LA PENSIONE DI MATTEO VANZAN, CADUTO A NASSIRYAH E’ 173 EURO AL MESE. TANTO VALE LA VITA DI UN EROE?
(di Claudia Carotenuto) – Matteo Vanzan a 23 anni era alla sua seconda
missione in Iraq, quando fu colpito da una scheggia di mortaio durante gli
scontri, con le milizie sciite di Muqtada al-Sadr, nel corso della missione di
pace “Antica Babilonia”.
Per qualche ora rimase sospeso tra la vita e la morte
per poi morire nell’ospedale militare italiano di Tallil. I genitori di Matteo
hanno inoltrato la richiesta di ottenere la pensione come riconoscimento pochi
mesi dopo la tragedia. Da lì è iniziato il tipico iter burocratico italiano che
rinviava continuamente la decisione per qualche mancanza.
per poi morire nell’ospedale militare italiano di Tallil. I genitori di Matteo
hanno inoltrato la richiesta di ottenere la pensione come riconoscimento pochi
mesi dopo la tragedia. Da lì è iniziato il tipico iter burocratico italiano che
rinviava continuamente la decisione per qualche mancanza.
Nel frattempo i Vanzan hanno aspettato nel silenzio
più assoluto un riconoscimento proprio dallo stato per il quale il figlio ha sacrificato
la vita. Ogni volta le istituzioni ripetevano che alla famiglia non spettava
niente. Si sono sempre dette addolorate ma per la vita del ragazzo non era
previsto alcun riconoscimento. Adesso dopo tutto questo tempo si decide per una
pensione minima di 173 euro al mese (decisione per altro presa solo sulla carta
perché alla famiglia non è arrivato neanche un euro) una cifra che sembra
essere un elemosina piuttosto che un riconoscimento.
più assoluto un riconoscimento proprio dallo stato per il quale il figlio ha sacrificato
la vita. Ogni volta le istituzioni ripetevano che alla famiglia non spettava
niente. Si sono sempre dette addolorate ma per la vita del ragazzo non era
previsto alcun riconoscimento. Adesso dopo tutto questo tempo si decide per una
pensione minima di 173 euro al mese (decisione per altro presa solo sulla carta
perché alla famiglia non è arrivato neanche un euro) una cifra che sembra
essere un elemosina piuttosto che un riconoscimento.
“Adesso ci arriva questa pensione minima che non
tiene conto che Matteo è stato vittima del terrorismo. Insomma si tratta di un
ringraziamento di 173 euro per aver dato la vita”. Queste sono le parole del padre, riportate su
Libero, che tiene a precisare come non si tratti di una questione di soldi ma
di rispetto e di riconoscenza verso un ragazzo che ha servito la propria Patria
a costo della vita. Ha poi aggiunto:“A mio figlio, morto dopo trenta ore di
servizio continuo alla base Libeccio e con il fucile ancora in mano, non è
stata data neppure la medaglia d’oro al valore militare” .
tiene conto che Matteo è stato vittima del terrorismo. Insomma si tratta di un
ringraziamento di 173 euro per aver dato la vita”. Queste sono le parole del padre, riportate su
Libero, che tiene a precisare come non si tratti di una questione di soldi ma
di rispetto e di riconoscenza verso un ragazzo che ha servito la propria Patria
a costo della vita. Ha poi aggiunto:“A mio figlio, morto dopo trenta ore di
servizio continuo alla base Libeccio e con il fucile ancora in mano, non è
stata data neppure la medaglia d’oro al valore militare” .
Nel tradizionale discorso del Presidente della
Repubblica in occasione del 2 giugno, Mattarella ha si è rivolto agli uomini e
alle donne dell’Arma, lodando il loro impegno, i sacrifici e portandogli “il
plauso incondizionato dei cittadini”. Ci si vergogna un po’nel vedere quanto i
bei discorsi stridano con la realtà.
Repubblica in occasione del 2 giugno, Mattarella ha si è rivolto agli uomini e
alle donne dell’Arma, lodando il loro impegno, i sacrifici e portandogli “il
plauso incondizionato dei cittadini”. Ci si vergogna un po’nel vedere quanto i
bei discorsi stridano con la realtà.