“L’esperienza più inaspettata e dolorosa della mia vita”: revocati gli arresti domiciliari al tenente colonnello dei carabinieri Sergio Turini
Il giudice per le indagini preliminari di Firenze, Anna Liguori, ha disposto ieri, 21 ottobre, la revoca degli arresti domiciliari per il tenente colonnello Sergio Turini, ex comandante della compagnia dei carabinieri di Prato. Turini era stato arrestato lo scorso 30 maggio insieme all’imprenditore Riccardo Matteini Bresci e all’investigatore privato torinese Roberto Moretti.
Le accuse e il procedimento giudiziario
I tre sono accusati di corruzione, mentre Turini deve rispondere anche di accesso abusivo ai sistemi informatici delle forze dell’ordine e peculato per presunto uso improprio dell’auto di servizio. Dopo quasi cinque mesi di custodia cautelare preventiva, di cui 25 giorni in carcere a Prato, Turini è tornato in libertà.
La dichiarazione di Turini
In una dichiarazione rilasciata tramite il suo avvocato , Turini ha sottolineato “come questa è stata, senza ombra di dubbio, l’esperienza più inaspettata e dolorosa della mia vita. Inaspettata, perché immaginavo il carcere come un’entità lontanissima da me, destinata a tutti coloro che si fossero resi responsabili di gravi fatti “di criminalità organizzata” o “di sangue”, o “di violenza domestica”, fatti, con cui, purtroppo, mi sono confrontato quotidianamente durante il mio impegno nell’Arma, da quando ero maresciallo sino a diventare tenente colonnello. Dolorosa, perché mi ha privato della libertà, anche di fare quelle cose più scontate e modeste, che, poi, finiscono per mancarti, irrimediabilmente, come quella di conversare con tuo figlio sulle cose di ogni giorno”.
Ringraziamenti e decisioni future
Turini ha espresso gratitudine verso la polizia penitenziaria per il sostegno ricevuto durante la detenzione. Ha inoltre annunciato la sua decisione di affrontare un giudizio immediato, optando per il patteggiamento. La proposta, che ha ricevuto il parere favorevole dei pubblici ministeri, prevede lo svolgimento di circa 1.500 ore di lavoro di pubblica utilità e la restituzione di una somma leggermente superiore ai cinquemila euro.
Nonostante la consapevolezza della sua decisione, Turini ha ammesso di provare una “incommensurabile tristezza” per la situazione. Ha dichiarato di voler affrontare con responsabilità i prossimi passaggi del procedimento giudiziario, iniziando col dedicare tempo ai suoi familiari per compensare quello perso durante la detenzione.
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