Impunità dei delinquenti e timore delle forze dell’ordine: la doppia sfida della sicurezza pubblica
Due volti contrastanti di una situazione sociale sempre più preoccupante. Dalla parte di chi delinque c’è la forte percezione di impunità, in una società sempre più indifferente e povera di valori. Contrariamente, chi è destinato a garantire l’ordine e la sicurezza pubblica avverte la crescente angoscia di rimanere imbrigliato in un lungo ed estenuante procedimento penale, pur avendo agito legittimamente nell’adempimento del dovere; fenomeni, questi, complementari tra loro che hanno come conseguenza quella di limitare l’azione delle Forze dell’Ordine e di favorire l’insorgere di nuove forme di criminalità che, ormai apertamente, sfidano ogni giorno a “duello” gli operatori di polizia, in tanti casi impunemente.
Così Carmine Caforio – Segretario Generale USMIA Carabinieri – commenta la tragica vicenda di cronaca, avvenuta a Fara Vicentino, un piccolo paese del Veneto, che è costata la vita ad un soggetto pericoloso, il ferimento di un Agente della Polizia Locale e l’avvio di una nuova inchiesta nei riguardi di un Brigadiere dell’Arma il quale, da una prima ricostruzione dell’evento, è stato costretto a ricorrere all’uso delle armi per impedire al malintenzionato di compiere una strage annunciata. Fiduciosi nella giustizia ed esprimendo solidarietà nei riguardi dei colleghi coinvolti nella triste storia, una pronta guarigione all’Agente ferito e vicinanza ai familiari della giovane vittima, non si può nascondere come tra le fila della Forze dell’Ordine – solo per timore di non passare facilmente dalla parte del torto – si sia diffuso una sorta di “Vademecum” (già illustrato nell’articolo del 20 luglio 2022) che elenca un protocollo d’azione non scritto, conosciuto da tutti, ma che nessuno ha il coraggio di pubblicare.
Ma con questa tendenza che fine farà la sicurezza del nostro Paese? Con quali strumenti e attraverso quali protocolli le Forze dell’Ordine dovranno agire (con spirito sereno), per contrastare efficacemente le aggressioni e l’illegalità ormai dirompente? Ed ancora, quali sono le forme di tutela e risarcimento civile che lo Stato avrebbe il dovere di riconoscere in favore di queste donne e uomini che ogni giorno rischiano la propria vita per un misero stipendio? Una paga che ti consente di vivere in “equilibrio”, se non dilapidata da improvvise e inaspettate spese di giustizia scaturite da procedimenti che giungono all’archiviazione solo dopo lunghi mesi di angoscia e all’assoluzione anche dopo un decennio di udienze e rinvii.
Queste e tante altre domande che, purtroppo, non trovano risposte da parte di una cultura politica e sociale quasi diffidente verso le Forze dell’Ordine, eccessivamente garantista nei riguardi di chi delinque e sempre meno coraggiosa nell’adottare provvedimenti severi e, soprattutto, che garantiscano la certezza della pena nei confronti di malviventi baldanzosi, che puntualmente sfidano le Istituzioni, ormai convinti di essere diventati praticamente “intoccabili”. Abbiamo ridotto le nostre città in “territori franchi” – continua preoccupato Caforio, e aggiunge: territori disseminati da baraccopoli e rifugi clandestini a causa di un’accoglienza incontrollata, solo all’apparenza buonista e umanitaria, ma di fatto spietata e calcolatrice, intorno alla quale ruotano affari sporchi e disumani che traggono ricchezza dal disagio e dalla fame nel mondo.
Ma la cosa ancor più sconcertante – conclude Caforio – è che, agli occhi dell’opinione pubblica, tutto ciò è diventato “normale”. Infatti, attraverso i social, non è raro notare come la gente assista, con disarmante indifferenza, ad uno scippo, ad un borseggio, ad una rissa, allo spaccio di stupefacenti o a qualsiasi altro tipo di reato. Questo è il segnale più tangibile e preoccupante che indica il percorso di una strada senza ritorno che dovrebbe indurre un po’ tutti ad un’attenta riflessione ed il Governo a restituire alle Forze dell’Ordine fiducia e dignità operativa nell’esclusivo interesse della sicurezza dei cittadini.
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