AttualitàGuardia di Finanza

Manovra, dal 2026 i soccorsi della Guardia di Finanza saranno a pagamento


Soccorso sì, ma solo se giustificato

La manovra economica 2026 mette mano anche al capitolo dei soccorsi della Guardia di Finanza, imponendo una stretta senza precedenti. L’articolo 129 del Ddl di Bilancio, presentato in Senato, stabilisce che dal prossimo anno ogni intervento del corpo in montagna o in mare dovrà essere motivato e giustificato.

Se il soccorso risulterà inutile, immotivato o causato da dolo o colpa grave, chi lo avrà richiesto dovrà pagare di tasca propria. L’obiettivo è duplice: contenere la spesa pubblica e scoraggiare comportamenti imprudenti, come le escursioni fuori pista o le uscite in mare in condizioni pericolose.

Le “bravate” in quota o le gite avventate in barca, insomma, dal 1° gennaio 2026 potrebbero costare care: il prezzo del salvataggio non sarà più solo in termini di rischio, ma anche economico.


Quanto costerà essere salvati

Sarà il Ministero dell’Economia e delle Finanze a stabilire il costo del soccorso. Il contributo sarà calcolato in base ai costi effettivi sostenuti dalle Fiamme Gialle: personale impiegato, ore di volo degli elicotteri, carburante, attrezzature e mezzi utilizzati.

Il comma 12 dello stesso articolo prevede inoltre un aggiornamento annuale delle tariffe secondo gli indici Istat. In pratica, una vera e propria “tariffa di salvataggio” che varierà nel tempo e che potrebbe differire a seconda della complessità dell’intervento.

Un principio già applicato in alcune regioni alpine italiane, dove chi si fa soccorrere per imprudenza paga — almeno in teoria. Ma proprio le esperienze locali mostrano che la riscossione è tutt’altro che semplice: in Veneto, ad esempio, la quota di mancato recupero si aggira intorno al 30%, e con i turisti stranieri il tasso d’insolvenza sale quasi al 100%.


Le eccezioni: quando il soccorso resta gratuito

Il comma 11 del Ddl tutela però i casi in cui il contributo non è dovuto. Restano gratuite le operazioni di ricerca e salvataggio:

  • quando sono necessarie per impedire l’interruzione di un servizio pubblico;
  • quando derivano da falsi allarmi non dolosi;
  • oppure quando si applica l’obbligo di assistenza in mare o in acque interne, come previsto dal diritto internazionale.

Rimane dunque intatto il principio secondo cui il soccorso deve essere garantito a chiunque sia in pericolo, ma chi abusa del sistema o agisce con negligenza potrà essere chiamato a rimborsare l’intervento.


I numeri del soccorso alpino

Nel 2024, secondo i dati ufficiali diffusi in occasione del 251° anniversario della Guardia di Finanza, il Soccorso Alpino del Corpo ha effettuato 2.517 interventi, salvando 2.857 persone e recuperando 228 salme.

Nei primi cinque mesi del 2025, prima della stagione estiva, gli interventi erano già 1.241, con 1.284 persone tratte in salvo e 44 vittime recuperate. Numeri che testimoniano quanto l’attività delle Fiamme Gialle resti intensa e cruciale, specie nelle zone montane.

Il testo del provvedimento, tuttavia, cita espressamente solo il soccorso alpino della Guardia di Finanza, lasciando in una zona grigia le realtà che spesso operano in sinergia con essa, come il Suem, il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (Cnas) e l’Aiut Alpin Dolomites. Resta da capire se il nuovo regime tariffario si applicherà anche a loro — una questione tutt’altro che marginale, considerato che in molte aree sono proprio questi enti a intervenire per primi.


Dubbi, criticità e incognite

La norma apre inevitabilmente una serie di criticità operative e legali. Chi stabilirà, per esempio, se un incidente è frutto di imprudenza o di una semplice fatalità? Il testo non lo dice.

E anche ammesso che la colpa venga accertata, resta il nodo dei pagamenti: come si procederà con i cittadini stranieri o con chi non dispone di assicurazioni (oggi presenti solo nel 20% dei casi)?

Il decreto attuativo del Mef dovrà chiarire non solo le tariffe ma anche le modalità di recupero dei crediti, per evitare che il sistema si trasformi in una macchina burocratica inefficace.

Nel frattempo, il mondo del soccorso alpino accoglie la novità con incredulità e preoccupazione: molti operatori si dicono colti di sorpresa e temono che il provvedimento possa scoraggiare le richieste d’aiuto anche in situazioni realmente pericolose.

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