Fincantieri vira verso la Difesa: meno crociere, più navi da guerra. “20 miliardi dalla corsa agli armamenti europei”
Difesa, la nuova rotta di Fincantieri
Il colosso italiano della cantieristica Fincantieri ha tracciato una rotta chiara: il futuro è nella difesa navale. L’amministratore delegato Pierroberto Folgiero, in un’intervista rilasciata a Bloomberg, ha dichiarato che l’azienda mira a intercettare almeno 20 miliardi di euro dai piani europei per il riarmo, facendo leva sulla massiccia impennata della spesa militare continentale e globale.
“Possiamo facilmente aumentare la capacità militare e riallocare quella civile all’interno del nostro vasto sistema”, ha affermato Folgiero, evidenziando il vantaggio competitivo dell’azienda nel contesto internazionale.
L’industria militare cresce, la crocieristica rallenta
La divisione navi militari di Fincantieri dovrebbe aumentare il proprio peso sul fatturato del gruppo dal 20% del 2024 al 30% nel 2027. Al contrario, il segmento delle navi da crociera – oggi al 44% – scenderà al 35% nello stesso arco temporale.
Questa rimodulazione riflette le dinamiche di mercato: la domanda globale di crociere è sì in crescita (da 4,8 milioni di tonnellate nel 2023 a 6,6 milioni nel 2024, pari a 67 navi), ma ancora lontana dal picco pre-Covid di 9,5 milioni di tonnellate nel 2019.
Contratti milionari e alleanze strategiche
Il piano di Fincantieri si fonda su commesse concrete e accordi internazionali. Solo pochi giorni fa è arrivato un contratto da 700 milioni di euro dalla Marina Militare Italiana per la costruzione di due PPA (pattugliatori polivalenti d’altura), da consegnare entro il 2029-2030. Le nuove unità andranno a sostituire quelle originariamente destinate all’Indonesia.
In parallelo, proseguono i lavori per le fregate Fremm, e a febbraio 2024 è stato siglato un accordo da mezzo miliardo di euro con il governo degli Emirati Arabi Uniti per il supporto alla flotta. Inoltre, è stato lanciato un partenariato strategico con l’Arabia Saudita.
Fincantieri punta anche sulla US Navy
Le ambizioni vanno ben oltre i confini europei. Fincantieri Marine Group, la controllata americana con sede in Wisconsin, è tra i principali candidati per partecipare al piano della United States Navy per aggiungere 100 nuove navi in 30 anni. Il gruppo opera attraverso tre cantieri navali statunitensi:
- Fincantieri Marinette Marine
- Fincantieri Bay Shipbuilding
- Fincantieri Ace Marine
Con 3.000 dipendenti sul territorio americano, la presenza oltreoceano è ormai una colonna portante della strategia internazionale.
Sottomarini, acciaio e delocalizzazioni mirate
Dal 2022 ad oggi, Fincantieri ha quintuplicato il proprio valore in Borsa, segno di un mercato che crede nella virata verso la difesa. Folgiero ha dichiarato che l’obiettivo è portare a 800 milioni di euro il margine della nuova divisione sottomarina, recentemente lanciata e destinata a rappresentare quasi il 10% del fatturato.
In parallelo, il gruppo studia un possibile riassetto organizzativo:
- L’Italia manterrà la leadership nella produzione e assemblaggio delle navi militari.
- La Romania sarà rafforzata nella fabbricazione dell’acciaio per le crociere.
- Il sito vietnamita di Vung Tau assorbirà la produzione di navi specializzate a volumi elevati, grazie ai suoi costi favorevoli.
Restano centrali gli stabilimenti italiani di Monfalcone, Marghera, Ancona e Genova per l’allestimento finale delle navi da crociera.
Verso una Fincantieri “core military”
In un’Europa in piena corsa al riarmo, le aziende strategiche che sapranno scalare industrialmente i piani di investimento militare saranno determinanti. Fincantieri intende diventare l’avanguardia navale europea, in sinergia con il sistema-Italia e forte del supporto pubblico tramite Cdp Equity.
L’industria della difesa non è più un settore di nicchia: è l’asse su cui si costruiscono nuovi equilibri geopolitici e industriali.
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