Il Comando generale dei Carabinieri si schiera pubblicamente con Mori. Un comunicato senza precedenti: “Ha reso lustro alle Istituzioni”
L’Arma dei Carabinieri si trova al centro di un acceso dibattito dopo aver espresso pubblicamente vicinanza all’ex generale Mario Mori. Un gesto senza precedenti che ha suscitato reazioni contrastanti e sollevato interrogativi sul ruolo e l’imparzialità dell’istituzione.
Un Comunicato che fa Discutere
In un comunicato stampa a firma del quinto reparto, l’Arma dei Carabinieri ha espresso “vicinanza” nei confronti dell’ex generale del ROS, Mario Mori, attualmente sotto inchiesta per concorso nelle stragi di Roma, Firenze e Milano, associazione mafiosa e finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico. Una presa di posizione netta che arriva prima ancora di conoscere le contestazioni complete della procura di Firenze.
La nota stampa è lunga cinque righe ma ha un significato inequivocabile: “Appresa la notizia dell’avviso di garanzia, con invito a comparire per rendere interrogatorio in qualità di indagato, nei confronti del Generale Mario Mori, nel pieno rispetto del lavoro dell’Autorità Giudiziaria, l’Arma dei Carabinieri esprime la sua vicinanza nei confronti di un Ufficiale che, con il suo servizio, ha reso lustro all’Istituzione in Italia e all’estero, confidando che anche in questa circostanza riuscirà a dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati”
Un Avallo Politico Controverso
L’Arma dei Carabinieri, in questo possibile difetto comunicativo, ha seguito a ruota quanto espresso dal Ministro della Difesa Guido Crosetto, il quale ha commentato su X: “È stata aperta una nuova indagine contro il generale Mario Mori, per le stragi mafiose del 1993. Del 1993!! Stragi mafiose!! Non ci si poteva accontentare di avergli reso la vita un calvario per decenni; non si poteva accettare il fatto che fosse stato assolto da ogni contestazione…”.
Anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, ha espresso solidarietà ed ha incontrato il generale dei carabinieri Mario Mori. «Ho ricevuto a Palazzo Chigi il generale Mario Mori, che conosco da oltre 25 anni, e del quale ho sempre apprezzato la lucidità di analisi e la capacità operativa, nei vari ruoli che ha ricoperto, in particolare alla guida dei Ros dei Carabinieri e del Sisde. Gli ho manifestato per un verso vicinanza di fronte alle contestazioni che gli vengono rivolte, delle quali mi ha messo a parte; per altro verso sconcerto, nonostante che decenni di giudizi abbiano già dimostrato l’assoluta infondatezza di certe accuse».
Il Commento del Sindacato UNARMA
Il sindacato UNARMA, attraverso il segretario generale Antonio Nicolosi, ha espresso forti critiche riguardo alla decisione dell’Arma. Secondo Nicolosi, manifestare solidarietà a un singolo individuo implicato in un caso così delicato solleva legittime domande sulla coerenza e l’equità dell’istituzione. Nicolosi ha evidenziato la mancanza di comunicati analoghi per altri carabinieri nelle stesse condizioni, lasciando trasparire una potenziale disparità di trattamento.
Un Problema Sistemico?
UNARMA ha sottolineato come questo episodio sollevi seri interrogativi sulla trasparenza e sull’obiettività dell’Arma, soprattutto considerando precedenti situazioni come il caso del capitano della provincia di Modena. Tali disparità evidenziano, secondo il sindacato, un problema sistemico all’interno dell’istituzione che richiede un’attenta riflessione e un’immediata azione correttiva.
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Inciampo Comunicativo
Va sottolineato, senza dubbio, che l’ex comandante del Ros è sempre stato assolto nei processi in cui era imputato. Ma l’aspetto più controverso di questa presa di posizione è che non arriva dalla voce di un singolo politico, per quanto rappresentante delle istituzioni, bensì direttamente dai vertici di una delle più importanti forze dell’ordine del Paese. Quella stessa Arma dei Carabinieri che ogni giorno lavora fianco a fianco con la Magistratura, anche con la procura di Firenze che in questo caso ha avviato le indagini. Una mossa potenzialmente destabilizzante nei delicati equilibri tra poteri dello Stato, che rischia di minare quella necessaria terzietà dell’Arma tanto preziosa nelle investigazioni.
Un azzardo comunicativo senza precedenti, che rischia di macchiare l’immagine di imparzialità e collaborazione istituzionale dell’Arma. Un approccio più prudente e misurato avrebbe, forse, evitato di innescare un acceso dibattito e sollevare dubbi.
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