Difesa

Libia: il sottosegretario alla Difesa di Tripoli incontra il ministro Crosetto a Roma

Italia-Libia: Crosetto riceve il sottosegretario alla Difesa del Governo di Tripoli

Nuovo tassello nella complicata scacchiera del Mediterraneo. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha incontrato oggi a Roma il sottosegretario alla Difesa del Governo di unità nazionale (Gun) di Tripoli, Abdul Salam al Zoubi. Una visita che il dicastero italiano ha definito “un’importante occasione per rafforzare la cooperazione nel settore della difesa e consolidare le relazioni bilaterali”.

Addestramento e cooperazione militare
Sul tavolo, la formazione delle Forze armate libiche e la costruzione di una cornice di sicurezza regionale. L’Italia si propone come hub di addestramento, con l’ambizione di accompagnare la Libia in un percorso di stabilizzazione che dura ormai da oltre dieci anni e che sembra non arrivare mai al traguardo. Da parte libica, la conferma della volontà di rafforzare i rapporti militari e di sicurezza, con un occhio al Mediterraneo, crocevia instabile di traffici, migranti e tensioni geopolitiche.

La presenza dell’intelligence italiana
Non è passata inosservata la partecipazione all’incontro del capo dell’Aise, Giovanni Caravelli. Un dettaglio che sottolinea la delicatezza del dossier: non solo cooperazione militare formale, ma anche un chiaro segnale di coinvolgimento diretto delle strutture di intelligence italiane, a conferma che la posta in gioco va ben oltre l’addestramento delle truppe libiche.

Il contesto internazionale: Roma arbitro fragile
L’incontro segue di pochi giorni il faccia a faccia in Italia tra Ibrahim Dabaiba e Saddam Haftar, emissari delle due fazioni rivali della Libia, sotto l’egida americana. Roma si ritaglia così un ruolo di facilitatore, ma resta evidente che il baricentro delle decisioni non è a Palazzo Chigi bensì a Washington. L’Italia appare più spettatrice coinvolta che protagonista autorevole, incastrata tra la necessità di mantenere relazioni con entrambe le Libie e la pressione degli Stati Uniti che dettano tempi e modi della partita.

Mentre Crosetto parla di addestramento e stabilità, il Mediterraneo continua a ribollire: migranti senza futuro, milizie armate che si spartiscono territori, traffici illegali che arricchiscono clan più che governi. Roma, ancora una volta, veste i panni del mediatore senza potere reale, oscillando tra Tripoli e Bengasi, tra interessi energetici e diktat americani. La verità è che l’Italia sembra condannata a fare da comparsa nella propria area d’influenza, più preoccupata di non perdere pezzi che di giocare finalmente una partita da protagonista.


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