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MANETTE FACILI, CARABINIERI ALLA SBARRA

Guai grossi per tre carabinieri che hanno operato in Riviera fino a
qualche anno fa. Con reati da brividi per chi indossa una divisa e che vanno
dallo spaccio di droga in concorso a falso in verbali d’arresto.

Accuse in base
alle quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per un capitano, un
maresciallo e un appuntato, appartenenti fino a qualche tempo fa al nucleo
operativo di Rimini e poi trasferiti in altre sedi e che ieri il giudice per le
indagini preliminari Fiorella Casadei ha accolto fissando il processo, con rito
abbreviato come richiesto dai loro legali, all’11 giugno prossimo. Le indagini
certosine, condotte dagli stessi colleghi del reparto operativo di Rimini e
coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani, si basano sulle
dichiarazioni di un informatore albanese dei carabinieri e su alcuni falsi in
verbali di arresto.

Lo straniero, già condannato in via definitiva e ancora sotto indagine
dalla Dda di Bologna, arrestato per spaccio di cocaina, avrebbe raccontato di
come i tre carabinieri gli dicessero di comprare la droga, fino a due chili di
cocaina, a volte anche pagandola 20-40 mila euro, dagli spacciatori da
incastrare, ma senza avvertire i loro superiori dell’intera operazione.
Spacciatori che poi i militari arrestavano sul fatto. Insomma, l’obiettivo dei
carabinieri, secondo gli investigatori, era quello di totalizzare un alto
numero di arresti per spaccio e per farlo si sarebbero serviti dell’albanese,
che acquistava la droga su loro ordine.

Cinque gli episodi contestati e risalenti agli anni intorno al 2008
raccontati dall’albanese che, una volta finito nei guai, ha raccontato i metodi
dei tre carabinieri finiti alla sbarra insieme ad un’altra persona per concorso
in spaccio di droga. 

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