I PARACADUTISTI COL MITRA IN CITTÀ FANNO PAURA, “MA SONO REGOLE INDEROGABILI”
(di Cristina Orsini) – Li si
vede dentro le stazioni, a coppie, armati di mitra e con i giubbotti
antiproiettile e fuori la camionetta militare che li aspetta. Oppure per
strada, nei pressi di luoghi ritenuti sensibili, come le chiese. Sono i
militari arrivati a Prato – si tratta di un contingente di trenta parà del
183° reggimento Nembo di Pistoia – il 14 marzo scorso in missione anti terrorismo
e che resteranno fino a giugno. Una necessità, secondo il governo, alle prese
con un allarme vero.
vede dentro le stazioni, a coppie, armati di mitra e con i giubbotti
antiproiettile e fuori la camionetta militare che li aspetta. Oppure per
strada, nei pressi di luoghi ritenuti sensibili, come le chiese. Sono i
militari arrivati a Prato – si tratta di un contingente di trenta parà del
183° reggimento Nembo di Pistoia – il 14 marzo scorso in missione anti terrorismo
e che resteranno fino a giugno. Una necessità, secondo il governo, alle prese
con un allarme vero.
E
nonostante Prato sia abituata alla presenza di militari in centro storico con
l’operazione “Strade sicure” iniziata nel 2010 e finita poche settimana
fa, questa volta i soldati fanno “impressione”. Almeno a giudicare
dai commenti per strada e sui sociale. Cosa fa più paura? L’equipaggiamento:
quel mitra imbracciato che prima, quando i soldati giravano per strada in
centro storico, accompagnati da un uomo delle forze dell’ordine, non avevano.
nonostante Prato sia abituata alla presenza di militari in centro storico con
l’operazione “Strade sicure” iniziata nel 2010 e finita poche settimana
fa, questa volta i soldati fanno “impressione”. Almeno a giudicare
dai commenti per strada e sui sociale. Cosa fa più paura? L’equipaggiamento:
quel mitra imbracciato che prima, quando i soldati giravano per strada in
centro storico, accompagnati da un uomo delle forze dell’ordine, non avevano.
Il
fatto è, che questa volta i militari spediti a Prato, in altre tre città
toscane (Lucca, Firenze e Livorno) e in 60 in tutta Italia, non fanno ordine
pubblico ma l’ingaggio è militare. Insomma fanno il loro mestiere. «Il
ministero – spiega il Prefetto Maria Laura Simonetti – ha
chiesto a tutte le prefetture se sul loro territorio ci fosse necessità
dell’invio del contingente militare per i controlli anti terrorismo e quindi la
sorveglianza di obiettivi sensibili. Noi abbiamo aderito perché altrimenti
avremmo dovuto utilizzare personale delle forze di polizia che invece, in
questo modo, può continuare a fare servizio sul territorio».
fatto è, che questa volta i militari spediti a Prato, in altre tre città
toscane (Lucca, Firenze e Livorno) e in 60 in tutta Italia, non fanno ordine
pubblico ma l’ingaggio è militare. Insomma fanno il loro mestiere. «Il
ministero – spiega il Prefetto Maria Laura Simonetti – ha
chiesto a tutte le prefetture se sul loro territorio ci fosse necessità
dell’invio del contingente militare per i controlli anti terrorismo e quindi la
sorveglianza di obiettivi sensibili. Noi abbiamo aderito perché altrimenti
avremmo dovuto utilizzare personale delle forze di polizia che invece, in
questo modo, può continuare a fare servizio sul territorio».
La
Prefettura ha deciso un unica cosa autonomamente: «Con quale sistema fare la
sorveglianza – prosegue il Prefetto – se con postazioni fisse o con personale
che sorveglia i punti sensibili compiendo un tragitto. Ci è sembrata più
sensata la seconda possibilità, visto che una postazione fissa può diventare un
obiettivo a sua volta». I parà anti terrorismo a Prato sorvegliano una decina
di “obiettivi”: «Tra i quali – aggiunge Simonetti – ci sono le
infrastrutture, quindi le stazioni (Centrale e Serraglio ndr) , i luoghi di
culto (il Duomo ndr) e altri dei quali non posso parlare. Questi punti verranno
controllati quotidianamente ma con percorsi che cambiano». Insomma l’ordine
delle soste, non sarà sempre uguale.
