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GLI INGLESI TEMONO LA GUIDA DEL CONTINGENTE ITALIA: “IN LIBIA SI RICORDANO ANCORA DEL FASCISMO”

Il forte contingente inglese pronto per essere schierato nel teatro libico contro lo Stato islamico resterà a casa. Il nuovo governo di unità dello Stato nordafricano ha rifiutato l’offerta dei paesi occidentali per seimila soldati pronti a partire. La conferma arriva dal Times. E’ quanto scrive Franco Iacch per il Giornale.it.

Il nuovo governo libico mediato dall’ONU, nonostante avesse sul tavolo tale opzione, ha preferito non formalizzare la richiesta. L’idea di inviare un forte contingente a guida italiana – scrivono dal Times – era in piedi da tempo e si riteneva diventasse operativa nell’immediato, ma il capo del governo di unità nazionale, Fayez al-Sarraj, ha preferito non richiedere il supporto occidentale per evitare ulteriori divisioni interne al paese già devastato dalla guerra civile.

L’obiettivo dei seimila soldati (mille inglesi appartenenti in prevalenza ai reparti speciali oltre ad italiani, tedeschi e francesi) sarebbe stato quello di contrastare il traffico di esseri umani ed addestrare le forze libiche. Il nuovo governo di Tripoli si è insediato nel paese due settimane fa.

Da rilevare che lo scorso primo aprile salutando il nuovo capo del governo a Tripoli, il presidente della commissione affari esteri Crispin Blunt disse che “sebbene il Regno Unito avesse un obbligo morale nel ripulire il paese dal pasticcio che aveva lasciato, qualsiasi distribuzione delle truppe apparirebbe come una forza d’invasione”.

Ma se avvenisse, gli inglesi vorrebbero che si ridefinisse il ruolo degli italiani a cui spetterebbe la guida della task force. Poche ore fa il colonnello Rupert Wieloch, ex comandante delle forze britanniche in Libia, palesando i problemi di un nuovo intervento straniero ha aggiunto: “potrebbe non essere saggio coinvolgere l’Italia, ex potenza coloniale, in qualsiasi operazione futura in Libia. Di questa missione se ne parla da mesi, ma gli italiani non godono di buona reputazione, i libici si ricordano ancora del regime fascista”.

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