Ministro della Difesa: la problematica dell’invecchiamento delle Forze Armate richiede una rapida soluzione
Pubblichiamo un estratto dell’audizione del Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, sul Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa (DPP) per il triennio 2020-2022 tenutasi il 18 novembre presso le Commissioni Difesa congiunte della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
“Sin dai primi giorni dall’insorgere dell’emergenza, le Forze Armate hanno fornito il loro apporto esprimendo, con numeri significativi, capacità diversificate e risorse ingenti, che sono state messe a disposizione della collettività. Continueranno a farlo visto che siamo purtroppo ancora nell’emergenza, rispondendo alle necessità e ai bisogni del Paese con una presenza continua e costante, al servizio dei cittadini.
Permettetemi di ricordare che durante questa crisi la Difesa ha garantito la disponibilità di strutture militari, per la sorveglianza sanitaria, e ha messo a disposizione centinaia, tra medici e infermieri militari. Ha inoltre fornito un robusto sostegno logistico, ha contribuito a garantire il controllo del territorio, allestito ospedali da campo, effettuato trasporti terrestri e aerei in bio-contenimento. È poi stato conseguito, in tempi rapidissimi anche l’adeguamento capacitivo del Policlinico Militare del Celio a Roma, realizzando un Covid‐hospital che costituisce un importante centro di riferimento per l’emergenza sanitaria nel centro Italia, nel quadro di una rete nazionale di strutture dedicate al contrasto della malattia.
Siamo anche scesi in campo a sostegno delle aziende del settore sanitario, cosa che ha permesso ad alcune di esse di moltiplicare la produzione di ventilatori polmonari e, attraverso la riconversione di alcune nostre realtà produttive, ha contribuito al raggiungimento dell’autonomia nazionale per la realizzazione di presidi medici essenziali.
Più di recente e in relazione all’attuale recrudescenza del contagio, abbiamo fornito la disponibilità di assetti della Sanità militare per incrementare la capacità giornaliera del Paese di effettuare tamponi. Ciò si traduce nell’impiego di 1400 militari per allestire 200 postazioni del tipo “drive through”, con l’obbiettivo di effettuare circa 30.000 tamponi su base giornaliera.
Per quanto riguarda, invece, la dimensione di proiezione dello strumento militare, posso affermare che, attraverso un’attenta azione di monitoraggio e con protocolli sviluppati ad-hoc, siamo riusciti nel duplice obbiettivo di minimizzare i contagi del nostro personale e di mantenere la nostra impronta complessiva, continuando così ad onorare i numerosi impegni assunti nello scenario internazionale. Permettetemi in questo senso di ringraziare tutto il personale, civile e militare che, compiendo un considerevole sforzo di adattamento ha consentito di
mantenere sostanzialmente inalterato lo schieramento in termini di presenza nei vari teatri operativi.
Tonando all’emergenza COVID sul territorio nazionale, dobbiamo tuttavia riconoscere che la gestione della pandemia ha evidenziato non solo i punti di forza del Paese ma anche le nostre vulnerabilità. Non credo vi siano pertanto dubbi sulla necessità di rafforzare la resilienza nazionale e la capacità dell’apparato statale di resistere e reagire alle crisi di questo tipo, investendo anche nei settori della Sicurezza e della Difesa, con una visione di lungo periodo del Sistema‐Paese.
Se la Difesa è stata in grado di fornire un contributo significativo alla gestione dell’emergenza COVID, ciò è dovuto al fatto che lo Strumento militare è in possesso di capacità uniche, che si sono dimostrate cruciali anche per supportare la società civile. In altri termini, le indispensabili capacità di cui le Forze Armate devono poter disporre, per assolvere i loro compiti e, in particolare, la loro missione primaria, cioè la difesa dello Stato, si sono confermate essenziali anche per esprimere quella prontezza di intervento e quei livelli di efficienza operativa, che sono decisivi per affrontare ogni tipo di crisi.
Dobbiamo pertanto proseguire nel rafforzamento delle peculiari capacità che la Difesa è in grado di esprimere in tali situazioni. Capacità rivelatesi fondamentali nell’integrare e supportare le Istituzioni, le Amministrazioni e le Imprese che, in condizioni ordinarie, sono responsabili dell’erogazione di servizi essenziali per la collettività.