Prefettura ha deciso un unica cosa autonomamente: «Con quale sistema fare la
sorveglianza – prosegue il Prefetto – se con postazioni fisse o con personale
che sorveglia i punti sensibili compiendo un tragitto. Ci è sembrata più
sensata la seconda possibilità, visto che una postazione fissa può diventare un
obiettivo a sua volta». I parà anti terrorismo a Prato sorvegliano una decina
di “obiettivi”: «Tra i quali – aggiunge Simonetti – ci sono le
infrastrutture, quindi le stazioni (Centrale e Serraglio ndr) , i luoghi di
culto (il Duomo ndr) e altri dei quali non posso parlare. Questi punti verranno
controllati quotidianamente ma con percorsi che cambiano». Insomma l’ordine
delle soste, non sarà sempre uguale.
Sul
fatto che i militari portino armi lunghe il prefetto è netto: «Il tipo di
equipaggiamento viene deciso dai livelli militari sulla base del tipo di
servizio che viene affidato. Non sono questioni sulla quali la Prefettura o il
Comune o qualsiasi altro ente possa mettere bocca». Punto e basta. Ed è la
stesse riposta del sindaco Matteo Biffoni : «Mi sono
informato sul perché fosse necessario portare l’arma lunga e il comandante dei
parà mi ha spiegato che si tratta di regole di ingaggio inderogabili quando si
tratta di anti terrorismo».
fatto che i militari portino armi lunghe il prefetto è netto: «Il tipo di
equipaggiamento viene deciso dai livelli militari sulla base del tipo di
servizio che viene affidato. Non sono questioni sulla quali la Prefettura o il
Comune o qualsiasi altro ente possa mettere bocca». Punto e basta. Ed è la
stesse riposta del sindaco Matteo Biffoni : «Mi sono
informato sul perché fosse necessario portare l’arma lunga e il comandante dei
parà mi ha spiegato che si tratta di regole di ingaggio inderogabili quando si
tratta di anti terrorismo».
Prato,
mitragliatrici e giubbotti anti-proiettile, i parà della Folgore hanno
cominciato subito a presidiare la zona del Serraglio
mitragliatrici e giubbotti anti-proiettile, i parà della Folgore hanno
cominciato subito a presidiare la zona del Serraglio
«D’altro
canto – prosegue – l’allerta è arrivata terrorismo è arrivata anche a Prato e
non si può fare finta di nulla. Di sicuro non accadrà nulla ma è necessario
rispondere in maniera adeguata alle preoccupazioni del ministero». Coppie di
parà armati fermi davanti al Serraglio, dentro la stazione Centrale, in
servizio davanti al Duomo o nelle strade limitrofe avranno certamente anche un
effetto deterrente per chi abbia intenzione di delinquere.
canto – prosegue – l’allerta è arrivata terrorismo è arrivata anche a Prato e
non si può fare finta di nulla. Di sicuro non accadrà nulla ma è necessario
rispondere in maniera adeguata alle preoccupazioni del ministero». Coppie di
parà armati fermi davanti al Serraglio, dentro la stazione Centrale, in
servizio davanti al Duomo o nelle strade limitrofe avranno certamente anche un
effetto deterrente per chi abbia intenzione di delinquere.
Ed è
su questo fronte, su quello del controllo del territorio, che una novità c’è:
grazie all’azione di “pressing” compiuta dal Comune in questi mesi a
Roma per rafforzare gli organici delle forze dell’ordine, una prima risposta è
arrivata: nell’arco di qualche giorno il comando provinciale dei carabinieri
aumenterà di una decina di unità grazie all’arrivo di un contingente di
motociclisti.
su questo fronte, su quello del controllo del territorio, che una novità c’è:
grazie all’azione di “pressing” compiuta dal Comune in questi mesi a
Roma per rafforzare gli organici delle forze dell’ordine, una prima risposta è
arrivata: nell’arco di qualche giorno il comando provinciale dei carabinieri
aumenterà di una decina di unità grazie all’arrivo di un contingente di
motociclisti.
Ma
sull’allarme terrorismo è l’ex sindaco Roberto Cenni a esprimere tutto il suo
scetticismo con un tweet pubblicato nel pomeriggio. “Prato è veramente una
città a rischio terrorismo?” si chiede Cenni.
sull’allarme terrorismo è l’ex sindaco Roberto Cenni a esprimere tutto il suo
scetticismo con un tweet pubblicato nel pomeriggio. “Prato è veramente una
città a rischio terrorismo?” si chiede Cenni.