IL POLIZIOTTO DELLA DIAZ ORA RISCHIA LA DESTITUZIONE. MASSIMA SEVERITA’ DEL MINISTERO
Fabio Tortosa rischia un provvedimento disciplinare
e un’indagine penale per quanto scritto su Facebook una settimana fa a
proposito dell’irruzione alla Diaz, a cui ha partecipato come componente del
VII nucleo sperimentale, élite antisommossa agli ordini di Michelangelo Fournier.
e un’indagine penale per quanto scritto su Facebook una settimana fa a
proposito dell’irruzione alla Diaz, a cui ha partecipato come componente del
VII nucleo sperimentale, élite antisommossa agli ordini di Michelangelo Fournier.
Il poliziotto, per aver scritto che rientrerebbe mille volte nella
scuola dove si videro scene di macelleria messicana, ha provocato le
esternazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del ministro
dell’Interno Angelino Alfano, proprio mentre bloccava il suo profilo facebook
dopo il montare delle polemiche in rete.
scuola dove si videro scene di macelleria messicana, ha provocato le
esternazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del ministro
dell’Interno Angelino Alfano, proprio mentre bloccava il suo profilo facebook
dopo il montare delle polemiche in rete.
FABIO
TORTOSA: L’INDAGINE SUL POLIZIOTTO DELLA DIAZ
TORTOSA: L’INDAGINE SUL POLIZIOTTO DELLA DIAZ
Dopo lo status pubblicato il 9 aprile Tortosa nel
dibattito successivo aveva spiegato anche che le parole di Fournier sulla
macelleria messicana erano state male interpretate, e che voleva
raccontare un’altra verità sull’accaduto. Quella poi confluita nel
libro Diaz, scritto da Canterini in coppia con Gian Marco Chiocci, oggi
direttore del Tempo, in cui l’ex capo dei celerini accusa apertamente le alte
sfere del Viminale di aver cercato di scaricare sui di lui e sui suoi uomini le
responsabilità, anche penali, di quella “macelleria indiscriminata”. Non
riuscendoci grazie alla caparbietà dei magistrati genovesi. Che però avrebbero
commesso l’errore opposto, cioè di dividere la scena della Diaz in “buoni e
cattivi”, dove buoni erano tutti gli occupanti del dormitorio improvvisato e
cattivi tutti i poliziotti intervenuti. La tesi di Canterini, invece, è che
all’interno della scuola ci furono gravi atti di resistenza – smentiti quasi
del tutto nella ricostruzione processuale – e che gli uomini del VII Nucleo non
si siano abbandonati ad alcun pestaggio indiscriminato, a differenza di altri
colleghi.
dibattito successivo aveva spiegato anche che le parole di Fournier sulla
macelleria messicana erano state male interpretate, e che voleva
raccontare un’altra verità sull’accaduto. Quella poi confluita nel
libro Diaz, scritto da Canterini in coppia con Gian Marco Chiocci, oggi
direttore del Tempo, in cui l’ex capo dei celerini accusa apertamente le alte
sfere del Viminale di aver cercato di scaricare sui di lui e sui suoi uomini le
responsabilità, anche penali, di quella “macelleria indiscriminata”. Non
riuscendoci grazie alla caparbietà dei magistrati genovesi. Che però avrebbero
commesso l’errore opposto, cioè di dividere la scena della Diaz in “buoni e
cattivi”, dove buoni erano tutti gli occupanti del dormitorio improvvisato e
cattivi tutti i poliziotti intervenuti. La tesi di Canterini, invece, è che
all’interno della scuola ci furono gravi atti di resistenza – smentiti quasi
del tutto nella ricostruzione processuale – e che gli uomini del VII Nucleo non
si siano abbandonati ad alcun pestaggio indiscriminato, a differenza di altri
colleghi.
