FINANZIERE SI UCCIDE CON UN COLPO DI PISTOLA
PISTOIA.
L’ex comandante della sezione operativa della Guardia di Finanza di
Montecatini, da poco meno di un anno in servizio a Firenze, Carlo
Cappellini, 53 anni, sposato, con figli, si è tolto la vita poco prima
delle 8 di stamattina, giovedì 10 dicembre, nel parcheggio riservato alle
Fiamme gialle antistante il comando provinciale di Pistoia, dove si è diretto
invece di raggiungere, come sempre faceva, il parcheggio della stazione ferroviaria,
dove era solito lasciare la sua auto prima di prendere il treno per andare al
lavoro.
L’ex comandante della sezione operativa della Guardia di Finanza di
Montecatini, da poco meno di un anno in servizio a Firenze, Carlo
Cappellini, 53 anni, sposato, con figli, si è tolto la vita poco prima
delle 8 di stamattina, giovedì 10 dicembre, nel parcheggio riservato alle
Fiamme gialle antistante il comando provinciale di Pistoia, dove si è diretto
invece di raggiungere, come sempre faceva, il parcheggio della stazione ferroviaria,
dove era solito lasciare la sua auto prima di prendere il treno per andare al
lavoro.
Il
luogotenente, come detto, dallo scorso gennaio, dopo vent’anni di servizio
investigativo a Montecatini, era in forza al Centro addestramento e studi di
Firenze, dove era stato trasferito al termine del suo rientro da un periodo di
aspettativa per malattia a causa di uno stato di forte stress, che,
evidentemente, in questi ultimi mesi, non si era attenuato.
luogotenente, come detto, dallo scorso gennaio, dopo vent’anni di servizio
investigativo a Montecatini, era in forza al Centro addestramento e studi di
Firenze, dove era stato trasferito al termine del suo rientro da un periodo di
aspettativa per malattia a causa di uno stato di forte stress, che,
evidentemente, in questi ultimi mesi, non si era attenuato.
Una
volta fermata la sua auto proprio davanti al Comando provinciale di via
dell’Annona, il finanziere avrebbe inviato un messaggio alla moglie per
chiedere scusa per quello che stava per fare. Niente, quando, dopo aver fatto
colazione con la famiglia, aveva salutato tutti per andare al lavoro, avrebbe
fatto presagire la tragedia che di lì a poco si sarebbe consumata. Nessun
segnale neppure nei giorni scorsi era trapelato del profondo malessere che
evidentemente affliggeva il luogotenente.
volta fermata la sua auto proprio davanti al Comando provinciale di via
dell’Annona, il finanziere avrebbe inviato un messaggio alla moglie per
chiedere scusa per quello che stava per fare. Niente, quando, dopo aver fatto
colazione con la famiglia, aveva salutato tutti per andare al lavoro, avrebbe
fatto presagire la tragedia che di lì a poco si sarebbe consumata. Nessun
segnale neppure nei giorni scorsi era trapelato del profondo malessere che
evidentemente affliggeva il luogotenente.
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Scattato
l’allarme per quello che era successo, il 118 ha inviato sul posto un’ambulanza
della Croce verde e l’automedica, ma per il luogotenente Carlo Cappellini non
c’era più niente da fare. E’ stata informata la procura della
Repubblica che ha comunque disposto quasi subito la rimozione della salma visto
che, anche grazie alle immagini della videosorveglianza della vicina caserma è
stato possibile vedere l’assoluta mancanza di altre persone vicine all’auto
quando c’è stato lo sparo.
l’allarme per quello che era successo, il 118 ha inviato sul posto un’ambulanza
della Croce verde e l’automedica, ma per il luogotenente Carlo Cappellini non
c’era più niente da fare. E’ stata informata la procura della
Repubblica che ha comunque disposto quasi subito la rimozione della salma visto
che, anche grazie alle immagini della videosorveglianza della vicina caserma è
stato possibile vedere l’assoluta mancanza di altre persone vicine all’auto
quando c’è stato lo sparo.
Secondo
quanto ricostruito dalla polizia, che si sta occupando delle indagini, Carlo
Cappellini è arrivato con la propria auto nel parcheggio in via dell’Annona
intorno alle sette e quarantacinque, per poi togliersi la vita con un colpo
della sua pistola d’ordinanza alla tempia. Comunque, il pm di turno, Luciano
Padula, ha disposto l’autopsia sulla salma.
quanto ricostruito dalla polizia, che si sta occupando delle indagini, Carlo
Cappellini è arrivato con la propria auto nel parcheggio in via dell’Annona
intorno alle sette e quarantacinque, per poi togliersi la vita con un colpo
della sua pistola d’ordinanza alla tempia. Comunque, il pm di turno, Luciano
Padula, ha disposto l’autopsia sulla salma.
