IL KILLER SILENZIOSO DEI NOSTRI SOLDATI. TRENTA, “IL MINISTERO È APERTO TUTTI. AL DIALOGO, MA SOPRATTUTTO ALL’ASCOLTO”
Attacchi di panico, tachicardia, incubi e nei casi più estremi il suicidio. Sono le conseguenze di quello che è definito come disturbo post traumatico da stress. Colpisce le persone che hanno vissuto momenti di forte pressione: tra loro ci sono anche i reduci dalle missioni militari come quelli in Iraq o Afghanistan. Tra “i civili” il disturbo è riconosciuto e curato, per i soldati invece non è prevista alcuna assistenza psicologica.
Questo disturbo si palesa dopo gravi violenze, incidenti stradali o terremoti, ma anche, come nel caso dei soldati, in seguito a attacchi terroristici e guerre. In Italia su questo non esistono dati precisi. C’è solo una stima di qualche anno fa, secondo cui cui ne erano affetti 267 militari.
Molti però hanno paura a richiedere la dovuta assistenza psicologica perché temono ripercussioni nella loro carriera. Come è successo a Tommaso che ha avuto il coraggio di chiedere aiuto, ma la risposta da parte dei suoi superiori non è stata delle migliori.
Per rompere questo muro di silenzio, Roberta Rei è andata dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta. “Conosco molto bene il problema che spesso nasce dopo tanti anni, stiamo lavorando per cambiare la legge”, ha detto il ministro.
Il Ministro ha, poi, sottolineato su Facebook: “Oggi mentre mi recavo a un evento mi hanno intervistata Le Iene, che ringrazio perché si stanno occupando di un tema importantissimo: il disturbo da stress post-traumatico, una patologia silenziosa che può colpire i militari di ritorno dalle missioni internazionali più complesse. Come ho avuto il piacere di spiegare a Le Iene, si tratta di un disturbo per anni sottostimato, che è al centro dell’agenda politica della Difesa dal primo giorno del mio insediamento. Non a caso già il 20 settembre abbiamo inaugurato il Centro veterani, inserito all’interno del Policlinico Militare del Celio. Il Centro, che agirà in sinergia con altre istituzioni di eccellenza, ha lo scopo di diventare un luogo inclusivo in cui sia i nostri militari, sia coloro che, pur avendo contratto lesioni in servizio non indossano più l’uniforme, possano sentirsi ascoltati, accolti e appartenenti ad un’unica grande famiglia. Oggi in Italia sono circa 240 i militari che, operando in patria e al di fuori dei confini nazionali, hanno contratto lesioni che incidono sia nella sfera psichica che fisica. La Difesa deve e vuole essere presente. Il Centro Veterani è un passo importante e non sarà l’unico.
Ringrazio nuovamente Le Iene per l’attenzione che danno a queste tematiche: da Nave Caprera, sul quale la Marina è intervenuta immediatamente, al caso Cervia, che in passato la trasmissione ha affrontato in più occasioni e sul quale abbiamo messo finalmente un punto, riconoscendo il diritto alla verità della famiglia.
Il ministero è aperto tutti. Al dialogo, ma soprattutto all’ascolto. Chi ha imparato a conoscermi in questi mesi lo sa bene!”