ESERCITO, L’AMMINISTRAZIONE SBAGLIA: I MILITARI DEVONO RIFARE IL 730 A PROPRIE SPESE
Pensavamo fosse una storia morta e sepolta. Archiviata. Per certi versi dimenticata. Invece, come il buon Nietzsche insegna: la vita è un eterno ritorno dell’uguale. Gli avvenimenti sono destinati a reiterarsi e a ripetersi nel tempo senza soluzione di continuità e senza che noi possiamo fare nulla per modificarli.
E invece questa volta avevamo fatto. E tanto. Ma la “questione stipendiale” dei 1o C.le Magg. torna prepotente e senza via d’uscita, un po’ come un gatto che si morde la coda.
Ai suddetti caporali, inclusi nell’aliquota d’avanzamento al grado di CMS del 31 dicembre 2014, promossi con Decreto Dirigenziale n. MD MIL REG2017/0441343 del 31 luglio 2017, sono stati accreditati gli arretrati (percepiti nel mese di dicembre 2017) in maniera erronea, applicando una tassazione ordinaria – tassazione massima del 38% circa – invece della tassazione separata – tassazione al 24% circa – spettante loro in base a quanto sancito dall’art.17 del TUIR (DPR n. 917 del 22 dicembre 1986).
Tutto ciò ha determinato che gli arretrati relativi agli anni precedenti, 2015/2016, abbiano fatto cumulo sul reddito imponibile dell’anno 2017 (sappiamo benissimo che gli arretrati relativi agli anni precedenti non devono fare reddito) determinando uno sforamento della fascia di reddito di appartenenza e trovandosi, in fase di conguaglio (febbraio/marzo 2018), a vedersi privati di tutto o parte del bonus fiscale, pari a €960,00 stabilito nell’Art. 1 del D.L. n. 66/2017.
Molteplici sono state le segnalazioni che il personale non ha mancato di segnalare al CUSE, al fine di recuperare non solo il bonus fiscale ma anche il conguaglio a credito, erroneamente sottratto. Il CUSE ha replicato in maniera professionale: «Si informa che questo Centro ha provveduto a rettificare la Certificazione Unica 2018, modificando la tassazione relativa agli emolumenti riguardanti gli anni precedenti».
Una risposta chiara, limpida le cui conseguenze avrebbero dovuto essere tempestive. Neanche per sogno!
A distanza di sei mesi, la situazione si è evoluta in maniera pasticciata. Confusa. “Alla carlona”, per utilizzare un’espressione calzante. Solo alcuni CUD sono stati rifatti, e nuovamente in modo sbagliato, mentre gli altri non sono stati neppure visionati e modificati.
Al di là delle facili deduzioni, lo stato dell’arte è uno e uno solo: al personale è stato “sottratto” l’equivalente di €1400,00 a causa di un errore, svista, disattenzione, superficialità, chiamatela come preferite, da parte di coloro i quali operano all’interno di un sistema lacunoso, di una “gerarchia informatica” mal gestita, di un Centro Stipendiale Esercito che brancola nel buio, sommerso da dati, cifre e numeri all’interno dei quali, evidentemente, non riesce a raccapezzarsi. E dal momento che “piove sempre sul bagnato”, qualche giorno fa il CUSE ha imposto al personale di pagare di tasca propria la modifica al 730 frutto, ancora una volta, di un errore informatico. Delle due l’una: o il sistema informatico prodotto dalla Datamat, che nell’ultimo periodo ha emesso tre CUD l’uno più inadeguato dell’altro, fa acqua da tutte le parti e quindi andrebbe rivisto o cambiato del tutto; oppure, alla luce dei fatti, si insinua nelle nostre menti il tarlo del sospetto: Il CUSE fa gli interessi del proprio personale oppure no? E l’azienda informatica, che interesse ha nel reiterare l’errore?
Alcuni sostengono che spesso due più due non fa quattro dal momento che bisogna tenere conto delle variabili. Noi invece siamo fermi sostenitori dell’inconfutabilità dei numeri e diciamo che, sì, la matematica difficilmente sbaglia. E lo diciamo basandoci su un assunto. La Datamat è una società operante, tra le altre cose, nel settore della logistica. Appartenente al Gruppo Finmeccanica, nel 2011 è passata sotto l’egida di SELEX Elsag S.P.A. che, dopo varie vicissitudini, nel 2016 è confluita nuovamente in Finmeccanica che ora ha assunto il nome Leonardo, azienda attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, che controlla e gestisce, indirettamente, Datamat. L’Ad di Leonardo è una vecchia conoscenza del panorama finanziario italiano: Alessandro Profumo. Già presidente di Monte dei Paschi di Siena e trascinato nello scandalo dei derivati Santorini e Alexandria, operazioni finanziarie strutturate con Deutsche Bank e con Nomura.
Coincidenze? Cattivi pensieri? Eccesso di paranoia?
Lungi da noi vivisezionare le vicende private e pubbliche di Profumo nella misura in cui queste non ledano gli interessi del personale che chiede solo di avere ciò che gli spetta.
Pertanto, chiediamo al Ministro Trenta di spiegarci come mai ci si ostina ad elargire denaro per sovvenzionare un sistema informatico fallace nel tentativo che questi comunichi con altri due sistemi informatici senza ottenere alcun risultato, sebbene il codice sia lo stesso ma la resa differente?
Ci auguriamo che l’annosa vicenda si risolva al più presto possibile e che il personale non debba ricorrere alla Magistratura per vedersi salvaguardati i propri diritti.