Maresciallo degradato dall’Arma e poi assolto: ora rivuole il suo ruolo di luogotenente
Un’accusa infamante, specialmente se chi è chiamato a rispondere di maltrattamenti in famiglia indossa una divisa delle forze dell’ordine. Lui, all’epoca comandante di una caserma dei carabinieri del Maniaghese, ha affrontato il percorso giudiziario a testa alta. Condannata a un anno e mezzo di reclusione in primo grado, è stato assolto dalla Corte d’appello di Trieste. A sollecitare l’assoluzione era stato lo stesso procuratore generale. Non ci sono state impugnazioni, la sentenza è diventata definitiva, ma la carriera del militare dell’Arma è rovinata.
LA DENUNCIA
Nel 2015 a denunciarlo per maltrattamenti furono l’ex moglie e le figlie. Lui era all’apice della carriera militare, guidando una stazione e stava per diventare maresciallo maggiore. «Quella pesantissima accusa – spiega oggi l’avvocato Fabiano Filippin – gli valse invece una serie di provvedimenti cautelari che lo portarono all’allontanamento di sede e alla degradazione di fatto a maresciallo capo. Ora che è stato assolto in via definitiva e ha visto finire in archivio anche tutte le altre denunce proposte dall’ex coniuge, esige il ripristino della propria situazione professionale intaccata sette anni fa».
IL GRADO
Il legale ha sollecitato l’Arma a riconoscere con effetto retroattivo il grado di luogotenente, ovvero la qualifica che gli spetterebbe di diritto se non ci fosse stato il procedimento penale. «Il quadro giudiziario del mio assistito è ormai intonso – osserva Filippin -. Lo scorso 27 ottobre la Corte di appello di Trieste ha assolto con formula piena l’imputato, nel frattempo inviato lontano da casa e dagli anziani genitori a svolgere un servizio diverso dall’originario. Quella sentenza è diventata irrevocabile e sono sicuro che sarà ora eseguita senza ritardo dai vertici della Benemerita, a cui comunque va riconosciuta un’imparzialità lodevole».
I PROVVEDIMENTI
Secondo il legale, provvedimenti adottati all’epoca erano legittimi, ma dettati da un’emergenza di natura puramente cautelativa. «Ora che abbiamo fatto piena luce sulla vicenda – prosegue – originata da motivi puramente personali, il mio cliente ha tutti i diritti di riprendere la propria vita. Stiamo comunque parlando di un uomo distrutto nel profondo da sette anni di continui processi e denunce, tutte finite con un nulla di fatto ma tali da comprometterne anche la salute fisica. Usciamo da un periodo buio in cui più volte abbiamo temuto di veder definitivamente compromessa la carriera e non solo». Il maresciallo è stato assolto perché il fatto non sussiste per i maltrattamenti e le percosse e perché il fatto non costituisce reato da un episodio specifico di lesioni. Molti delle imputazioni erano cadute già in primo grado.