“Siamo
profondamente costernati da quanto accaduto. Un gesto inspiegabile e per noi
senza alcuna motivazione visto che peraltro il luogotenente non ha lasciato
neppure messaggi – ha detto il comandante provinciale della Guardia di
Finanza, il colonnello Ciro Natale – Siamo vicinissimi alla famiglia e abbiamo
attivato tutti i supporti possibili, sia psicologici che religiosi, per non
lasciare soli i familiari in questo momento così triste e difficile”.
profondamente costernati da quanto accaduto. Un gesto inspiegabile e per noi
senza alcuna motivazione visto che peraltro il luogotenente non ha lasciato
neppure messaggi – ha detto il comandante provinciale della Guardia di
Finanza, il colonnello Ciro Natale – Siamo vicinissimi alla famiglia e abbiamo
attivato tutti i supporti possibili, sia psicologici che religiosi, per non
lasciare soli i familiari in questo momento così triste e difficile”.
Tra i
colleghi la notizia della tragedia è piombata nel corso della mattinata come un
fulmine a ciel sereno. E anche tra coloro che in procura avevano avuto modo di
lavorare a stretto contatto con lui durante i vent’anni in cui Carlo Cappellini
era stato la spina dorsale del reparto investigativo montecatinese. Tra le
ultime indagini che lo avevano visto protagonista, l’operazione
“Accordo”, che aveva portato alla luce un giro di false fatture per
almeno 12 milioni di euro, facendo scattare le manette per uno
pseudoimprenditore e la sospensione per tre commercialisti che all’uomo
commissionavano i documenti contabili per far pagare meno tasse alle aziende
loro clienti.
colleghi la notizia della tragedia è piombata nel corso della mattinata come un
fulmine a ciel sereno. E anche tra coloro che in procura avevano avuto modo di
lavorare a stretto contatto con lui durante i vent’anni in cui Carlo Cappellini
era stato la spina dorsale del reparto investigativo montecatinese. Tra le
ultime indagini che lo avevano visto protagonista, l’operazione
“Accordo”, che aveva portato alla luce un giro di false fatture per
almeno 12 milioni di euro, facendo scattare le manette per uno
pseudoimprenditore e la sospensione per tre commercialisti che all’uomo
commissionavano i documenti contabili per far pagare meno tasse alle aziende
loro clienti.
“Se
fossimo tutti come lui, se lavorassimo tutti con l’impegno, con la dedizione
che Carlo metteva in ciò che faceva, fuori ci sarebbe senz’altro meno
delinquenza” ricorda un collega. “Non sono parole di circostanza –
gli fa eco un altro – Era professionalmente bravissimo, competente come pochi
qua a Pistoia, mai messo in discussione. E bravissimo era anche nella vita, nei
rapporti umani: amato da tutti e stimato da tutti, anche da coloro che da lui
si trovavano ad essere indagati e a cui non mancava mai di rispetto anche se si
trovavano dall’altra parte”.
fossimo tutti come lui, se lavorassimo tutti con l’impegno, con la dedizione
che Carlo metteva in ciò che faceva, fuori ci sarebbe senz’altro meno
delinquenza” ricorda un collega. “Non sono parole di circostanza –
gli fa eco un altro – Era professionalmente bravissimo, competente come pochi
qua a Pistoia, mai messo in discussione. E bravissimo era anche nella vita, nei
rapporti umani: amato da tutti e stimato da tutti, anche da coloro che da lui
si trovavano ad essere indagati e a cui non mancava mai di rispetto anche se si
trovavano dall’altra parte”.
Un
altro collega delle Fiamme gialle ricorda quei sabati, quelle domeniche
altro collega delle Fiamme gialle ricorda quei sabati, quelle domeniche
in cui
lo trovava al lavoro fino a sera: “Era dedito al lavoro in modo
impressionante. Forse anche troppo dal punto di vista della salute. Stava lì a
testa bassa, nonostante i suoi trent’anni di servizio, lo dovevi obbligare a
smettere”.
lo trovava al lavoro fino a sera: “Era dedito al lavoro in modo
impressionante. Forse anche troppo dal punto di vista della salute. Stava lì a
testa bassa, nonostante i suoi trent’anni di servizio, lo dovevi obbligare a
smettere”.