LIBRO BIANCO DELLA DIFESA: ANTICIPARE L’ESODO DI 40.000 MILITARI?
(di Luca Marco Comellini) – Il 23 luglio scorso si è svolta la tanto attesa riunione tra la ministra-generalessa-senatrice Pinotti, accompagnata dall’onnipresente generale Claudio Graziano – che gli fa da guida e suggeritore -, ed i membri del Consiglio Centrale della rappresentanza militare – Cocer – (l’organismo interno alle forze armate che dovrebbe rappresentare gli interessi del personale con le stellette ma è posto alle dirette dipendenze di Graziano).
Il “Libro Bianco della Difesa” è stato uno degli argomenti all’ordine del giorno perché il documento, approvato dal Consiglio Supremo di Difesa lo scorso mese di aprile, tra i tanti sogni da realizzare ne prevede uno che potrebbe stravolgere completamente l’attuale concetto di “militare” – inteso come professione stabile e duratura fino alla pensione molto radicato nel sud dell’Italia – e trasformare le forze armate in uno strumento eternamente giovane, una unica forza armata, essenzialmente di terra con una grossa componente navale e una residuale aeronautica, dove il personale al compimento dei 20 anni di servizio potrebbe essere messo alla porta e costretto a cercarsi un’altro lavoro.
Il mio pensiero sull’inutilità degli organismi di rappresentanza dei militari e sul peso economico che rappresentano per le tasche dei contribuenti è ormai noto a tutti, soprattutto a quelli che ne fanno parte. Questa volta però puntare il dito sui coceristi non avrebbe senso perché sono gli attori, passivi e impotenti, di un progetto politico che li coinvolge solo nel facile ruolo del “servitore muto”. Se dovessi dargli un consiglio al momento mi limiterei solo a suggerirgli di guardare oltre ciò che vi gli viene offerto in termini di apparente coinvolgimento nei processi decisionali che riguardano il futuro del personale militare.
Il libro della ministra del governo renziano sarà il binario sul quale cercherà di muoversi la Difesa dei prossimi anni. Un “binario” che verrà costruito nel solco già tracciato dalla legge sulla revisione in senso riduttivo dello strumento miliare nazionale voluta dall’ex ministro-ammiraglio Di Paola allo scopo di dare la più ampia soddisfazione alle richieste che fin dall’aprile del 2009 Finmeccanica, il colosso industriale degli armamenti, aveva chiesto al Parlamento: “In Italia abbiamo da un lato un surplus di personale nelle Forze armate, e dall’altro una mancanza di risorse. Quindi, sarebbe buona cosa arrivare ad una legge che ci liberi dei surplus permettendo di investire quanto verrebbe, in tal modo, risparmiato per acquisire ciò che serve alle Forze armate.”. Chiesto, fatto. Con la legge 244/2012 il Parlamento ha deciso di ridurre i numeri del personale delle tre forze armate passando dagli attuali 190.000 a 150.000 militari entro il 2024, cioè realizzare un taglio di 40.000 posti di lavoro entro i prossimi 9 anni.
Ma Torniamo all’importante incontro e ai resoconti che alcuni coceristi hanno voluto pubblicare sul social facebook per informare i loro seguaci. Guido Bottacchiari, dell’Aeronautica militare, a proposito del Libro Bianco, ha scritto che “si sono evidenziate le preoccupazioni per una riforma radicale e poco rispondente alla storia ed alle sensibilità del sistema Paese rimarcando che il processo dovrà essere accompagnato da risorse dedicate, sensibilità interistituzionale ed il coinvolgimento anche di settori del sistema produttivo. La riuscita del progetto ed i tempi di attuazione saranno conseguenza diretta di tali presupposti di salvaguardia delle vite professionali dei militari coinvolti.”. Secondo un altro dei partecipanti, questa volta un cocerista della Marina militare, Franco Saccone, “E’ chiaro (ha detto il ministro) che gli effetti del libro bianco si avranno sui nuovi arruolati e non su coloro già presenti in servizio, al quali sarà garantito l’attuale regime normativo fino alla pensione.”.