Questa è la principale e più significativa lezione che abbiamo tratto dal nostro coinvolgimento nell’emergenza COVID. Il DPP 2020 ha necessariamente tenuto conto di questi aspetti. In continuità con le Linee Programmatiche del Dicastero, che ho precedentemente richiamato, e con l’Atto di Indirizzo 2020, che già prendeva in considerazione gli effetti della pandemia, ho pertanto voluto che il Documento Programmatico Pluriennale perseguisse prioritariamente 3 obiettivi:
- valorizzare le lezioni apprese nella gestione del COVID-19, per consentire alla Difesa di supportare in maniera sempre più efficace il Sistema-Paese in questa emergenza o in situazioni analoghe che dovessero presentarsi in futuro;
- proseguire e dare ulteriore impulso al processo di adeguamento dello Strumento militare, a fronte di uno scenario internazionale che, come ho detto in apertura del mio intervento e in altre occasioni davanti a queste Commissioni, presenta un elevato livello di indeterminatezza, unitamente a profili di rischio inediti rispetto al passato;
- concorrere, soprattutto in questa fase di difficoltà, all’indispensabile azione di rilancio economico del Paese, valorizzando pienamente l’intero potenziale esprimibile dall’Industria della Difesa, quale “precursore della ripresa”, conciliando al meglio le esigenze di rinnovamento delle Forze Armate con le necessità complessive dell’Industria nazionale.
Per quanto riguarda il primo aspetto, cioè il rafforzamento delle capacità della Difesa in situazioni di crisi, ritengo indispensabile che le Forze Armate si riapproprino della necessaria autonomia logistica, funzionale per assicurare lo svolgimento dei compiti primari, ma anche per consentire alla Difesa di supportare meglio il Paese in caso di emergenza.
Mi riferisco in particolare al fatto che, negli ultimi anni, si è proceduto ad una progressiva esternalizzazione di servizi (come ad esempio alcune tipologie di manutenzione dei mezzi), che ha contestualmente ridotto quelle capacità che sono necessarie allo Strumento militare per continuare ad operare in contesti critici e peculiari come quello dell’emergenza che stiamo vivendo.
Contestualmente, intendo proseguire nel rafforzamento dell’intrinseca capacità dello Strumento militare di continuare ad operare in contesti particolarmente degradati. Oltre al rafforzamento delle capacità sanitarie e di quelle di prevenzione della minaccia Nucleare, Biologica e Chimica, è indispensabile continuare a valorizzare e sostenere adeguatamente le capacità produttive, di cui la Difesa già dispone, anche attraverso l’intensificazione delle sinergie con gli Istituti di Ricerca e con le eccellenze industriali del Paese. Assetti produttivi che, come è emerso in maniera assolutamente chiara in questi mesi, costituiscono uno strumento prezioso a disposizione delle Istituzioni Nazionali.
Un elemento essenziale, in questo supporto dato dalla Difesa nel quadro emergenziale, è poi rappresentato dalle sue infrastrutture operative e a questo tema ho pertanto voluto che fosse dedicato uno specifico spazio progettuale e programmatico, nell’ambito del DPP di quest’anno. Ritengo infatti indispensabile il loro potenziamento, dal momento che si sono rivelate dei veri e propri moltiplicatori di efficacia durante la pandemia. Mi riferisco, in particolare, alla necessità di rafforzare le capacità alloggiative e, più in generale, di quelle logistiche, di stoccaggio e di distribuzione, nelle aree nevralgiche del Paese, anche in misura parzialmente ridondante rispetto a quelle strettamente indispensabili in condizioni di normalità, per assicurare la necessaria mobilità operativa e la massima rapidità di intervento.
Ma lo shock causato dal COVID, per quanto di rilevanza assoluta, è soltanto uno dei attori che contribuiscono a rendere ancor più complicato un quadro di riferimento internazionale che si presenta particolarmente impegnativo. La pandemia, infatti, sta ulteriormente aggravando contesti già complessi, sotto il profilo economico e sociale, e rischiamo pertanto di assistere ad un aumento delle minacce e ad una crescente instabilità, che caratterizzano buona parte dell’area d’interesse nazionale, con inevitabili ricadute sulla nostra sicurezza.
