Libano, Crosetto: “Presenza militari Unifil può evitare escalation, per ora italiani non sono target”
Il ministro della Difesa Crosetto ha tenuto nell’Aula alla Camera l’informativa sugli esiti del vertice Nato di Washington sull’Ucraina che si è tenuto dal 9 all’11 luglio. È stata evidenziata la necessità che “i Paesi alleati proseguano nel percorso di sviluppo delle capacità militari, un percorso di sviluppo che non può prescindere dal rafforzamento della parte industriale della difesa, qui l’accento è stato messo sulla sicurezza della catena di approvvigionamento delle materie prime, sui meccanismi di finanziamento. Infatti, uno degli insegnamenti del conflitto russo-ucraino è che la difesa transatlantica non è attualmente in grado di soddisfare la domanda che nasce dall’esigenza di ripianare o ampliare le scorte, nonché di ammodernare gli strumenti militari e mantenere la superiorità tecnologica rispetto alle produzioni russe, cinesi, iraniane, nord coreane”.
Sulle spese per la difesa, nel summit è stato inoltre evidenziato che 23 Paesi hanno già raggiunto il parametro del 2%, ma “Addirittura alcuni di questi Paesi hanno espresso forti considerazioni che il 2% rappresenti un obiettivo minimo, ormai insufficiente per sostenere le attuali necessità di difesa” e hanno auspicato che si possa individuare un parametro superiore.
“Questo è una delle maggiori criticità contestate all’Italia. Al momento il nostro Paese è sestultimo all’interno della Nato per il rapporto spese difesa/pil, con l’1,53%: abbiamo rassicurato i partner rinnovando l’impegno italiano, dichiarato nel vertice di Galles del 2014 e confermato annualmente dai vari Governi di diverso colore politico, per il raggiungimento del 2% del Pil, ma abbiamo ribadito: in maniera graduale e sostenibile. Questo obiettivo, però, difficilmente sarà raggiungibile nel 2028”, ha detto ancora Crosetto.
“Abbiamo rappresentato le difficoltà e i vincoli connessi all’alto debito pubblico, le limitazioni di spesa pubblica derivanti dal patto di stabilità e crescita dell’Unione europea, oltre alla constatazione che talvolta percentuali virtuose espressi da alcuni alleati non corrispondono a altrettanti significativi output operativi. Ricordo a tal proposito che a prescindere dal parametro puramente finanziario noi siamo un contributore di primo piano della Nato, soprattutto nei contributi operativi e in termini quantitativi e qualitativi”.
Crosetto ha ribadito l’esigenza di un piano d’azione per il Sud. “La Nato ha colto soprattutto nel corso dell’ultimo anno la rilevanza del quadrante Sud dell’Alleanza, dando ascolto alle sollecitazioni che sono partite dall’Italia. Infatti nel precedente Vertice di Vilnius del 2023, coagulando la volontà di altri alleati europei, l’Italia riuscì a far approvare l’istituzione di un gruppo di esperti per il Sud che avrebbe dovuto presentare le risultanze di un apposito studio a distanza di un anno entro il Vertice di Washington. Questo gruppo di esperti, di cui faceva parte anche un rappresentante della Farnesina, proprio nell’imminenza del Vertice americano ha reso noto questo studio, le cui raccomandazioni prevedono l’adozione di un piano d’azione per il Sud, essenzialmente focalizzato a garantire, a richiesta dei Paesi partner e amici, attività di consulenza e di defense capacity building e l’istituzione della figura di rappresentante speciale del Segretario generale dedicato all’area”, ha detto il ministro della Difesa.
Questi risultati, ha sottolineato Crosetto, “sono un chiaro successo dell’attività politica e diplomatica svolte dall’Italia in seno all’alleanza. Tuttavia, non voglio nascondere che questo successo è stato in qualche modo macchiato dalla decisione assunta dal Segretario generale uscente in merito alla nomina del rappresentante speciale per il Sud che ci ha lasciato particolarmente perplessi, mi ha lasciato perplesso”.
Crosetto ha contestato la nomina del rappresentante speciale per il Sud
“L’istituzione della figura del rappresentante speciale Nato per il vicinato del Sud deve essere considerata come un riconoscimento e un chiaro successo all’impegno sostenuto negli anni dall’Italia, da tutta l’Italia, attraverso il quale si è riusciti finalmente a ottenere una prima forma di adattamento dell’Alleanza verso il fianco Sud. Con altrettanta chiarezza, in merito alla designazione di Colomina, assunta direttamente dal segretario generale uscente, ha di fatto ridotto drasticamente l’importanza del Rappresentante speciale per il sud, perché è stata diluita all’interno degli altri incarichi già assegnati a Javier Colomina, che è infatti attuale vicesegretario generale della Nato, per gli Affari politici e per la politica di sicurezza, nonché rappresentante speciale della Nato per il Caucaso e l’Asia centrale”, ha detto il ministro della Difesa.
