Fusione tra SIM Marina e SIM Guardia Costiera
Come noto l’ultima Legge 28 aprile 2022, n. 46 “norme sull’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia a ordinamento militare” ha dato il via libera, dopo circa 75 anni di diritti compressi, alla libertà di riunirsi in Associazioni sindacali anche per i lavoratori in uniforme. Certamente un provvedimento epocale, grazie alla tenacia di quei pochi che da sempre hanno creduto nonostante le contrarietà di una parte dei vertici militari e politici. I meglio informati sapranno che grazie alla sentenza CEDU prima ed a quella dalla Suprema Corte costituzionale dopo, già del 2018, il Parlamento è dovuto necessariamente arrivare dunque all’approvazione di questa legge, che però per taluni punti appare ancora indigesta ed a tratti iniqua per quasi tutti gli operatori del Comparto Difesa, con evidente sperequazione rispetto alla Legge 121/1981, che da decenni è invece un riferimento per i Corpi Armati ad ordinamento civile dello Stato.
Tra le altre palesi contraddizioni della recente Legge 46/22, va senz’altro ricordata quella che ha toccato i militari del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. Difatti, tale Corpo, pur avendo una consistenza numerica pari a circa 1/3 della totalità della Marina Militare, pur avendo una piena autonomia di gestione attuata dalla legge n.84/1994 con l’istituzione del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto e pur dipendendo funzionalmente direttamente dal Dicastero delle Infrastrutture e trasporti, sui cui capitoli di bilancio gravano pressoché tutti i costi del personale/dotazioni/mezzi/infrastrutture del Corpo, si è visto ingiustamente negare la possibilità di poter confrontarsi col proprio Ministro di riferimento, il quale è da sempre assente dai tavoli di concertazione/contrattazione.
E’ sì vero che l’art. 4 let. e) – limitazioni – della legge recita chiaramente che i sindacati debbano fare riferimento solo alla Forza Armata di appartenenza, ma sarebbe stato possibile concedere il debito riconoscimento della specificità del Corpo, per come già fissata e ribadita dall’art. 132 e seguenti del Codice Ordinamento Militare, in ragione proprio dei compiti, attribuzioni e capillare organizzazione territoriale.
Che vi sia unione d’intenti tra tutti gli appartenenti alla M.M. è scontato e naturale, condividendo valori essenziali e tradizioni storiche. La dimostrazione di ciò emerge anche dalla recente volontà delle due sigle sindacali – Sim Marina e dell’allora Sim Guardia Costiera – mirata al comune progetto aggregativo, all’unico fine di poter meglio e con più efficienza operare nell’interesse collettivo del personale militare rappresentato, facendo leva sui principi di massima coesione.
Si è così giunti alla fusione delle due sigle sotto la denominazione unica di SIM MARINA, per soddisfare le nuove e tassative disposizioni di legge. In tal modo, si è costruito un fulcro per tutti gli appartenenti alle c.d. “Forze Navali e Costiere”, con le loro particolarità complementari parimenti meritevoli di debita valorizzazione. Il 24 gennaio u.s., il nuovo SIM MARINA, ha dunque ottenuto il pieno riconoscimento di ciò, con la registrazione all’albo ministeriale, quale “Associazione professionale a carattere sindacale tra militari” (A.P.C.M.S.), risultando legittimata ad operare all’interno dell’intera Forza Armata. Ovviamente questo riconoscimento ha rafforzato ulteriormente l’impegno profuso dagli iscritti all’A. P.C.M.S. SIM MARINA, che si fonda sulla partecipazione volontaria, democratica, elettiva e senza vincoli gerarchici tra tutti gli aderenti. Adesso la legge c’è (pur se non perfetta), l’Associazione sindacale riconosciuta anche: spetta pertanto solo personale militare dare sostegno alle idee, dimostrando la necessaria maturità e professionalità per farsi rappresentare degnamente per la tutela dei propri diritti/doveri et ventis adversis.
Cav. Donato Angelini
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