FINANZIERE SI TOGLIE LA VITA IN CASERMA
Un colpo di pistola in testa. È morto così un investigatore di punta della Guardia di finanza. Il suo nome è Marco Federici, 46 anni, maresciallo aiutante, originario di Viterbo, in forza al Gico (Gruppo investigativo criminalità organizzata) del nucleo di Polizia tributaria di via Giulia. Il corpo senza vita è stato trovato ieri mattina dai colleghi in una sala riunioni. Era riverso sul pavimento in una pozza di sangue. Aveva ancora in mano la sua pistola d’ordinanza, una Beretta 93s. I colleghi sono rimasti sgomenti. Perché nulla lasciava supporre un’azione di questo tipo.
L’altra sera il maresciallo Federici era rimasto nel suo ufficio al secondo piano fino a tardi, dove poi ha aspettato che i colleghi lasciassero la caserma. Nessuno si è meravigliato perché lo aveva fatto già molte volte, trattenendosi per svolgere indagini difficili e complesse sulla droga e sul traffico d’armi, come quella che nel 2012 aveva portato al sequestro di 200 chili di hashish. Federici ha atteso mezzanotte, poi è andato in una sala riunioni al secondo piano, chiudendo la porta. Lì ha estratto l’arma e ha premuto il grilletto. Nessuno ha sentito il fragore del colpo di pistola. In quel momento la caserma era quasi deserta. C’era solo il piantone all’ingresso, due piani più sotto e la porta della sala riunioni era chiusa.
«Il maresciallo Federici era un punto di riferimento per i colleghi, un investigatore di grande esperienza e professionalità», dice con la voce rotta dall’emozione il comandante provinciale generale Giovanni Padula. Ripete: «Era un sottufficiale di alto livello. Nel suo difficile lavoro era uno tra i migliori e per questo operava in un reparto di eccellenza della Tributaria, il Gico (ndr, gruppo investigativo criminalità organizzata). Comunque non lasceremo la famiglia da sola di fronte a questa tragedia».
L’allarme è scattato attorno alle 8.30. Sul posto è giunta dopo pochi minuti l’ambulanza del 118. Ma il medico non ha potuto fare altro che constatare il decesso del militare. Poi sono arrivati i poliziotti della Scientifica per i rilievi di legge e il medico legale. In seguito è stato avvisato il pm di turno. Nessun biglietto, nessun messaggio che spiegasse il perché è stato trovato dagli amici e dai colleghi. I finanzieri hanno a lungo controllato l’ufficio di Federici esaminando il contenuto dei cassetti della sua scrivania e sfogliando le agende. Ma nulla è emerso. C’è solo un’ipotesi detta a mezza voce da qualche collega. Che dietro all’estremo gesto del maresciallo ci sia stata una difficile situazione economica personale riguardo alla quale, però, non aveva mai fatto trapelare nulla. (Il Piccolo)