LA RAGAZZA TRA LE BOMBE: «PRIMA ITALIANA A BONIFICARE UN CAMPO MINATO»
Sarà stato un caso. Ma domenica, proprio mentre Papa Francesco stava elogiando da piazza San Pietro quegli «uomini e donne coraggiosi che rischiano la vita per bonificare i terreni minati», loro – con mani guantate, il naso a pochi centimetri dalla spoletta arrugginita e una buone dose di circospezione – neutralizzavano cinquecento chili di ordigno bellico, in attesa di esplodere da oltre settant’anni, a Pizzighettone, lungo l’argine dell’Adda. E’ quanto riporta sul corriere.it.
Un’operazione quasi di routine per gli artificieri del 10° Reggimento Genio Guastatori di Cremona, ma anche un bel modo di celebrare, con 24 ore di anticipo, la Giornata Mondiale per la Promozione e l’Assistenza all’Azione contro le Mine, fissata dalle Nazioni Unite per il 4 aprile. Da oggi c’è un altro grosso «confetto» in meno sotto i piedi, a ricordo della Seconda Guerra Mondiale. A parte il disagio degli abitanti della zona, più di 900, evacuati per ragioni di sicurezza, e qualche sinistra reminiscenza – forse – fra gli ospiti della Casa per anziani (se hanno udito l’eco della deflagrazione, così simile a quelle che squassavano le notti di Pizzighettone tra il luglio del ’44 e l’aprile del ’45) l’intervento è filato via liscio: attorno alla bomba, una vecchia General-Purpose delle migliaia scaricate in quei mesi dagli aerei americani, è stato allestito dagli specialisti un piccolo bunker di protezione, per le operazioni di disinnesco, infine l’involucro con l’esplosivo è stato fatto brillare in una cava.
La prima donna
Per chi è abituato a camminare sui terreni minati, come il maresciallo Claudia Papale, 29 anni, da 10 nell’esercito e da due comandante di plotone Acrt (Unità guastatori da ricognizione avanzata), la prima donna sminatrice dell’Esercito italiano e la prima a svolgere missioni all’estero, già dal 2009, con l’Operazione Leonte, non è stata una giornata particolarmente impegnativa, né stressante:«Le condizioni peggiori – racconta – sono quelle in cui devi lavorare con il caldo, sotto il sole, con tutto l’equipaggiamento di protezione addosso che ti lascia libere soltanto le braccia. In quella situazione i turni sono necessariamente brevi, anche perché va mantenuta sempre alta la concentrazione e la tensione è forte». Dopo sette mesi in Libano, a bonificare il confine, lungo la blue line, prima dai cluster, le bombe a grappolo che si disseminano e sembrano giocattoli colorati, o palline da tennis, e poi i campi minati, ora è lei a guidare e ad addestrare gli sminatori del 10° Reggimento, comandato dal colonnello Ivan Cioffi, alla Caserma Col di Lana di Cremona. Oltre alle operazioni all’estero, l’unità può essere impiegata per attività legate a indagini di polizia giudiziaria: nelle ultime settimane, sono stati proprio gli specialisti del 10° Reggimento a «dragare» con i metaldetector il parco di Varese dove fu accoltellata e uccisa 29 anni fa Lidia Macchi, alla ricerca dell’arma del delitto.