L’Esercito mette il bavaglio: Stato Maggiore invita sindacato a rimuovere i comunicati “non in linea con le prescrizioni” e “poco confacenti”
Una controversia tra il sindacato militare ITAMIL Esercito e lo Stato Maggiore dell’Esercito sta sollevando interrogativi sul delicato equilibrio tra diritti sindacali e doveri militari.
Al centro della disputa, due comunicati stampa pubblicati da ITAMIL nei mesi di giugno e luglio 2024, criticati dallo Stato Maggiore come inappropriati e potenzialmente in violazione delle norme che regolano le associazioni sindacali militari.
I comunicati incriminati: Quando criticare diventa “inappropriato”
Secondo quanto riportato in un comunicato di ITAMIL, lo Stato Maggiore dell’Esercito ha ordinato la rimozione di due articoli dal sito del sindacato, datati 26 giugno e 16 luglio 2024 e intitolati “Alzare le barricate al dialogo con lo Stato Maggiore dell’Esercito” e “Perché ITAMIL ESERCITO non firmerà il contratto”.
Questi articoli trattavano della situazione economica e sociale dei militari in relazione al rinnovo del contratto di lavoro, evidenziando le “scarse risorse economiche stanziate dal Governo Meloni”.
Il Segretario Generale di ITAMIL, Girolamo Foti, ha espresso forte preoccupazione per quella che considera una minaccia alla libertà sindacale: “È incredibile, ma purtroppo vero, che ciò venga contestato.
In Italia, un sindacato non può affermare che gli stipendi sono miseri e che le persone soffrono? Le domande sono: In Italia i sindacati Militari possono dire che un contratto è scarso di risorse ad oggi non si può firmare? Che abbiamo deciso di abbandonare i lavori in funzione pubblica, che ini Italia, esistono sindacati “gialli”, ovvero ispirati e influenzati da persone interne ai palazzi? In Italia, è oggi possibile esercitare di diritti costituzionali? Si o No?
Lo Stato Maggiore: Tra regole e interpretazioni
Lo Stato Maggiore dell’Esercito, in una lettera indirizzata a ITAMIL, ha motivato la sua richiesta citando una “sovraesposizione mediatica” della Forza Armata e l’uso di una “dialettica, nei confronti dell’autorità politica, poco confacente ai compiti e, soprattutto, ai principi cui devono ispirarsi le APCSM [Associazioni Professionali a Carattere Sindacale tra Militari]”.
La lettera, firmata dal Maggior Generale Giovanni Sanzullo, Capo I Reparto Reclutamento Affari Giuridici ed Economici del Personale, afferma che i comunicati di ITAMIL “risultano non attenersi alle indicazioni dello Stato Maggiore della Difesa” e “contenere dichiarazioni su questioni attinenti a materie escluse dalle competenze delle ACPSM”.
Inoltre, lo Stato Maggiore sostiene che i comunicati non siano “in linea con le prescrizioni di legge” e possano violare il principio di neutralità delle Forze Armate.
“Le opinioni – prosegue lo Stato Maggiore – espresse dai dirigenti delle associazioni non devono travalicare i limiti della continenza verbale, tenendo ben presente che il diritto di critica non può essere invocato quale esimente dai doveri derivanti dal giuramento prestato, dal grado, dal senso di responsabilità e dal contegno da tenere a salvaguardia del prestigio dell’Istituzione”.
ITAMIL, dal canto suo, respinge queste accuse. Il sindacato sostiene che gli articoli contestati “mirano a informare e sensibilizzare i militari e il pubblico su questioni rilevanti” come il benessere del personale, il rinnovo del contratto, le condizioni alloggiative, la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro, senza violare il dovere di neutralità o rivelare informazioni riservate.
Il Segretario Foti ha dichiarato l’intenzione di scrivere al Presidente della Repubblica e alle istituzioni europee per proteggere i diritti sindacali dei militari. “Non si possono interpretare le intenzioni e la legge 46/2022 per delegittimare, imporre censure e limitare la nostra legittima azione sindacale,” ha affermato Foti.
Un fenomeno più ampio: L’eco nei Carabinieri
Mentre l’Esercito si trova al centro di questa controversia sindacale, è impossibile non notare un’eco inquietante proveniente da un altro ramo delle forze armate italiane. Proprio ieri, quattro sindacati dei Carabinieri si sono trovati impigliati in una diatriba con il loro comando generale per aver osato criticare il piano anti-caporalato della Ministra Calderone.
Il futuro incerto dei sindacati militari: Libertà o censura?
Questa coincidenza temporale solleva un interrogativo pungente: stiamo assistendo all’alba di un’era in cui la voce dei sindacati militari, appena conquistata, rischia di essere sistematicamente soffocata?
La lotta per la libertà d’espressione nelle forze armate italiane sembra essere appena iniziata, e il campo di battaglia si estende ben oltre le caserme dell’Esercito, toccando le stazioni dei Carabinieri. In questo clima, ci si chiede se il vero nemico da combattere non sia forse la paura del dissenso interno, piuttosto che le minacce esterne che questi uomini e donne in divisa sono chiamati a fronteggiare quotidianamente.