“Il programma del Conte Bis? Solo due righe per i poliziotti. Vogliamo i fatti
Il governo giallorosso, o rosso-giallo, è nato. La piattaforma Rousseau ha sancito il patto che non ti aspetti: quello tra il “partito di Bibbiano” e gli “incompetenti grillini”. Ormai mancano solo i dettagli. E mentre Giuseppe Conte si prepara a incastrare tutte le caselle dei ministri, il Colle è già pronto a mettere il cappello su due pedine fondamentali: l’Economia e, dopo l’esperienza Salvini, soprattutto il Viminale. Ecco perché i diretti interessati, ovvero i poliziotti e i tutori dell’ordine in generale, guardano con attenzione a questa fase politica.
Ieri ilGiornale.it vi aveva raccontato di come aleggi una certa “preoccupazione” tra le divise per l’arrivo al potere dell’accoppiata Pd-M5S. Anche se – precisa Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia di Stato – “non cambia il fatto che, chiunque sia al governo, la Polizia è al servizio delle Istituzioni democratiche”.
Ci dica, Mazzetti: qual è il sentimento generale degli agenti in vista della nascita del governo Pd-M5S?
“In generale, da tempo, il sentimento più diffuso è un non celato sconforto per una politica ‘ballerina’ e incoerente che non dà prova di continuità, di stabilità, di lungimiranza, e manca di autorevolezza”.
I governi nascono e cadono con troppa facilità.
“In tema di sicurezza questo si traduce in una continua ‘interruzione di lavori’ che dovrebbero rientrare in una visione globale, una progettualità tesa a un obiettivo comune che è indipendente dalla colorazione politica di una maggioranza”.
E le promesse che vi avevano fatto?
“La sicurezza negli ultimi anni è stata utilizzata a destra e a sinistra come argomento di scontro e spesso di propaganda, ma nella vita di un poliziotto, purtroppo, non è cambiato quasi nulla”.
Il governo Lega-M5S ha fatto quanto vi aspettavate?
“Il governo uscente ha messo il tema della sicurezza e del ‘trattamento’ delle Forze d Polizia in grande evidenza. Con iniziative come il Decreto sicurezza si è data prova di aver accolto alcune nostre istanze nel senso di un maggiore rispetto della funzione svolta dal personale”.
È già qualcosa.
“Sì, ma i poliziotti attendono ancora uno straccio di notizia su un contratto scaduto da otto mesi, a cui sono state destinate risorse ridicole, e rispetto al quale attendiamo un dovuto confronto istituzionale”.
Cos’altro vi aspettavate?
“Ci battiamo per questioni mai risolte: organici che fanno acqua a fronte di un’età media troppo elevata, dotazioni inadeguate, mancanza di protocolli operativi chiari e validi per tutti, e di tutela normativa proporzionata al rischio. Ancora aspettiamo i taser, mentre si susseguono a un ritmo vertiginoso aggressioni ai colleghi cui si sarebbe potuta salvare la salute e persino la vita”.
Va bene. Ma M5S e Pd hanno presentato in passato proposte di legge per gli identificativi sui caschi dei poliziotti. Qualcosa vorrà dire…
“È una questione che ci preoccupa, certo. Quella degli identificativi è una proposta sbagliata perché metterebbe ancora più a rischio gli operatori, già bersagli di aggressioni, ritorsioni e attacchi di ogni genere. Oltre tutto è una cosa inutile – visto che il singolo e il Corpo rispondono delle iniziative riconosciute come errate -, e ispirata dall’idea inconcepibile che ci si debba preoccupare di difendersi dall’operatore di polizia. Una follia concettuale. Il poliziotto agisce per difendere e tutelare”.
Ora si rischia il ritorno del “partito dell’anti-polizia”?
“Con l’espressione ‘partito dell’anti-polizia’ si identifica, in realtà, un atteggiamento che non è strettamente politico. Contro la polizia non sta un partito politico, ma coloro i quali nutrono, per i più disparati motivi, un’insofferenza, quando non vero odio, verso la divisa come simbolo”.
Mi faccia qualche esempio.
“Sono quelli che cercano la criminalizzazione del poliziotto ad ogni costo; quelli che ne sottovalutano professionalità, impegno e sacrifici; quelli che ne danno per scontata la dedizione, la fedeltà; quelli che, con il ‘maltrattamento’ del poliziotto maltrattano, a ben vedere, l’intero ordinamento, la libertà e la democrazia che egli garantisce, le regole condivise, l’istituzione e, in definitiva, lo Stato stesso. E chi appartiene a un partito politico dovrebbe guardarsi bene dall’essere associato alla dizione antipolizia”.
Il contratto Lega-M5s aveva diversi punti sulle forze dell’ordine. Quello Pd-M5S solo due righe generiche. Cosa ne pensa?
“Abbiamo visto le linee programmatiche e le due striminzite righe del punto 23 relative al personale del Comparto sicurezza possono significare tutto e niente. Comunque, prima di entrare nell’analisi di impegni formali bisogna attendere che essi siano assunti, e questo peraltro non basterà.
Perché?
“Purtroppo abbiamo imparato da decenni di ‘impegni disattesi’ che le promesse di questa politica non hanno un valore assoluto. Aspettiamo i fatti che, per ogni poliziotto che deve arrivare a fine mese vivo, sano, provvedendo a sé e alla famiglia, sono l’unica cosa che conta. Certo, non mettere la sicurezza e i suoi operatori in cima all’agenda politica significherebbe dare per scontato qualcosa che ha un valore altissimo e deve essere riconosciuto. È dovuto a migliaia di operatori che vestono la divisa”.
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