Le nozze coi fichi secchi. Rinnovo contratto 2019-2021 del comparto difesa sicurezza.
Certi detti entrano nella lingua parlata, diventano citazioni ignare, gergo politico.
“Le nozze coi fichi secchi” è il titolo di un famoso articolo del 27 settembre 1896 pubblicato sul quotidiano il Mattino, a firma di Edoardo Scarfoglio uno dei suoi fondatori (con la moglie Matilde Serao).
Nell’articolo ironizzava sulla debolezza della dinastia regnante, i Savoia che, per irrobustire il proprio Dna, aveva annunciato il matrimonio tra il piccolo futuro re “sciaboletta” Vittorio Emanuele III e la principessa Elena di Montenegro, paese famoso allora solo per le coltivazioni dei fichi che venivano seccati.
Pretendere di fare qualcosa d’importante senza disporre dei mezzi adeguati è questo ciò che emerge dalla tabella concernente le informazioni preventive riguardanti la previsione degli aumenti contrattuali.
L’esito della riunione tecnica
Ieri si è conclusa la “riunione tecnica per le procedure negoziali” concernente il rinnovo del Contratto di Lavoro del personale non dirigente del Comparto Sicurezza e Difesa per il triennio 2019/2021.
La riunione, a seguito di convocazione del Dipartimento della Funzione Pubblica, ha visto la partecipazione delle delegazioni di tutte le Amministrazioni del Comparto: OO.SS. e Cocer.
I rappresentanti del Dipartimento della Funzione Pubblica hanno, inizialmente, rappresentato l’avvenuta richiesta di convocazione di un tavolo di confronto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze per il reperimento di ulteriori risorse economiche da attribuire al rinnovo del Contratto di Lavoro.
Parte dei Sindacati e le Rappresentanze Militari hanno diffuso un comunicato stampa in cui si sono espressi riguardo all’impossibilità a chiudere l’accordo con le attuali risorse.
Ben venga l’impegno a reperire altre risorse economiche, ma bisogna essere realisti nella considerazione della contingenza economica in cui siamo immersi, in cui categorie di lavoratori versano in condizioni estremamente precarie.
Non possiamo aspettarci grandi risorse economiche a disposizione.
Le nozze coi fichi secchi
Va detto che la previsione degli aumenti contrattuali dovrebbe essere immediatamente stigmatizzata: è evidente l’irrisorietà delle risorse che il Governo ha messo a disposizione per le trattative, assolutamente inadeguate a garantire un incremento stipendiale confacente al comparto.
Con riguardo alla Guardia di Finanza sarebbero state stanziate risorse pari a 43.361.584 euro per il 2019, 67.689.766 euro per il 2020 e 127.296.611 euro per il 2021, con ciò significando che a regime si avrà un incremento medio pari 1.590,79 euro annui lordo dipendente, ovvero 122,00 euro al mese lordo per dipendente, circa 70,00 euro mensili, al netto di tasse e ritenute. Ai 70,00 euro vanno, tuttavia, sottratti i circa 14,00 euro della indennità di vacanza contrattuale (QUI) già percepita.
Le questioni da affrontare
Due le questioni che andrebbero affrontate:
- La necessità di un riforma contrattuale. Il trattamento economico del personale “non dirigente” è fermo alla specifica procedura stabilita dal d.lvo n. 195/1995, che disciplina i contenuti del rapporto di impiego di tutto il personale del Comparto Difesa-Sicurezza (Forze armate, Forze di polizia ad ordinamento militare e ad ordinamento civile).
- La specificità delle funzioni di polizia, quindi quelle indennità specifiche che competono ai lavoratori del settore, non possono essere soddisfatte con le sole risorse contrattuali. Occorrono risorse aggiuntive che distinguano l’autonomia di contrattazione rispetto al restante pubblico impiego.
In tale contesto, e qui finalmente sembrerebbe sia stata presa posizione in tal senso, appaiono necessari interventi atti ad assicurare un’adeguata tutela sanitaria e tutela legale, oltre all’annosa questione del mancato avvio della previdenza complementare.
La maggior parte dei lavoratori dipendenti godono di un piano sanitario integrativo, spesso esteso anche ai familiari, completamente assente nel settore comparto difesa sicurezza. Altrettanto vale per la tutela legale che, spesso deve essere integrata a spese del lavoratore, poiché limitata e circoscritta dalle norme vigenti e per questo inadeguata.
Altro tema è la previdenza complementare, per la quale il Giudice Amministrativo, nella recente Sentenza del T.A.R. Lazio, è tornato a escludere la sussistenza dell’inerzia dell’Amministrazione, essendovi stati, sia pure tempo addietro, incontri fra le parti, sebbene infruttuosi, finalizzati all’avvio della previdenza complementare.
Infine un altro aspetto della contrattazione dovrebbe riguardare la rideterminazione della misura del compenso per lavoro straordinario da allineare quanto meno al valore del lavoro ordinario, nella consapevolezza che a parità di risorse finanziarie potrà essere ridotto il carico eccessivo di lavoro imposto alle amministrazioni del comparto e ai loro dipendenti.
Ovvio che tante altre siano le questioni che potrebbero essere trattate (indennità varie, buoni pasto, etc.) ma con i fichi secchi c’è poco da fare.
Fabio Perrotta
(Segretario Generale Aggiunto)