Carabinieri

Indagò sul Capitano perché faceva distribuire calendari dell’Arma durante l’orario di servizio. Pm: “fortifica i rapporti con la popolazione”

(di Raffaele Calcabrina) – Un’indagine autonoma. Senza informare il procuratore o il comando provinciale dei carabinieri. L’ex comandante della stazione di Anagni, il campano Luigi Faella, per aver avviato accertamenti sul comandante della compagnia il capitano Camillo Giovanni Meo (costituitosi parte civile) per la distribuzione degli auguri e del calendario del corpo, è stato condannato a un anno e cinque mesi dal tribunale di Frosinone con interdizione dai pubblici uffici e pena sospesa. Era accusato di abuso d’ufficio e di calunnia.

Le indagini sull’ufficiale, stando alla ricostruzione del procuratore Giuseppe De Falco, non dovevano essere avviate in quanto non c’erano reati da perseguire e si basavano su una ritorsione.

Inoltre erano state aperte «per pararsi il culo». Le prove del reato, secondo il pm, sono nell’interrogatorio reso dall’imputato. Tutto nasce -sostiene l’accusa- da alcuni «rilievi e contestazioni» o, per dirla con la parte offesa (rappresentata dall’avvocato Marcello Melandri), una «sensibilizzazione a meglio fare» rivolta al luogotenente Faella. Il quale subito dopo l’avvio dell’indagine a suo carico fu trasferito da Anagni a Roma. Il tutto -dice il procuratore- «al di là della mancanza di un rimprovero scritto e l’apertura di un procedimento disciplinare».

La materia del contendere era l’uso di personale in orario di servizio per la distribuzione degli auguri e del calendario dell’Arma. In ciò il luogotenente ravvisava gli estremi dell’abuso d’ufficio, dell’interruzione di pubblico servizio e del peculato.

Tuttavia, come evidenziato dal procuratore tra i compiti istituzionali dell’Arma rientra anche «fortificare i rapporti con la popolazione». Poi precisa: «è Benemerita perché ha istituzionalizzato il compito di creare questa condizione di afflato». Per i calendari Faella si mette autonomamente a indagare. «Un’indagine iniziata chiarisce -De Falco- non su una notizia di reato, ma in funzione esplorativa». Il procuratore spiega che in quell’indagine non si sono approfonditi i «presupposti che potrebbero integrare il reato».

Da qui la domanda: «come pensava di poter accertare il reato?». Eppure viene fuori un’informativa di reato in cui sono attributi al comandante di compagnia reati, «alcuni fuori dal mondo», insiste De Falco e altri che integrano il reato di calunnia a carico però di Faella. «Un’informativa del tutto infondata».

Il magistrato cita a quel punto una frase dell’imputato“Se mi mandano via, dovranno venire via con me”. Il pm ritiene strano l’aver avviato un’indagine contro un ufficiale di polizia giudiziaria senza informare né il procuratore né il comandante del corpo. Allora, si chiede De Falco perché non avviare una stessa indagine per gli inviti alla Virgo Fidelis? Se la parte civile si associa alle richieste dell’accusa, la difesa del luogotenente insiste sull’assenza di provvedimenti disciplinari e della volontà di trasferirlo. Per la difesa, insomma, il reato non si sarebbe configurato. (Ciocaria Oggi)

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