Molestie sessuali verso quattro ragazze. Carabiniere condannato a tre anni
Quegli atteggiamenti non gradite erano violenza sessuale a tutti gli effetti. Il carabiniere (che lavora in Liguria) finito alla sbarra per un reato particolarmente pesante, al quale si era aggiunto anche quello di maltrattamenti, è stato condannato ieri sera dal presidente del collegiale, il giudice Ermanno De Mattia (a latere Antonella Basilone e Ilario Ottobrino) a 3 anni di reclusione. Il militare dovrà anche risarcire con circa 30mila euro complessive le tre ex dipendenti del locale di famiglia e un’altra ragazza che, tutte insieme, denunciarono quegli atteggiamenti morbosi (risarcimento che diverrà effettivo una volta che la sentenza sarà definitiva). Al termine di un’udienza durata circa 4 ore, è arrivata la decisione del tribunale poco dopo le 20. Presente in aula fino alla lettura della sentenza anche lo stesso militare.
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Il legale del 36enne uomo dell’Arma, Riccardo Balatri, promette battaglia: “Il mio assistito è stato giudicato responsabile di violenza sessuale, derubricata in quelli che una volta erano atti libidinosi. La considero una mezza condanna perché, vista l’entità del reato, se la giuria avesse creduto completamente alle testimonianze delle ragazze, adesso saremmo qui a parlare di una sentenza molto più pesante. E questo ci dà la forza di non fermarci: preannuncio che faremo appello, in attesa delle motivazioni tra 60 giorni”.
Secondo quanto raccontato dalle ragazze (di cui una minorenne all’epoca dei fatti, non dipendente del bar), difese dai legali David Cappetta e Luca Pezzica, gli episodi molesti avvennero quando le giovani erano al lavoro, dietro al bancone del locale. I palpeggiamenti avvennero lontano da occhi indiscreti, nel magazzino del bar.
Le ragazze accusarono il militare anche di insulti e commenti sgradevoli rivolti nei loro confronti davanti ai clienti. La denuncia di una di loro fece partire le indagini, con tanto di arresto del militare, per evitare che potesse influenzare le giovani. Il fascicolo era in mano alla pm di Massa Elena Marcheschi che coordinò le indagini.
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