Carlo Bonini su Repubblica intanto nota e punta il
dito sui “mi piace eccellenti” sullo status di Tortosa. E ne scopre alcuni
davvero imbarazzanti:
dito sui “mi piace eccellenti” sullo status di Tortosa. E ne scopre alcuni
davvero imbarazzanti:
È una “colonna infame” contagiosa («Ti stimo e se
fosse per me verrei pure io…»; «Ti ho invidiato! Grande!»;«La prossima volta
kiama… Sarò al tuo fianco»). Accredita «un’altra verità su Genova», diversa da
quella del «pm Zucca e dalle sue zecche». E non racconta soltanto della deriva
notturna e solipsistica di un “reduce” e di chi gli rende “onore”. Ma di un
modo d’essere, di un comune sentire cui partecipano almeno altri tre poliziotti
in servizio — Pierluigi Fragomeni, che di sé scrive “Ministero dell’Interno,
precedentemente polizia di Stato e Ministero della Difesa”, Andrea Cecchini,
anche lui di un Reparto Mobile, e Alessandro Ciotoli alias “Bonzo” “Ministero
dell’Interno”, come annota sul suo profilo — e, significativamente, il
comandante del Reparto Mobile di Cagliari Antonio Adornato.
fosse per me verrei pure io…»; «Ti ho invidiato! Grande!»;«La prossima volta
kiama… Sarò al tuo fianco»). Accredita «un’altra verità su Genova», diversa da
quella del «pm Zucca e dalle sue zecche». E non racconta soltanto della deriva
notturna e solipsistica di un “reduce” e di chi gli rende “onore”. Ma di un
modo d’essere, di un comune sentire cui partecipano almeno altri tre poliziotti
in servizio — Pierluigi Fragomeni, che di sé scrive “Ministero dell’Interno,
precedentemente polizia di Stato e Ministero della Difesa”, Andrea Cecchini,
anche lui di un Reparto Mobile, e Alessandro Ciotoli alias “Bonzo” “Ministero
dell’Interno”, come annota sul suo profilo — e, significativamente, il
comandante del Reparto Mobile di Cagliari Antonio Adornato.
Il suo “like” al post iniziale di Tortosa («Io sono
uno degli 80 del VII nucleo. Io ero quella notte allaDiaz. Io ci rientrerei
mille e mille volte») è un colpo che stordisce il Dipartimento. Che dà la
dimensione di cosa stia accadendo e di quale peso abbia la faccenda. Perché se
è vero che Adornato non partecipa alla discussione, non si associa all’infamia
dell’offesa alla morte di Carlo Giuliani («Spero faccia schifo ai vermi»,
scrive Tortosa), alla rivendicazione di essere stati «torturatori con le palle»,
è altrettanto vero che quel “mi piace” al primo post di Tortosa (di cui è amico
da lunga data e che è stato per anni il suo autista al Reparto Mobile di Roma)
è il capovolgimento pubblico dell’immagine che su di lui il Dipartimento ha
costruito per accreditare «il nuovo volto dei Reparti Celere».
uno degli 80 del VII nucleo. Io ero quella notte allaDiaz. Io ci rientrerei
mille e mille volte») è un colpo che stordisce il Dipartimento. Che dà la
dimensione di cosa stia accadendo e di quale peso abbia la faccenda. Perché se
è vero che Adornato non partecipa alla discussione, non si associa all’infamia
dell’offesa alla morte di Carlo Giuliani («Spero faccia schifo ai vermi»,
scrive Tortosa), alla rivendicazione di essere stati «torturatori con le palle»,
è altrettanto vero che quel “mi piace” al primo post di Tortosa (di cui è amico
da lunga data e che è stato per anni il suo autista al Reparto Mobile di Roma)
è il capovolgimento pubblico dell’immagine che su di lui il Dipartimento ha
costruito per accreditare «il nuovo volto dei Reparti Celere».
Con lui il Dipartimento è furibondo, scrive Bonini.
E Alessandro Pansa, capo della Polizia, è ispiratore del comunicato delle 21 di
ieri sera, dove la polizia precisava che erano stati avviati accertamenti anche
sull’identità delle persone che hanno commentato e interagito con
Tortosa. E che questo «consentirà di adeguare nella severità
l’azione disciplinare alla gravità di quanto emerso sia nei confronti
dell’autore del post che nei confronti di tutti coloro che,
poliziotti, hanno effettuato commenti censurabili».
E Alessandro Pansa, capo della Polizia, è ispiratore del comunicato delle 21 di
ieri sera, dove la polizia precisava che erano stati avviati accertamenti anche
sull’identità delle persone che hanno commentato e interagito con
Tortosa. E che questo «consentirà di adeguare nella severità
l’azione disciplinare alla gravità di quanto emerso sia nei confronti
dell’autore del post che nei confronti di tutti coloro che,
poliziotti, hanno effettuato commenti censurabili».