Dobbiamo prendere atto che ci troviamo in una stagione geopolitica caratterizzata da grandi mutamenti, i cui sviluppi si vanno ad intersecare principalmente nell’area del Mediterraneo, facendone un quadrante a complessità crescente, come conferma anche la presenza sempre più marcata di attori esterni alla regione.
Come è emerso anche in occasione dell’ultima riunione del Consiglio Supremo di Difesa, il nostro impegno al di fuori dei confini nazionali per garantire stabilità e sicurezza – che si esprime anche attraverso la partecipazione alle esercitazioni internazionali e alle attività di cooperazione militare – acquisisce una rilevanza particolare anche per il prezioso ruolo “diplomatico” (tra virgolette) che lo Strumento militare può svolgere, nel facilitare e promuovere mutue relazioni tra gli stati.
L’ampio network relazionale e l’alto livello reputazionale delle Forze Armate italiane, acquisiti grazie ad anni di proiezione in contesti operativi e di cooperazione bi e multilaterale, dotano l’Italia di uno strumento di prim’ordine per il perseguimento dei propri obbiettivi strategici nazionali – del quale penso possiamo essere orgogliosi – e che ci vede operare in coerenza con le Alleanze e le Organizzazioni internazionali di riferimento.
Come ho già detto a più riprese dall’inizio del mio mandato, gli obiettivi strategici del nostro Paese insistono prevalentemente nell’area del Mediterraneo Allargato, in cui si colloca, da un lato, il tema della fondamentale tutela dei nostri interessi nazionali e, dall’altro, del nostro tradizionale ruolo dialogante con tutti gli attori della regione. Ed è questa la chiave di lettura che deve essere data
all’impegno italiano.
Per questo ho voluto rafforzare la nostra presenza, in particolare nel Mediterraneo Orientale, ed è sempre in quest’ottica che va letta la volontà di partecipare, nel 2021, alla Forza Marittima di UNIFIL.
Mai come ora la rinnovata centralità strategica del Mediterraneo per l’Italia richiede un aggiornamento della nostra strategia nei riguardi di quest’area, con particolare attenzione ai fenomeni insorgenti che la caratterizzano ed alla necessità di assicurare adeguata visibilità agli interessi del nostro Paese, economici e di sicurezza.
Alla luce della complessità del quadro di riferimento – e vengo alla seconda delle finalità del DPP che ho enunciato inizialmente – il processo di adeguamento dello Strumento militare dovrà quindi proseguire ancor più speditamente, in termini di avanguardia tecnologica, interoperabilità e digitalizzazione, per garantire capacità e livelli di prontezza adeguati ad operare in tutti i domini, compreso l’ambiente cibernetico e lo spazio, e in tutti gli scenari, con particolare attenzione alla minaccia ibrida.
In tale quadro, intendo accelerare il completamento dell’integrazione interforze, al fine di conseguire il più alto grado di efficienza, efficacia e rapidità dei processi, ad ogni livello, salvaguardando certamente al contempo le peculiarità di ciascuna Forza Armata.
Contestualmente, resta ineludibile la necessità di colmare i principali gap capacitivi, a fattor comune di tutte le componenti. Non ho infatti alcun dubbio sul fatto che uno Strumento interforze, sempre più moderno, tecnologicamente omogeneo, fortemente integrato e bilanciato tra tutte le sue componenti, produce effetti rilevanti e contribuisce quindi a tutelare, nella maniera più efficace, gli interessi nazionali, a fronte del complesso e delicato scenario di riferimento delineato.
Il DPP si muove chiaramente in questa direzione: proseguire il processo di ammodernamento dello Strumento militare, attraverso la qualità della spesa, la certezza delle risorse, la capacità di realizzare i programmi e un trend di crescita graduale degli investimenti.
Occorrono infatti, a mio parere, finanziamenti certi e garantiti per l’intero arco temporale di sviluppo dei programmi, per consentire importanti economie di scala e per favorire una crescita armoniosa del comparto industriale nazionale, assicurando in tal modo rilevanti ricadute sia sullo sviluppo di nuove tecnologie, che sulla competitività e sui livelli occupazionali.