Ora, non vi è alcun motivo per dubitare della veridicità né di quanto hanno riportato i due membri del Cocer né, quindi, delle rassicuranti dichiarazioni della generalessa Pinotti. Tuttavia, nel leggere il resoconto stenografico della Commissione Difesa del ramo alto del Parlamento che proprio lo stesso giorno, in meno di 30 minuti, ha iniziato e concluso l’esame di due disegni di legge sul “Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2014” e “Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l’anno finanziario 2015”, con l’approvazione dei due schemi di parere “favorevole” diretti alla Commissione Bilancio, un certo dubbio sulle reali intenzioni del governo per un verso e sull’esistenza di qualche divergenza sulle politiche della Difesa tra le forze di governo dall’altro, potrebbe anche sorgere a molti.
Mentre da un lato la Pinotti era intenta a rassicurare i coceristi sul fatto che “gli effetti del libro bianco si avranno sui nuovi arruolati e non su coloro già presenti in servizio” dall’altro il senatore Marcello Gualdani (Area popolare (NCD-UDC) – quindi parte della maggioranza che sostiene il governo – stava illustrando ai suoi colleghi della Commissione Difesa i due provvedimenti, prendendo spunto anche dalle valutazioni della Corte dei conti riportate nella relazione sul rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2014, pubblicate lo scorso 25 giugno. Secondo Gualdani la Corte dei conti “offre un’interessante analisi retrospettiva sulle vicende inerenti il bilancio e il patrimonio dello Stato.” e per quanto di interesse della Commissione rileva che “si sofferma anche sulla recente pubblicazione del Libro bianco, riservandosi però di valutarne gli effetti e i risultati nei successivi esercizi finanziari, anche alla luce delle riduzioni derivanti dall’attuazione del complessivo disegno di riforma. In relazione al personale, ha poi segnalato l’esigenza di riconsiderare il termine del 2024 per il conseguimento dell’obiettivo finale di riduzione a 150mila unità previsto dal nuovo modello professionale. Tale traguardo, infatti, potrebbe essere raggiunto in tempi più rapidi, facendo ricorso, da una parte, al rallentamento del processo di avvicendamento del turn-over, e, dall’altra, a procedure di mobilità obbligatoria alle quali assoggettare il personale in esubero nel periodo di riferimento.”.
È chiaro, quindi, che esiste anche una seconda ipotesi sulla sorte del personale attualmente in servizio che è diametralmente opposta a quella riferita da Saccone come detta dalla Pinotti e, inoltre, se dovessero giungere all’esame del Senato dei provvedimenti legati al Libro Bianco e rivolti al personale attualmente in servizio, non può essere escluso che il governo decida di seguire le indicazioni della Corte, così abilmente poste sul tavolo della discussione politica dal rappresentante di un partito che fa da stampella a
Renzi.
Renzi.
La politica economica nel settore della Difesa attuata dai governi italiani dell’ultimo decennio, e a maggior ragione da quello che attualmente è stato imposto alla guida del Paese, per essere valutata positivamente nell’Europa della Merkel ha dovuto trovare il conforto, prima delle industrie del settore degli armamenti, e poi, in ambito nazionale, del giudizio dell’organo deputato al controllo dei conti dello Stato, cioè della Corte dei conti (sempre attenta ai vincoli di bilancio). Ora, per il governo Renzi il gradimento delle industrie c’è perché tutto sta procedendo nel verso richiesto alle Commissioni parlamentari nell’aprile del 2009 dall’allora presidente di Finmeccanica Spa, dottor Pier Francesco Guarguaglini. C’è anche il plauso della Corte dei conti che va oltre e si spinge a dare al governo qualche suggerimento in più per raggiungere prima l’obiettivo fissato dalla legge voluta da Finmeccanica-Di Paola (più affari per tutta l’industria bellica). Non è un segreto il fatto che le buone sorti dell’industria bellica nostrana stanno a cuore tanto alla ministra Pinotti che al premier Renzi e quindi è logico aspettarsi che prima o poi entrambi finiranno col fare propri i suggerimenti della Corte dei conti.