“Esercito forte se con famiglie unite”: il monito del TAR all’Amministrazione. Annullata decisione dello Stato Maggiore
Un Caporal Maggiore dell’Esercito italiano ha esposto al TAR della Regione Sicilia di essere di stanza presso la Sezione Rifornimenti e Mantenimento di Palermo (SERIMAT). L’assegnazione al distaccamento di Palermo è stata disposta dal Comandi dell’Esercito per consentire il ricongiungimento con il proprio nucleo familiare, costituito dalla moglie e dal figlio minorenne.
Tuttavia il rapporto di coniugio tra il ricorrente e la moglie è entrato in crisi, tanto da condurre al divorzio dei coniugi. Nel mentre il Caporal Maggiore ha avviato una relazione con un’altra donna, anch’ella dipendente militare delle FF.AA., con cui si è unito in matrimonio dopo il divorzio dalla prima moglie e dalla quale ha avuto un secondo genito.
Il Caporal Maggiore, avendo la necessità di rimanere presso il distaccamento di Palermo in modo da assolvere ai suoi doveri di padre verso il primo figlio (affidato congiuntamente ad entrambi i genitori dopo lo scioglimento del primo matrimonio) ed essendo al contempo tenuto ad assolvere ai medesimi incombenti nei confronti della seconda moglie e del secondo genito anch’egli minorenne, ha presentato congiuntamente alla seconda moglie, un’ulteriore richiesta di ricongiungimento familiare per ottenere il trasferimento a Palermo anche della seconda moglie, di stanza a Messina.
Le decisioni dell’Amministrazione e i ricorsi del militare
Il Comando Esercito ha, però, proposto però al Caporal Maggiore il suo trasferimento da Palermo a Messina, non potendo accogliere la richiesta di trasferimento della seconda moglie a causa della mancanza di posizioni lavorative corrispondenti alla qualifica della medesima nella pianta organica di Palermo.
La decisione del TAR Sicilia
Nella sentenza, il TAR richiama una nota del Dipartimento Impiego del Personale dell’Esercito del 2014, in cui si afferma che “Una famiglia forte permetterà di avere un soldato forte e motivato, garantendo di conseguenza un Esercito forte. E’ pertanto interesse primario dell’Istituzione che ogni militare, di qualunque grado o funzione, sia costantemente supportato anche nella sua sfera più intima e personale qual è, in primis, quella familiare. La famiglia, infatti, va intesa quale cardine della stabilità emotiva e morale del militare in un sistema di vita sempre più complesso”. Con queste parole della stessa Amministrazione Militare citate nella sentenza, il TAR Sicilia ha sapientemente ricordato all’Esercito che la tutela della vita familiare dei militari non può essere disgiunta dall’efficienza dell’Istituzione, poiché soldati con serenità affettiva sono anche soldati migliori.
Facendo leva sull'”interesse primario dell’Istituzione” di garantire il supporto alla vita familiare dei militari, il TAR Sicilia ha sgretolato il muro d’indifferenza frapposto dall’Esercito alle reiterate richieste del Caporal Maggiore.
Il TAR ha ritenuto che l’Amministrazione militare abbia l’obbligo, nel decidere su tali richieste, di bilanciare l’interesse organizzativo con l’interesse costituzionalmente garantito alla tutela dell’integrità della famiglia. Pertanto, prima di rigettare l’istanza di trasferimento, avrebbe dovuto verificare la possibilità di impiegare la donna in mansioni equivalenti presso la sede di Palermo, annullando così la decisione impugnata per difetto di adeguata motivazione.
La strada verso un Esercito dal volto umano è ancora in salita
Purtroppo, nonostante gli alti ideali di coesione e solidarietà spesso declamati, all’interno delle Forze Armate le esigenze della famiglia faticano ancora a trovare adeguata tutela, scontrandosi contro logiche burocratiche impermeabili alle fondamentali necessità affettive. Solo grazie all’intervento della magistratura amministrativa, a volte, i diritti dei singoli riescono faticosamente ad affermarsi, come in questo caso, contro le rigide strutture gerarchiche.
Affinché la piena conciliazione tra doveri militari e responsabilità familiari non rimanga solo sulla carta, è auspicabile un profondo cambiamento culturale da parte dell’Istituzione, che sappia coniugare virtuosamente disciplina ed empatia, etica del servizio e sensibilità umana. Perché è nella forza interiore del singolo che risiede la vera forza di un Esercito davvero moderno e motivato.
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