Ad un anno di distanza dal Suo insediamento, ritengo occorra dare atto al Governo che su questo punto, cioè la certezza dei finanziamenti destinati alla Difesa, sono stati compiuti significativi passi in avanti, riconoscendo, a fronte di un quadro economico non semplice, il valore strategico e propulsivo per l’economia nazionale degli investimenti effettuati nel settore.
Lo schema di Legge di Bilancio, licenziato recentemente dal Consiglio dei Ministri e tra poco all’approvazione del Parlamento, prevede infatti l’adozione di uno specifico fondo pluriennale per la Difesa che, oltre a dare certezza delle risorse disponibili, è destinato, attraverso la sua riproposizione nelle successive leggi di bilancio, a sostenere significativamente il processo di ammodernamento delle Forze Armate, ed è perciò destinato ad incidere significativamente sul bilancio complessivo della Difesa (prevedendo 12,7 Miliardi di Euro in 15 anni.).
Oltre ad assicurarci di continuare a disporre di Forze Armate sempre più moderne ed efficienti, ciò favorirà, nei suoi intenti, anche la partecipazione dell’industria italiana ai più avanzati programmi di cooperazione internazionale, intercettando le risorse, sebbene non ancora sufficienti, messe in campo dall’Unione Europea per ricerca e sviluppo. E ciò in una fase cruciale, in cui è entrato nella fase operativa il Programma di Sviluppo dell’Industria Europea della Difesa (EDIDP), iniziativa pilota del Fondo Europeo della Difesa (EDF), che vede consorzi formati dall’industria nazionale di settore partecipare a 9 dei 15 progetti totali, 2 dei quali a guida italiana.
Si tratta, come sapete, di uno strumento innovativo di co-finanziamento, volto a promuovere forme di collaborazione tra le nazioni e le rispettive industrie, che richiede comunque un impegno finanziario da parte degli Stati membri, nonché la capacità dell’industria di presentare progetti competitivi, innovativi e quindi in grado di ottenere i finanziamenti parziali che il fondo assicura.
Contestualmente, continueremo a supportare con convinzione la Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO), in cui partecipiamo a 25 dei 47 progetti, guidandone ben 9.
In quest’ottica, come ho detto, lo strumento pluriennale a favore della Difesa, previsto dalla prossima Legge di Bilancio, rappresenta una novità estremamente significativa che, se adeguatamente sostenuta ed integrata nei prossimi anni – e su questo punto mi auguro di poter fare affidamento sull’autorevole sostegno di queste Commissioni – ci consentirà anche di conseguire l’allineamento progressivo del nostro budget, nel medio periodo, alla media della spesa dei Paesi europei (ndr 1,58%).
Il tema dell’adeguamento dello Strumento Militare e delle risorse necessarie a sostenerlo resta quindi al centro dell’azione del Governo. Per questo, il DPP 2020 prevede l’avvio, nel prossimo triennio, di numerosi programmi di ammodernamento1 (40) che, in aggiunta alla programmazione già operante, determinano uno sforzo, in termini di investimento, per volumi superiori a 5 Miliardi di Euro per ciascun anno.
E ciò a riprova dell’impegno della Difesa per assicurare, oltre alla rapida attuazione del processo di modernizzazione delle Forze Armate, anche l’immediato utilizzo delle risorse disponibili, per dare impulso al rilancio economico del Sistema-Paese e assicurare, ai lavoratori e alle imprese, un contesto di certezze. Mi preme qui sottolineare le positive interazioni e le forti sinergie poste in essere con il Ministero per lo Sviluppo Economico e con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, sempre volte a sostenere e dare ulteriore impulso al processo di ammodernamento in corso.
In questo senso va anche interpretata l’attenzione riservata alla Difesa, nel quadro dell’elaborazione della “Nota integrativa allo stato di previsione della spesa per il triennio 2021-2023”, che anticipa ai prossimi due anni importanti risorse, circa 1,6 Mld€, per gli investimenti del Comparto, inizialmente programmate a partire dal 2023.
