Italiana combattente in Ucraina, l'avvocato: "Appartenere a una legione non è reato"
Il difensore dell’ex pilota dell’Aeronautica, nata in provincia di Venezia, che è andata a combattere in Ucraina contro i russi commenta l’inchiesta aperta per il 19enne Kevin Chiappalone e sostiene che i due non abbiano commesso reato. “La legione dipende dall’esercito ucraino”.
“L’appartenenza alla Legione dei combattenti stranieri in Ucraina dipende da una brigata dell’esercito. Ciò significa che se si è organici e inseriti dentro le forze armate non si può essere considerati mercenari. Le posizioni di chi combatte in una brigata è la posizione di un legittimo combattente protetto dalle norme della Convenzione di Ginevra. Non solo mi auguro che Giulia non venga inquisita, ma credo che non ci siano i presupposti per essere indagata, perché lei fa parte di una brigata inserita all’interno delle forze armate ucraine. Per quanto appreso dai giornali, resterei quindi sorpreso se Kevin Chiappalone fosse indagato solo per il movente per cui è andato a combattere: la legge infatti non punisce la motivazione. L’ipotesi di reato sarebbe quindi privo di fondamento giuridico”. Lo dice all’Adnkronos Massimiliano Strampelli, l’avvocato di Giulia Schiff, la ragazza italiana andata a combattere a Kiev come volontaria nelle Forze Speciali della Legione Internazionale in Ucraina, commentando l’ipotesi che la sua assistita possa finire sotto indagine come Kevin Chiappalone, lo studente genovese arruolato in Ucraina e indagato perché ritenuto un mercenario.
“L’articolo 3 della legge 210 del 1995, che è quello contestato dalla Procura di Genova, unisce due categorie di soggetti: quella dei terroristi e quella dei mercenari. I mercenari però non sono coloro che sono organicamente inseriti in forze armate estere. La legge lo dice espressamente: punisce chi, facendo parte di un altro Stato, combatte ‘senza far parte delle forze armate di una delle Parti del conflitto’. Credo ci sia un fraintendimento nel considerare la legione dei combattenti stranieri qualcosa di diverso dalle brigate che dipendono dall’esercito ucraino, la legione dipende infatti dall’esercito di Kiev”, commenta Strampelli e aggiunge: “Avendo l’Ucraina organizzato l’arruolamento di combattenti stranieri e avendoli inseriti in una legione incorporata nelle forze armate, chi appartiene a questa legione può chiedere lo status di legittimo belligerante ai sensi della convenzione di Ginevra. Non vedo quindi alcun profilo di infondatezza del reato. Credo sia auspicabile l’intervento del Console ucraino in Italia per chiarire i termini della questione a tutela di tutti i combattenti”.