“Meglio sentir sparar proiettili che sentir sparar cazzate”. Il commento del Colonnello Paternò sulla cerimonia del 25 aprile
Anche il colonnello dell’Arma Salvino Paternò ha commentato i fatti del 25 aprile di Viterbo. “Meglio sentir sparar proiettili che sentir sparar cazzate”, questo deve aver pensato il generale di brigata Paolo Riccò, prima di prendere la decisione di abbandonare, in silenzio e senza clamore, la “cerimonia” della celebrazione del 25 Aprile a Viterbo.
Evidentemente la pomposa raffica di sproloqui del presidente dell’Anpi sui presunti eccidi di civili in Afghanistan ad opera dell’Esercito (ma che ci azzecca con la Liberazione?), deve aver fatto girare vorticosamente le pale dell’aviazione, di cui il generale fa orgogliosamente parte, inducendolo così a compiere un dignitoso atto di eroismo a tutela delle Forze Armate.
Immediatamente è partita la “procedura di accertamento dei fatti” ad opera del Ministro della difesa Trenta, tesa a verificare se l’alto ufficiale abbia o meno agito in maniera “consona e adeguata al contesto delle celebrazioni”.
Sarà un compito arduo per gli accertatori verificare consonanza e adeguatezza in quella che è la ricorrenza più difforme e inadeguata della nazione. Una celebrazione concepita da sempre da una sola parte politica e strutturata in maniera tale da escludere con ripugnanza tutti gli altri, per poi indignarsi, con analoga ripugnanza, se gli esclusi non festeggiano.
E in questo marasma di ipocrisia, pare logico che si ipotizzi inadeguato il comportamento del generale e viceversa perfettamente conforme quello dello sconclusionato e inappropriato oratore dell’Anpi. D’altronde costui rappresenta tutti coloro che sono morti per darci la possibilità di pensare e agire liberamente… sempre che il nostro pensiero e le nostre azioni siano consone e adeguate alle loro, ovviamente.
Poiché ora il Ministro dovrà prendere una decisione – ha concluso Paternò – modestamente mi permetto di consigliarle di valutare bene i fatti. A volte per evitare di fare stupidaggini, prima di parlare e di agire conviene contare fino a 10… in tal caso, meglio contare fino a TRENTA!”