Carabinieri

I tanti “casi Mori” sconosciuti dell’Arma: carabinieri che non hanno ricevuto la solidarietà del Comando Generale

Il comunicato stampa del Comando Generale dell’Arma di solidarietà al generale Mario Mori, ha scatenato vibranti polemiche all’interno della stessa Benemerita. Da una parte, i vertici che ribadiscono la vicinanza a Mori per aver “reso lustro all’istituzione in Italia e all’estero”, dall’altra, le voci critiche di chi denuncia l’esistenza di molti altri militari ingiustamente indagati e poi scagionati, senza aver ricevuto le stesse attenzioni garantite all’ex numero uno del Ros e direttore del SISDE.

UN COMUNICATO CHE SPACCA L’ARMA

“Nel pieno rispetto del lavoro dell’autorità giudiziaria, l’Arma dei Carabinieri esprime la sua vicinanza nei confronti di un ufficiale che, con il suo servizio, ha reso lustro all’istituzione in Italia e all’estero, confidando che anche in questa circostanza riuscirà a dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati”. Poche righe, forte messaggio di compattezza. Così il Comando Generale dei Carabinieri ha voluto testimoniare la propria solidarietà al Generale Mori.

LE ACCUSE: DOPPIO PESO E DOPPIA MISURA

Su Facebook e altri social network si sono moltiplicate le voci critiche di militari che accusano i vertici di applicare un doppio peso e una doppia misura. “Quando si tratta di alti ufficiali ci si schiera compatto, ma con noi delle stazioni di periferia non vale lo stesso trattamento”, scrive un lettore. Un altro rincara la dose: “A noi non fanno sconti se sbagliamo”. L’impressione è che la recente vicenda Mori abbia messo a nudo tensioni interne all’Arma mai sopite.

DENUNCE E SANZIONI INGIUSTE: I (TANTI) ALTRI CASI MORI

Scorrendo i commenti al comunicato, colpisce la quantità di carabinieri che lamentano di essere stati ingiustamente accusati, denunciati e sanzionati salvo poi essere prosciolti o assolti. Casi limite, errori giudiziari clamorosi ma anche semplici sviste o eccessi di zelo puniti senza appello, per i quali nessuno si è poi scusato.

Il tempo, si sa, è galantuomo e ha dato ragione a questi militari di ogni ordine e grado, vittime di evidenti pregiudizi e infondate congetture, per poi essere riabilitati dai fatti che hanno rivelato l’estraneità e l’innocenza di carabinieri ingiustamente perseguitati.Anche noi siamo carabinieri ma quando succede a noi ci lasciano soli”, è il refrain. L’Arma sembra avere tanti altri “casi Mori” poco noti, militari finiti nel tritacarne e poi riabilitati ma senza gli onori del Comando Generale.

LA RICHIESTA: UGUAGLIANZA DI TRATTAMENTO

Insomma, a fronte della solidarietà incondizionata a Mori, i carabinieri “di trincea” chiedono pari dignità. Pretendono le stesse tutele e gli stessi riconoscimenti garantiti ad un alto ufficiale con 40 anni di carriera, quando l’ingiustizia colpisce anche la base dell’Arma. “Siamo tutti servitori dello Stato, siamo tutti Carabinieri, meritiamo lo stesso rispetto”, riassume un lettore. La ferita interna sembra profonda. L’Arma ha davanti a sé una sfida: ricucire le fratture interne garantendo uguale rispetto a tutti i suoi membri. Perché ogni Carabiniere, dal generale al più giovane militare, è un servitore dello Stato. E tutti meritano lo stesso riconoscimento e la stessa solidarietà.

Infodifesa è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).

Cosa aspetti?

Al costo di meno di un caffè al mese potrai leggere le nostre notizie senza gli spazi pubblicitari ed accedere a contenuti premium riservati agli abbonati – CLICCA QUI PER ABBONARTI

error: ll Contenuto è protetto