“Sicuramente l’Italia avrebbe potuto svolgere, per la sua esperienza sul fronte Sud, questo compito con grande capacità. Ce lo aspettavamo? Probabilmente sì – ha osservato il ministro – Ma non contesto, non mi interessa, che si stata fatta la nomina di un non italiano. Quello che io ho contestato è che conferendo la delega a un funzionario già oberato di altri importanti incarichi, Stoltenberg ha di fatto svuotato l’obiettivo politico che si intendeva perseguire, minando l’efficacia di quanto approvato al vertice Nato”.
“È come se io mi accollassi il compito di fare il ministro delle Finanze oltre che fare il ministro della Difesa, in questo momento drammatico. Sarebbe l’affossamento delle finanze italiane.
Cosa ha detto Meloni sulla Cina
La Cina intende diventare “un attore dominante a livello globale”, con l’implicito potenziale di rappresentare uno “sfidante strategico” per la Nato, ha detto ancora il ministro della Difesa Guido Crosetto, nel corso di un’informativa alla Camera. Al vertice di Washington, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rilevato l’emergere di nuovi “imperialismi” a livello globale, ha aggiunto Crosetto.
Italia ha ribadito impegno in Ucraina
“L’Italia ha confermato il fermo sostegno all’Ucraina, sia nel breve termine sia nel sostenere la ricostruzione nel medio-lungo periodo”. “È stato concordato”, nell’ambito del vertice G7 a giugno, “un ulteriore sostegno che proviene dai profitti maturati dai beni russi congelati”.
“A livello nazionale la presidente Meloni ha valorizzato l’approvazione del nono pacchetto che dà attenzione al rafforzamento della difesa area, settore che è stato riconosciuto fondamentale per la protezione dei civili e delle infrastrutture critiche. L’Italia sta agendo con donazione di strumenti militari che hanno lo scopo di difesa e non di attacco, e voglio ribadirlo per l’ennesima volta, di certo non su suolo russo”, ha detto ancora Crosetto nel corso dell’informativa urgente del Governo a Montecitorio.
Cosa ha detto Crosetto sul Libano
L’attacco missilistico di sabato 27 luglio contro un campo di calcio nel Golan che ha provocato morti e feriti, gran parte bambini e adolescenti, “ha innalzato ulteriormente l’attenzione e rischia di provocare una tragica escalation degli eventi in Medio Oriente”, ha detto ancora Crosetto parlando dell’attacco di Hezbollah e della situazione al confine tra Libano e Israele, uscendo fuori dal perimetro del vertice Nato.
“Dobbiamo procedere su tre binari: da un lato rafforzare le forze armate libanesi per mettere in condizioni di operare efficacemente per costituire un’alternativa ad Hezbollah; dall’altro sensibilizzare le Nazioni Unite affinché ci sia la piena applicazione della risoluzione 1701 anche rafforzando il contingente Unifil. Infine garantire la sicurezza contingente italiano impiegato in Unifil”.
“Oggi ritengo che non siano più a rischio dei giorni scorsi, non sono un target diretto, tuttavia potrebbero essere coinvolti incidentalmente in scontri tra le parti ed io ho espresso preoccupazione ai miei omologhi israeliano e libanese”, ha detto ancora Crosetto.
“Confermo che noi continueremo ad operare fin quando l’Onu continuerà a dire di poter operare, e io sono convinto che la nostra presenza e quella di Unifil sia in questo momento l’unico elemento che può portare stabilità ed evitare ulteriori escalation se è vero questa missione non ha raggiunto obiettivo che si prefiggeva la risoluzione dell’Onu e non l’abbiamo raggiunto, dobbiamo prenderne atti. Anzi, si è implementata la presenza di Hezbollah in quell’area: uno degli elementi che ora porta ad aumentare scontri è proprio la presenza in quella zona molto vicina ad Israele di luoghi da cui possono partire attacchi. Questo è segno del fallimento di quello che doveva fare Unifil. Nonostante questo, in questo momento la presenza di diecimila persone e soldati che appartengono all’Onu in quella zona può essere uno degli elementi che consente non ci sia uno scontro diretto, è un elemento di pacificazione mai come oggi”.
“Certo, come chiedo all’Onu da oltre un anno, con le garanzie di sicurezza per il personale per il quale la mia preoccupazione è costante: non c’è giorno in cui io non mi chieda ‘e se succede qualcosa?’ ai nostri 1.200 militari”.
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