“Ha tentato di violentarmi”, carabiniere va a processo
Un caso di presunta violenza sessuale ha catturato l’attenzione pubblica, portando a un imminente processo previsto per il prossimo maggio. L’evento, che ha suscitato notevole preoccupazione e dibattito, risale al novembre del 2021 e vede coinvolto un carabiniere di 39 anni.
La Dinamica degli Eventi
La vicenda prende le mosse quando una donna di 47 anni, originaria della Sicilia ma da tempo residente a Bologna, si rivolge alla stazione dei carabinieri lamentando che alcuni vicini la perseguitavano con vari dispetti. In seguito a tali denunce, un carabiniere, durante un servizio di pattuglia, si sarebbe recato a casa della donna per un controllo di routine. Tuttavia, secondo il racconto della donna, la situazione avrebbe preso una svolta inaspettata.
L’accusa sostiene che il militare avrebbe tentato di approfittare sessualmente della donna. Secondo il racconto, una volta soli in casa, l’uomo avrebbe provato a baciarla contro la sua volontà, proferendo frasi volgari e spogliandosi davanti a lei. La donna, sconvolta, ha successivamente denunciato l’episodio come un tentativo di violenza sessuale.
Ma il racconto non si ferma qui. La donna, ritornata alla caserma qualche giorno dopo per integrare la sua prima denuncia contro i vicini, avrebbe subito un secondo episodio simile. Il carabiniere, portandola in una stanza isolata, avrebbe nuovamente tentato di approfittarsi di lei. Fortunatamente, questa volta la donna è riuscita a difendersi e a fuggire.
Il Rinvio a Giudizio
Il giudice dell’udienza preliminare, Letizio Magliaro, ha deciso di rinviare a giudizio l’imputato, il quale dovrà rispondere di violenza sessuale aggravata dall’abuso dei poteri e dalla violazione dei doveri inerenti la sua funzione pubblica. La Procura inizialmente aveva richiesto l’archiviazione del caso, ma l’opposizione della vittima, ora rappresentata dall’avvocato Gino Moroni, ha portato alla fissazione del processo. I difensori dell’imputato, Davide Tassinari e Federico Fabbri, sottolineano l’innocenza del loro assistito, nonostante gli approfondimenti investigativi abbiano condotto alla decisione del processo.
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