Forze dell’Ordine, persa una generazione: all’organico mancano 10mila agenti
Girolamo Lacquaniti, portavoce dell’Associazione funzionari di polizia la definisce la «Tempesta perfetta». Ossia il risultato di un combinato disposto che ha portato tutte le forze di polizia ad avere sempre meno risorse umane, che non potranno essere compensate con nuove assunzioni, e un’età media altissima, destinata a crescere ancora. Mentre per i prossimi anni sono previsti migliaia di pensionamenti e i nuovi ingressi sono sempre limitati. Con la conseguenza che, soprattutto nelle grandi città, è sempre più difficile garantire il controllo del territorio.
I NUMERI
Nel 2008, gli uomini in campo tra polizia, carabinieri e Guardia di Finanza erano 280mila, nel 2020 265mila, con una diminuzione del 5,4%. I poliziotti erano 106.057 e sono diventati 97.583 (- 8%) i militati della Finanza erano 65.323 e sono diventati 59.623 (-5,8%), mentre i carabinieri erano in tutto 110.822 e sono diventati 107.838 (-2,7%). Una flessione, quella dell’Arma, che apparentemente sembra inferiore. Ma il dato trova spiegazione nel fatto che, nel 2016, è stato disposto l’assorbimento del Corpo forestale, con 7.177 unità provenienti che ha decisamente contenuto la riduzione della forza effettiva dei carabinieri. Ma quest’anno in 3mila andranno via.
L’ETÀ
A rendere tutto più complicato è l’età media degli uomini e delle donne, perché se nel 2001 era di circa 33anni, nel 2008 era di 40 anni e nel 2020 ha superato i 45. In polizia ha raggiunto i 46 anni, con un aumento del 12,6%, tra i finanzieri i 45,3 anni, con una crescita dell’11,5%, e tra i carabinieri i 44,6, con un invecchiamento del 10,5%. Dall’inizio del secolo, l’incremento dell’età media delle forze dell’ordine è stato di quasi 12 anni. Un dato impressione persino se paragonato all’andamento generale della pubblica amministrazione: nello stesso periodo i dipendenti pubblici sono “invecchiati” di circa 6 anni, e gli italiani, nel loro complesso, “solo” di 4.
«È il risultato di una serie di scelte devastanti», dice Lacquaniti: «In primo luogo c’è stato il blocco del turnover del 2011. Quando il governo Monti, per far fronte alla crisi del 2011, ha fermato tutte le assunzioni e non è stata prevista la sostituzione di chi andava in pensione. E per questo motivo l’età media è cresciuta, oggi sta andando via un’intera generazione. E l’età media raggiunge quasi i 50 anni. Il turnover è ripartito al 100% solo nel 2016». Ma per il funzionario non è questa l’unica causa.
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Anche la riforma Madia ha avuto un peso: «Nel 2015, in un’ottica di risparmio, sono stati cristallizzati gli organici già di per sé inadeguati, che oggi non riusciamo a coprire neppure con le nuove assunzioni, che sono circa 3mila l’anno. La pianta organica, nel 2022, prevedeva 109.332 poliziotti, eravamo 98.644. Ma, facendo i calcoli nel 2027, saranno previste in servizio 108.303 persone. Tra il 2023 e il 2024 sono previsti circa 4mila pensionamenti, che arriveranno a 30mila nei prossimi sette anni». Ed è stata sempre una decisione del passato a far sì che il gap non possa essere colmato neppure con le scuole a pieno organico. Perché non ci sono gli spazi. «Le nostre scuole – continua Lacquaniti – sfornano allievi a getto continuo, ma le cartolarizzazioni degli edifici, fatta da Tremonti, ha determinato il fatto che rispetto al passato possiamo formare meno agenti. Le nostre proiezioni ci indicano almeno altri due anni di sofferenza dal punto di vista delle risorse umane».
LE SOLUZIONI
Secondo Lacquaniti è in primo luogo fondamentale il contributo degli enti che organizzano eventi per i quali è richiesto l’impegno delle forze di polizia: «Ad esempio – spiega – è indispensabile che le società di calcio continuino a investire negli steward. Gli organizzatori devono occuparsi di tutta la parte che riguarda la safety, mentre la security è compito delle forze dell’ordine».
Ma per ovviare alle forti carenze Lacquaniti pensa anche a soluzioni più incisive almeno per quanto riguarda la polizia: «Bisogna puntare sull’informatizzazione e l’automatizzazione delle attività burocratiche. Banalmente, l’emergenza passaporti, che riguarda tutte le province d’Italia. E lo stesso vale per i permessi di soggiorno agli stranieri». E aggiunge: «Poi puntare sugli investimenti della telesorveglianza. Dal momento gli uomini, dobbiamo ovviare con sistemi di controllo a distanza, magari superando le legittime resistenze del Garante della privacy. È normale che l’Authority guardi con attenzione alla raccolta e alla conservazione dei dati, però è chiaro che una maggiore fluidità e maggiore facilità di accesso possa essere di aiuto anche al settore investigativo e della prevenzione».
E le prospettive sono tutt’altro che rosee. «Per i prossimi due anni dovremo far fronte a queste carenze di organico – aggiunge il funzionario di polizia – è opportuno che il governo consenta e finanzi un maggiore ricorso agli straordinari incentivando chi dovrà lavorare di più e chi dovrà lavorare in contesti operativi».
intervista rilasciata al Messaggero.it
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