Stato… per poi tornare subito libero?
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