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(di Luigi Guelpa) – Forse
siamo di fronte a una rivisitazione in chiave moderna del celebre romanzo
dottor Jekyll e mister Hyde, anche se nella vicenda che vede protagonista Osama
Abdul Ohsem le personalità che stanno emergendo sono molteplici.
Conoscevamo
Osama il profugo, sgambettato vigliaccamente da Petra Laszlo, l’operatrice
della tv ungherese. Poi abbiamo scoperto Osama l’allenatore di calcio,
nocchiero dell’Al Fotuwa, una delle squadre di calcio di maggior blasone del
pallone siriano.
Quello
che non ti aspetti è Osama il terrorista islamico, miliziano di Al Nusra,
falange jihadista della sterminata galassia dell’Isis, organizzazione sorella
di Al Qaeda inclusa nella lista nera del terrorismo delle Nazioni Unite nel
2013. «Ha combattuto- assicurano i curdi siriani- al fronte di Al Nusra prima
di uscire dal Paese». E non solo. Anche nel Kurdistan iracheno lo identificano
come membro di Al Qaeda e lo considerano implicato nella morte violenta di 50
curdi. Il terzo ritratto dell’uomo viene dipinto dal Pyd, il movimento politico
curdo in Siria, che potrebbe essere di parte e avere tutto l’interesse nel
mettere in cattiva luce il profugo siriano. Per qualcuno le rivelazioni
pubblicate dal quotidiano siriano «Al Maukef Al Riadi», e riprese in Ungheria
da media come «Nrt» e «Rudaw», sarebbero frutto di una montatura costruita ad
arte per screditare l’immagine di un uomo che con i suoi trascorsi sportivi è
riuscito persino ad accattivarsi le simpatie dei signori del pallone spagnolo,
ottenendo un incarico da allenatore nel settore giovanile del Getafe di Madrid.
Altri
invece sostengono che proprio la militanza nell’Al Fotuwa sia la chiave di
volta per arrivare a qualcosa di simile alla verità. Osama potrebbe davvero
aver avuto contatti, anche solo marginali, con i tagliagole di Al Nusra.
L’Al
Fotuwa ha sede nella città di Deir ez Zor, oggi in provincia del famigerato
Califfato di Al Baghdadi, ma agli albori della guerra civile siriana una delle
prime città a schierarsi apertamente contro il regime di Al Assad. Uno dei
battaglioni che diedero vita nel 2011 all’esercito della Siria Libera proveniva
proprio da Deir ez Zor e fu inviato a combattere ad Aleppo, per sottrarre dal
controllo di Al Assad quella che viene considerata come capitale economica
della Siria. Tra i miliziani dell’esercito irregolare c’erano anche diversi
calciatori dell’Al Fotuwa, la squadra allenata da Osama fino al 2013. I
giocatori, avevano disertato campionato e convocazioni in nazionale pur di non
entrare in contatto con gli atleti dell’Al Shoorta, la squadra dell’esercito. Lo racconta Bassem Thalaj, ex portiere dell’Al Fotuwa, fuggito in Giordania:
«giocavano per strappare l’applauso dei tifosi di domenica, per poi massacrarli
quando indossavano la divisa di lunedì».Tre calciatori tesserati per l’Al
Fotuwa hanno poi lasciato l’esercito degli irregolari per aderire alla sigla Al
Nusra, meglio attrezzata per combattere Al Assad, ma anche collusa con i
jihadisti. E qui si torna a Osama, che di sicuro era al corrente della
«campagna acquisti» di Al Nusra tra i suoi ragazzi, ma non vi sono prove certe
che anche lui abbia fatto parte della cellula terroristica. «Anche perché –
rivela ancora Thalaj – tornare indietro dalla jihad è quasi impossibile. Di tre
miei ex compagni di squadra si sono perse le tracce». Osama invece si sta
ricostruendo una vita in Spagna anche per via di quello sgambetto galeotto e
suo figlio Zaid scende in campo tenuto per mano da Cristiano Ronaldo. Forse
tanto basta per trasformarlo in un demone da chi nutre rancore per la sua
improvvisa notorietà.
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