Navi militari italiane in rotta verso la Cina. La richiesta venuta dagli Usa per dissuadere la velleità di invadere Taiwan
Gli Stati Uniti chiedono aiuto all’Italia per dissuadere la Cina dalle velleità di invadere Taiwan e in generale per frenare l’espansionismo di Pechino, e Roma risponde avviando nuovi pattugliamenti navali e missioni militari nella regione indo-pacifica. Sommata alle sollecitazioni per non rinnovare l’accordo sulla Nuova Via della Seta, recapitate al ministro dell’Economia Giorgetti durante i vertici di primavera di Fmi e Banca Mondiale, la richiesta conferma come la sfida geopolitica epocale lanciata dalla Repubblica popolare all’Occidente sia la priorità di Washington, sul piano politico, economico, tecnologico e militare.
Dopo il conflitto tra Ucraina e Russia, la NATO sta spostando la propria attenzione sulla Cina, che potrebbe invadere l’Isola di Taiwan, una mossa che Pechino ha definito come “riunificazione”. L’obiettivo ufficiale di questa occupazione è il 2049, ma molti analisti prevedono che potrebbe avvenire molto prima, addirittura entro il 2025 o il 2029.
Gli Stati Uniti, sotto la guida di entrambi i presidenti Donald Trump e Joe Biden, sono stati molto chiari sul loro sostegno alla resistenza taiwanese. Infatti, in caso di invasione cinese, gli Stati Uniti non offriranno solo un sostegno economico e militare, ma combatteranno fisicamente al fianco di Taiwan.
La ragione principale di questo impegno è strategica, poiché l‘Isola di Taiwan produce il 65% dei microchip utilizzati in tutto il mondo e fino all’80% dei semiconduttori avanzati. Se la Cina riuscisse a conquistare Taiwan, essa acquisirebbe un monopolio sulla produzione di microchip che arrivano in Occidente.
Questa mossa quindi sarebbe non solo una questione militare ma anche economica, poiché darebbe alla Cina un grande vantaggio competitivo nel settore dei microchip, un settore critico per l’industria tecnologica, e le farebbe guadagnare un grande potere economico e politico. Per questo motivo, gli Stati Uniti sono disposti a intervenire militarmente per proteggere Taiwan, e ciò potrebbe portare a tensioni ancora maggiori tra le due superpotenze mondiali.
“Quando nei giorni scorsi il capo di Stato Maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, è andato a Washington per incontrare l’omologo Mark Milley – spiega La Repubblica – ovviamente si è parlato della riunione di Ramstein del gruppo di contatto per aiutare Kiev, dove l’Italia dà un supporto significativo alle difese aeree”, ma l’attenzione si è incentrata anche su Taiwan, “perché Xi ha ordinato ai suoi militari di essere pronti a invadere l’isola entro il 2027“. Da qui, la richiesta di un supporto italiano insieme agli alleati democratici dell’Asia: Giappone e Corea del Sud su tutti, con cui Roma ha già programmato un tour degli F-35 italiani, con l’aggiunta di Singapore.
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