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GUARDIA COSTIERA UNICA: MAGGIOR EFFICIENZA, MAGGIOR RISPARMIO. CON LA MARINA IN COMUNE SOLO LA DIVISA

La Marina Militare
è una Forza Armata con una lunga e prestigiosa storia al servizio della Patria,
articolata in squadra navale e Corpo delle Capitanerie di Porto. Quest’ultimo,
nato come corpo civile alle dipendenze dalla Forza Armata e col compito
fondamentale di garantire la sicurezza dei porti.

Col passare del
tempo – il prossimo anno ricorre il 150° anniversario dalla sua istituzione –
il Corpo è maturato in termini di professionalità. A questa maturazione è
seguito un aumento dei suoi compiti istituzionali, legati fondamentalmente alla
gestione e alla sicurezza dei porti e della navigazione, e, più in generale, a
tutte queste forme di iterazione delle attività umane col mare. Compititi di natura
prettamente civile, dunque, come dimostra la dipendenza gerarchica da più
Ministeri (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero per Politiche
Agricole, Alimentari e Forestali, Ministero degli Interni). Inoltre, con la
ratifica della Convenzione di Amburgo ’79, al Corpo è stato affidato anche il
compito, divenuto ormai la sua priorità, della salvaguardia della vita umana in
mare, ossia il soccorso. Per tale ragione nel 1989 è stata istituita la Guardia
Costiera, ossia il braccio operativo delle Capitanerie di porto.
Quanto detto
dimostra come il legame del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia Costiera
con la Marina Militare Italiana sia ormai limitato al solo fatto di operare sul
mare e  di indossare la medesima divisa.
Un rapporto più stretto, in termini di competenze, si è venuto invece ad
instaurare con altre forze di Polizia che lavorano sul mare (Reparti Navali di
Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, ecc…) così da creare molte
volte sovrapposizioni e “duplicazioni” di competenze, tanto è vero, solo per
fare un esempio, che per evitare ai diportisti di trascorrere le giornate di
relax al mare esibendo i documenti alle pattuglie dei vari corpi si è stati
costretti a ricorrere al “Bollino Blu”. Queste sovrapposizioni poi, oltre a
generare non poca “confusione”, determinano un accrescimento della spesa
pubblica.
A questo punto, il
problema non è più l’operazione “Mare Nostrum” – discutibilmente assegnata alla
Marina Militare – , né la motovedetta della Guardia Costiera ceduta alla Forza
Armata. Piuttosto sarebbe il caso di riflettere sulla possibilità di staccare
il Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera dalla Marina Militare,
accorpando in essa tutti i reparti nautici delle varie Forze di Polizia, così
da creare una Guardia Costiera Unica.
Un tale progetto
inciderebbe positivamente in termini di razionalizzazione della spesa
pubblica  – si calcola un risparmio di
circa un miliardo e mezzo di euro annuo – sia grazie al trasferimento dei mezzi
aeronavali e della logistica sotto un unico soggetto sia in seno alla gestione
delle risorse umane resosi disponibili. Suscita anzi qualche perplessità il
fatto che Carlo Cottarelli, Commissario alla Spending Reviw, nel suo piano aveva auspicato sinergie tra i corpi,
non abbia considerato la possibilità di un’unificazione dei Corpi di Polizia
operanti in mare. Senza poi dimenticare il non ultimo ddl di riforma sulla P.A.
presentato dal ministro Marianna Madia che vede l’accorpamento della Polizia
Penitenziaria e del Corpo Forestale sotto altre amministrazioni dello Stato ma che
ha incontrato una forte opposizione, come ogni volta che si pensa di toccare
l’organizzazione del personale impiegato nella sicurezza pubblica. Ancora una
volta l’interesse personale di qualche Ammiraglio, Generale e/o sigla sindacale
resta superiore all’interesse generale del Paese. Un Paese perennemente
ostaggio della supercasta.

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