Sul tema dei programmi, già illustrati nella Relazione del capo di SMD, a fronte dell’emergere di tecnologie fortemente innovative, nel DPP assume un ruolo centrale l’investimento nella dimensione digitale, per incrementare le capacità di comando e controllo e mantenere la necessaria superiorità informativa e decisionale.
Per questo, il Documento Programmatico Pluriennale interviene con convinzione nello sviluppo e nell’acquisizione di capacità e sistemi, sempre più interconnessi e in grado di inter‐operare tra di loro, nonché trasversalmente in tutti e cinque gli attuali domini operativi (terrestre, marittimo, aereo, cibernetico e spaziale) e in un ambiente a sempre più spiccata connotazione digitale, dove determinanti si rivelano le capacità di Sorveglianza, raccolta di informazioni e Comando e Controllo, su cui occorre intervenire con convinzione.
Cito ad esempio i programmi di previsto avvio per il potenziamento della capacità di comando e controllo multi-dominio dei Comandi Operativi Interforze e delle singole Forze Armate.
Oggi più che mai – e giungo alla terza delle finalità del DPP 2020 – occorre infatti puntare su ricerca e sviluppo nei settori ad alta tecnologia, ricercando prodotti innovativi, che sappiano innanzitutto soddisfare le esigenze operative delle Forze Armate, e siano, nel contempo, in grado di assicurare anche elevati ritorni economici ed opportunità occupazionali per il Paese.
In quest’ottica, di concerto con le altre amministrazioni e nel quadro delle misure urgenti per il rilancio del sistema Paese, la Difesa è anche impegnata nella redazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nell’ambito del quale abbiamo avanzato una serie di proposte, per avviare numerosi progetti di ammodernamento ed efficientamento che contribuiranno al miglioramento delle strutture della Difesa, in ottica green e di transizione al digitale.
Onorevoli Colleghi, sono consapevole che la necessità di superare le gravi conseguenze economiche e sociali prodotte dalla pandemia COVID-19 rischia di rendere non pienamente comprensibili, agli occhi della pubblica opinione, le esigenze e le priorità di modernizzazione della Difesa. Soprattutto in questo momento, rinnovo quindi l’invito ad allargare il dibattito sulla Difesa, per far comprendere meglio ai nostri concittadini che la nostra sicurezza poggia anche sull’operatività delle Forze Armate e che nel vantaggio tecnologico e nell’industria della Difesa c’è un pezzo rilevante della nostra Sovranità.
Ed è indispensabile che questo sforzo, questa inversione di tendenza, che tra gli “addetti ai lavori” è compreso e spero condiviso, sia sostenuta da un approfondimento della riflessione sulla difesa e sulla funzione imprescindibile che svolge.
Ognuno di noi, a partire dalla sua responsabilità, è chiamato ad alimentare questo processo di natura innanzi tutto “culturale”, di cui il Paese ha urgente bisogno. Le risorse destinate all’investimento in questo campo sono, infatti, come ho già detto, un tassello rilevante della sovranità nazionale, ma anche un elemento essenziale della competitività del nostro sistema industriale. Una leva strategica per il Paese. La nostra appartenenza alle economie più avanzate passa anche da qui.
Soprattutto in questa fase, dobbiamo perciò sviluppare pienamente l’intero potenziale esprimibile dall’Industria di settore, conciliando al meglio le esigenze delle Forze Armate con le necessità del comparto industriale e dando priorità a quelle con maggiori effetti positivi sull’economia nazionale. Il DPP va chiaramente in questa direzione, privilegiando la ricaduta nazionale dell’investimento e favorendo programmi internazionali che diano adeguata visibilità e ritorno economico al comparto industriale nazionale e, al contempo, consentendo al paese un ruolo centrale nello sviluppo delle iniziative europee e internazionali nel settore della Difesa.
Per questo, le risorse che il Documento Programmatico Pluriennale destina ai nuovi programmi di previsto avvio si concentrano, per circa l’80%, sul comparto industriale nazionale.
Risorse che rappresentano un investimento nel senso più alto del termine, poiché le Forze Armate sono clienti esigenti che, necessitando di prodotti all’avanguardia, stimoleranno l’industria ad essere ancor più efficace e globalmente competitiva.
