FIGLIO DEL CARABINIERE EROE SCRIVE ALLA PROF DI TORINO: “RIFLETTA SULLE PAROLE UCCIDONO PIÙ DEI PROIETTILI”
Questa è la lettera che Michele Fezzuoglio, figlio di Donato, il carabiniere rimasto ucciso il 30 gennaio 2006 a Umbertide mentre cercava di sventare una rapina, ha indirizzato alla professoressa ripresa dalle telecamere mentre urlava «vigliacchi» ai poliziotti durante una manifestazione di Casapound. La lettera ha fatto il giro dei social ed è stata ripresa da molti giornali.
“Buonasera prof, mi chiamo Michele, non le nascondo che sono un po’ arrabbiato con lei. Oggi le faccio conoscere qualcosa di me e del posto dove vivo. Mi stringa forte la mano, ci troviamo ad Umbertide esattamente in via Andreani, si guardi intorno, osservi com’è tranquilla la cittadina. 12 anni fa alla sua destra c’era una banca, scattò l’allarme per rapina, arrivò la pattuglia del 112, i due carabinieri corsero in aiuto a cittadini in pericolo. Alcuni rapinatori rimasti fuori spararono alle spalle di papà e morì. Mi stringa la mano e si guardi intorno, li c’è una targa con delle corone, li invece una fioriera voluta da tanta gente di cuore con disegnato il tricolore.
Venga andiamo in via xxxxxxx, in questa casa ci abito con la mamma, la osservi, sopra quel mobile c’è un berretto, lo stesso che era sopra la bara avvolta nel tricolore il giorno del funerale di mio padre, guardi quante foto, attestati ed encomi, sono tutti di mio padre, li ha ricevuti sia in vita che dopo. Senta anche che silenzio, se ci fosse stato papà sarebbe stata una casa rumorosa, avrei avuto un fratello o una sorella o entrambi. Venga prof, le faccio vedere dove dormiva mio padre, il suo armadio, le sue cose. Guardi queste scatole, sono piene di lettere, scritte da tanti Italiani per dimostrare affetto a mio padre, all’Arma dei Carabinieri alla mia famiglia, ma soprattutto a me che allora avevo solo 6 mesi.
Ora la porto nella mia seconda casa. Ci dobbiamo spostare di qualche chilometro, nella zona dove abitano i miei nonni materni. Mio padre diceva che in quei posti c’era pace. Intanto lei osservi quanto è bella la mia Umbria. Siamo arrivati, si é resa conto che siamo in un cimitero? Eccola la mia seconda casa. Ora le racconto alcuni episodi, avevo 4 anni e mezzo quando ho imparato a leggere i nomi scritti in stampatello sulle lapidi dei defunti. Qui sono arrivato in bici per mostrarla a mio padre, ancora, le dirò di quando sono entrato con 2 papere, con il cane, ho portato disegni e oltre i fiori porto regali. Prof ora le chiedo di poggiare la sua mano su questa tomba, pensi il freddo delle mie labbra quando bacio papà. Quante cose avrei da raccontarle prof, faccio tanti chilometri in giro per l’Italia per parlare di lui, faccio tanto fatica a scuola quando in alcuni periodi sento di più la sua assenza, fortuna i suoi colleghi insegnanti capiscono quell’alunno che a volte si distrae per non piangere o che ride per soffocare un brutto pensiero.
Basta prof, la lascio tornare a casa, nel tragitto rifletta della lezione noiosa. Quando è arrivata guardi negli occhi suo padre e lo abbracci….Intanto io scrivo al Ministro, non per farla punire, ma per darle dei consigli. Vorrei mai più manifestazioni che incitano violenza, chi parla dovrebbe evitare parole che uccidono quanto quel proiettile di kalashnikov sparato alle spalle di quel carabiniere che per me voleva un mondo a colori…. Arrivederci prof…Buon rientro.”