Il Comitato Europeo dei Diritti Sociali boccia la legge 46 sui sindacati militari
Il Comitato Europeo dei Diritti Sociali ha recentemente rilasciato le sue conclusioni annuali con riferimento ai diritti dei lavoratori, individuando 245 casi di “non conformità” tra gli Stati membri. Tra questi, emerge il ricorso presentato dalla Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) contro l’Italia, la cui non conformità alla Carta Sociale aveva già ricevuto segnalazioni negli anni precedenti.
In particolare sono stati esaminati i diritti sindacali dei lavoratori militari connessi alla sentenza n. 120/2018 della Corte Costituzionale, seguita dalla Legge 28 aprile 2022, n. 46, più comunemente nota come legge Corda. Sebbene il governo italiano avesse ritenuto le novità introdotte dalla legge Corda sufficienti a risolvere le questioni emerse dal rapporto del CEDS che negli anni ne ha evidenziato i limiti, il Sindacato Italiano Lavoratori Finanzieri (SILF) aveva espresso perplessità sulla conformità della legislazione italiana alla Carta Sociale.
In effetti, ancora una volta, il Comitato Europeo dei Diritti Sociali ha confermato le preoccupazioni del SILF, evidenziando che:
- la restrizione al diritto di organizzarsi degli appartenenti alla Guardia di Finanza è eccessivo;
- vige il divieto assoluto per i membri della Guardia di Finanza di entrare a far parte di “altri Sindacati”;
- non sono previsti organi di rappresentanza del personale della Guardia di Finanza con i mezzi per negoziare efficacemente i termini e le condizioni di lavoro, incluso il compenso.
La necessità di correttivi alla Legge Corda
Ciò implica che la legge sull’associazionismo militare impone limiti e obblighi eccessivi, rendendo di fatto non libere le associazioni sindacali militari come invero prevede la Costituzione. A un anno dall’entrata in vigore della legge, sorgono dubbi sulla necessità di eventuali correttivi per garantire il rispetto dei diritti sindacali dei membri della Guardia di Finanza e, più in generale, dei lavoratori italiani.
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