La Guardia Costiera ha i giorni contati?
Da qualche anno si assiste a tentativi di riorganizzazione della macchina dello Stato, alcuni riusciti, altri meno. Uno fra tutti, portato a compimento, è stato lo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato. Sulla bontà del provvedimento sarà il tempo a dare un giudizio, così come pure sull’opportunità di assegnare smisurati fondi aggiuntivi alle amministrazioni che ne hanno assorbito personale e mezzi, giustificati da una generica “conseguente riorganizzazione territoriale” della quale, ad oggi, i cittadini non si sono resi conto, ma ne hanno solo pagato il conto. Ciò su cui non si può non essere d’accordo è il principio posto alla base della cosiddetta “Riforma Madia”: in Italia esistevano troppi Corpi di Polizia e troppe sovrapposizioni di funzioni, e probabilmente ne esistono ancora.
Perché la scelta sia caduta sulla Forestale non è dato saperlo, ma probabilmente uno dei parametri che hanno portato alla decisione è stato l’organico delle forze in campo: meno di 10000 forestali, contro colossi da 70 o anche 100 mila uomini e donne non hanno potuto reggere il confronto.
Se ai più la questione sembra chiusa, in realtà la lotta per la sopravvivenza tra i Corpi Armati dello Stato non si è affatto conclusa anzi, procede senza soste e senza esclusione di colpi.
Sembra paradossale, eppure in questa fase di emergenza nazionale la battaglia è quanto mai viva e feroce. E sapete chi è, di nuovo, nel mirino? Il Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. Se qualche anno fa i vertici del Corpo sono riusciti a conservare la propria catena di comando centrale schivando attacchi sia interni alla Forza Armata che esterni, oggi la situazione sembra aver preso una piega decisamente diversa.
Perché? Innanzitutto per una questione di numeri: dopo l’addio alla Forestale, la Guardia Costiera, con i suoi scarsi 12mila militari, è la cenerentola dei Corpi dello Stato; ma anche per alcune ineludibili verità:
- Pur essendo formalmente un Corpo della Marina Militare, svolge un lavoro completamente diverso dalla Forza Armata, sia in termini concettuali che pratici, e le esigenze del Corpo mal si conciliano con quelle della F.A.;
- A differenza degli altri Corpi di Forza Armata, ha un proprio Comandante Generale nominato su proposta congiunta dei Ministri della Difesa e delle Infrastrutture e dei Trasporti;
- E’ totalmente a bilancio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Dotata di un inquadramento normativo assolutamente unico nel panorama nazionale ed internazionale, la Guardia Costiera potrebbe quindi rappresentare l’estrema sintesi dell’eccellenza, oppure un Ente del tutto sacrificabile, tipico esempio della inefficiente macchina pubblica statale.
Da ciò che si è visto negli ultimi anni, ed al netto della propaganda di parte, la politica sembra non aver ritrovato nel Corpo le qualità di unicità ed eccellenza che ne giustifichino l’esistenza, e si accinge a mettere nero su bianco questa decisione. Anzi, lo ha già fatto.
Non avete letto alcun provvedimento in tal senso? Beh, esistono i provvedimenti espressi e quelli impliciti, nei quali il “non detto” assume le sembianze di una netta decisione assunta.
Ricordate le questioni “Diciotti” e “Gregoretti”? Era solo l’inizio…
Nei numerosi decreti emanati per fronteggiare l’emergenza sanitaria con ogni mezzo a disposizione, avete mai letto di un impiego della Guardia Costiera?
Al contrario, tutti abbiamo letto della possibilità, divenuta poi concreta, di impiego delle Forze Armate al fianco delle Forze di Polizia, ma attenzione: il Governo ha scelto di fare a meno del contributo delle Capitanerie di Porto, impiegando diffusamente l’Esercito.
Tanto di cappello ai militari dell’Esercito che stanno svolgendo un lavoro fantastico, ma in questa fase così delicata, perché ricorrere all’impiego di una Forza Armata che ha come priorità la difesa nazionale e non certo le funzioni di polizia, scartando la possibilità di impiegare diffusamente la Guardia Costiera, che ha tra i suoi compiti istituzionali proprio le attività di polizia, che compie ogni giorno, e per le quali è adeguatamente addestrata e preparata?
Certo, magari non avrebbe avuto molto senso impiegare i militari della Guardia Costiera nei controlli del territorio in Lombardia, lontani dal loro ambiente naturale, ed è anche vero che i militari di “strade sicure” sono appositamente addestrati al compito, ma si è fatto molto di più: è stato impiegato l’Esercito anche nei porti per i controlli al traffico marittimo, cioè “in casa” delle Capitanerie…di porto, appunto.
Sì, in alcuni contesti territoriali, i Prefetti hanno incluso il personale del Corpo nel dispositivo di ordine pubblico attribuendogli la qualifica di “agenti di pubblica sicurezza”, ma si tratta di decisioni a carattere locale, mentre manca del tutto un coinvolgimento a livello nazionale.
Adesso il disegno comincia a prendere forma: non sarà che la politica ha già preso una decisione in tal senso?
E se una volta terminata questa drammatica emergenza sanitaria, quando si dovrà far fronte all’altrettanto drammatica crisi economica, si individuasse nell’accorpamento della Guardia Costiera ad un’altra amministrazione dello Stato un elemento di risparmio, non ne saremmo stupiti.
Ma si può davvero rinunciare alle funzioni svolte dalla Guardia Costiera? Alle funzioni sicuramente no, ma ai costi di mantenimento della catena di comando centrale probabilmente sì. Del resto, al cittadino poco importa il colore della divisa di chi lavora per lo Stato, ciò che gli interessa è che non vi siano sprechi di denaro pubblico, e quindi ben venga una riorganizzazione in tal senso, a patto che migliori e non pregiudichi l’attuale livello dei servizi resi.
Perché un Corpo che normalmente svolge attività di polizia in mare, nei porti e sul demanio marittimo, proprio in questa fase di emergenza in cui ogni risorsa è preziosa, viene estromesso dall’attività di controllo? Cui prodest?
La Segreteria nazionale S.I.M. Guardia Costiera