E in questa sinergia, nella quale la Difesa è chiamata a definire i suoi requisiti e le sue esigenze ai fini operativi, l’industria deve essere propositiva, capace di investire in ricerca e sviluppo, per realizzare prodotti che rispondano appieno alle esigenze di ammodernamento dello Strumento, prodotti che di conseguenza soddisferanno sicuramente le esigenze del mercato.
Ciò anche per non dover dipendere dalla tecnologia e dai prodotti esteri e mantenere l’Italia nel ristretto novero delle Nazioni che possono presentarsi come partner strategici e svolgere un ruolo da protagonista nell’ambito dei più importanti programmi internazionali.
In quest’ottica ritengo essenziali due aspetti, che vedono la Difesa svolgere un ruolo guida, ma sempre in piena collaborazione con le Amministrazioni coinvolte e con l’Industria. Si tratta da una parte dello sviluppo di una chiara Strategia Industriale della Difesa (SIT) che consenta di rafforzare ulteriormente la cooperazione tra Difesa, Industria di settore e Università, per dare ancora maggiore slancio alla ricerca e sviluppo nei settori dell’alta tecnologia.
Dall’altra la piena attuazione di un supporto efficace all’export, attraverso il meccanismo del GtoG, che vede lo sviluppo di una prima applicazione pratica nell’ambito della cooperazione con l’Austria nel settore degli elicotteri. In tal senso, la scorsa settimana ho firmato una Lettera di Intenti con la mia omologa austriaca per l’avvio di un processo di collaborazione, che costituirà un primo significativo esempio delle potenzialità di questo nuovo strumento.
Onorevoli colleghi, in questa sede, vorrei rivendicare ancora una volta la coerenza dell’azione di Governo nel settore della Difesa, coerenza che, pur a fronte di una situazione di grande complessità e difficoltà, ha visto in primo luogo confermare le risorse che erano state programmate, per il Comparto, nella Finanziaria dell’anno scorso, e che, come ho già detto, ci vede in questa Legge di Bilancio introdurre uno strumento di finanziamento che ci consentirà di salvaguardare lo Strumento Militare, di incrementare gli investimenti di settore e da cui mi attendo un significativo impatto sul bilancio della Difesa.
Pur senza nascondermi le difficoltà di cui il Comparto ha sofferto in questi anni, ritengo che, se in sede parlamentare, anche grazie al vostro prezioso contributo, verranno confermate le previsioni attualmente contenute nella Legge di Bilancio per il 2021, e come detto anche dal capo di SMD, almeno per il triennio successivo, vi siano le condizioni per guardare al futuro, in modo pragmatico e senza eccessive recriminazioni, con maggiore ottimismo.
Infine, Onorevoli Colleghi, va da se che il lavoro delineato nel DPP, che vi ho illustrato nelle sue linee guida, si innesta in un più ampio quadro di riferimento che non può non tener conto del personale della difesa, sia militare che civile, che assume qui un ruolo centrale. L’inquadramento normativo che regola il settore, richiede evidentemente di essere aggiornato per reggere le sfide del nostro tempo. A partire dalla L.244 del 2012, ma passando anche dalle norme sul reclutamento, piuttosto che dalle ipotesi relative a forme innovative di riserva, ritengo che il Dicastero debba assumere un’iniziativa di rinnovamento, che affronti il tema nella sua complessità.
Iniziativa di cui intendo farmi carico e sulla cui opportunità si è espresso anche il Consiglio Supremo di Difesa dello scorso 27 ottobre, ribadendo la necessità di procedere ad una revisione della normativa, al fine di adeguarla alle nuove esigenze, soprattutto nel settore del personale, dove la problematica dell’invecchiamento richiede una rapida soluzione.
In Conclusione, Presidenti, Onorevoli Colleghi, io credo sia necessario valorizzare e dare consistenza alla “specificità militare”, per quello che le donne e gli uomini della Difesa sanno fare e sanno dare, e hanno saputo una volta ancora dimostrare, in termini di sacrificio, professionalità e umanità, in questa crisi e contro questo nemico invisibile. A loro va la mia riconoscenza e il mio ringraziamento e credo di poter rappresentare così anche il vostro sentimento.